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Society: l’orrore come metafora politica e della vita
Society è il capolavoro, nonché opera d’esordio, di Brian Yuzna ed è ancora oggi un film attuale che racconta la lotta di classe combattuta quotidianamente.
Society – The horror è il primo film del regista Brian Yuzna, autore ormai diventato di culto assieme al collega Stuart Gordon, che lo ha realizzato nel 1989. Nonostante la pellicola compia 35 anni proprio quest’anno, i temi trattati non sono invecchiati per niente e, anzi, potrebbero benissimo essere presenti in un qualsiasi approfondimento sociopolitico che passa alla televisione o che possiamo leggere in qualche rivista.
Society – The horror, di cosa parla
Billy Whitney è un giovane ragazzo figlio di una coppia di ricchi americani. La loro è una delle famiglie più ricche del Paese e non sono semplicemente benestanti ma hanno autisti, cuochi e giardinieri di ogni sorta che lavorano per loro. Billy si sente però abbastanza estraneo alle regole della cosiddetta società e non sopporta tutti i ricevimenti, le cene eleganti e gli incontri altolocati a cui partecipa la sua famiglia.
Il tempo passa e Billy sospetta sempre di più che dietro alla grandiosità della sua famiglia ci sia invece del marcio. Sospetta infatti che ci sia un rapporto incestuoso tra sua sorella e i suoi genitori, sospetta che essi lo odino e che gli vogliano fare del male e proprio per questo motivo viene costretto da loro ad andare in terapia, ovviamente da uno psicologo loro amico di famiglia.
Gli insistenti dubbi del ragazzo lo porteranno a compiere delle indagini più approfondite e scoprirà così il vero orrore che si cela dietro alla benestante società di cui la sua famiglia fa parte.
Brian Yuzna e Stuart Gordon, chi sono?
Brian Yuzna (The Dentist, Re-Animator 2, Necronomicon) è un regista e produttore statunitense che si è specializzato nel new horror anni ’80, producendo una serie di film, alcuni dei quali diretti dall’amico Stuart Gordon (Re-Animator, From Beyond – Terrore dall’ignoto, Il pozzo e il pendolo), che nella maggior parte dei casi potrebbero rientrare nel sottogenere chiamato body horror.
Sempre con grandi difficoltà e con budget ridotti all’osso, i due registi hanno sempre portato avanti la loro idea di cinema e la loro poetica, correndo in molti casi il rischio di non essere apprezzati e di essere considerati “autori di cattivo gusto”, per via delle immagini spesso eccessive presenti nei loro film. Oggi sono diventati due registi di culto e si spera che sempre più persone si lancino alla scoperta di questo tipo di cinema tanto strano quanto affascinante.
Society: l’orrore come metafora politica
Society – The horror è indubbiamente un film politico. Come molti altri film del periodo, cito ad esempio Essi vivono (John Carpenter, 1988) o tutti i film sugli zombie di George A. Romero, anche Society utilizza il genere per fare una riflessione politica sulla nostra società e sulle ridicole e assurde leggi che la regolano.
La critica di Yuzna in questo caso è alle classi sociali che, nonostante decenni di lotte e di conquiste, sono li nell’ombra, pronte a emergere non appena che ne sia il bisogno. La famiglia del nostro protagonista, il giovane Billy, è una famiglia potente e influenza governi e istituzioni solamente grazie alla propria elevatissima ricchezza.
La metafora politica, rappresentata letteralmente negli assurdi ma incredibilmente eccezionali ultimi 20 minuti del film, è proprio quella delle classi agiate che, letteralmente, succhiano la vita e l’energia dai corpi dei più poveri. In questo modo loro prosperano e vivono nel lusso più estremo ma solamente grazie alle fatiche del popolo, il cui lavoro viene sfruttato e utilizzato dai più ricchi per fare la bella vita. Non appena dovesse rompersi questo rapporto classe dominante-classe dominata, anche la vita delle persone più benestanti non potrebbe più funzionare come lo è stato fino ad ora.
Il singolo individuo contro il potere
Come Chinatown (Roman Polanski, 1974) e I tre giorni del condor (Sydney Pollack, 1975), anche Society mostra quanto sia insignificante e impotente il singolo individuo di fronte al potere. La ricchezza stabilisce sempre chi ha la possibilità di detenere il comando e in questo caso Billy non è in grado di dimostrare le sue scoperte dato che il potere, la sua famiglia o la “Società”, riescono ad arrivare dove lui non potrà mai.
Billy è impotente e non può fare nulla proprio perché lui non è nessuno e gli altri sono invece qualcuno. Chi è ricco ha possibilità e opportunità che chi è povero non avrà mai ma nonostante questo è sempre chi sta più in basso nella piramide sociale che garantisce il potere a chi sta in cima. Il ricco prospera grazie al lavoro del povero e solamente con una presa di coscienza da parte del povero le cose possono cambiare. Solo nel finale del film questa presa di coscienza dà i suoi risultati che però svaniscono subito dato che Billy e i suoi amici sono si coscienti ma soli contro la “Società”.
L’elemento soprannaturale
“Avevi ragione figliuolo, ho proprio una faccia da culo” dice il padre di Billy mentre la sua faccia è in simbiosi con il sedere della figlia (o della moglie, la distinzione dei corpi per ovvi motivi non è sempre ben chiara). Yuzna e Gordon hanno sempre sostenuto che il genere horror per essere tale necessita dell’elemento soprannaturale.
In Society questo elemento, che esplode negli ultimi 20 minuti, è molto originale ed è fondamentale per rappresentare visivamente la metafora del ricco parassita che succhia l’energia vitale al povero. L’orgia finale in cui le parole d’ordine sembrano essere sesso e cannibalismo è ormai diventata un pezzo di storia del cinema. Gli effetti visivi di Screaming Mad George sono a dir poco straordinari.
In conclusione
Per concludere possiamo dire che Society è un film imprescindibile per chi volesse guardare un film di genere che abbia anche un sottotesto politico, ma non solo.
Visivamente eccezionale, politicamente aggressivo e trama originale sono tutte caratteristiche che appartengono a questo piccolo capolavoro di fine anni ’80. Da vedere a ogni costo.