Spring breakers, spring break forever

Raccontare una generazione e catturare la giovinezza è l’impresa titanica che si impone Harmony Korine con Spring Breakers.

Si sa, il cinema di Harmony Korine non va preso con superficialità. Korine lavora su più livelli metacinematografici e costruisce un mondo tutto suo, unico, grazie ad un modo di fare cinema fuori dal comune. Con un’estetica surreale che fa sognare gli occhi, il regista riesce sempre ad arrivare come uno tsunami e questo è ciò che è stato anche il suo impatto sul panorama cinematografico, perlopiù quello indipendente. Non sorprendetevi infatti se vedendo l’opera di Korine ritroverete un po’ del fresco premio oscar Sean Baker ad esempio.

Questo fu anche l’impatto che ebbe Spring Breakers quando uscì. Un film che fece discutere molto, diviso tra il pubblico. In molti lo hanno amato definendolo film avanguardista e capace di fotografare un momento storico mentre gran parte del pubblico lo ha anche odiato e criticato, non riuscendo a scavare fino alla critica sociale che fa il regista ma fermandosi solo all’apparente trash dell’estetica e della narrazione.

La trama

Candy, Britt, Cotty e Faith sono quattro amiche che si conoscono sin dall’asilo ed ore tutte e quattro studentesse del college. La vita collegiale però le schiaccia e non le appaga a pieno. Perciò appena arriva il periodo dello Spring break anche loro decidono di partire come tutti gli altri collegiali, statunitensi e non. Le ragazze però non hanno abbastanza soldi e dunque le prime tre decidono di inscenare una rapina ad un negozio con delle pistole d’acqua, riuscendo così a raggiungere la quota necessaria, partendo così tutte e quattro le ragazze per la Florida, per la loro vacanza memorabile.

Tra party diurni e notturni a base di sesso, balli, alcol e sostanze stupefacenti, le quattro vengono arrestate durante una di queste feste ma vengono presto fatte uscire da Alien, interpretato da un improbabile James Franco, un “gangster” di quartiere che, estasiato dalle Spring Breakers, decide di pagargli la cauzione. Una volta fuori, insieme ad Alien, la vacanza prenderà pieghe insospettabili.

Yolo

Spring Breakers è un affresco di ciò che sono stati i primi anni ’10 del 2000. Korine riesce di fatti a fotografare a pieno quella che è stata definita col tempo su internet la “Swag Era”, un periodo con un’estetica precisa, post Mtv. L’era del boom di Youtube e Facebook, la nascita vera e propria dei social e del dominio delle piattaforme sul mondo e sulle relazioni sociali. Un era fatta di nuovi ideali ben precisi, caratterizzata dalla fascinazione per lo stile di vita YOLO (You Only Live Once) che caratterizza la perdita totale di valori da parte della gioventù, in particolare della gioventù millenial e gen z. In questo senso già la prima scena è emblematica, piena di collegiali che festeggiano in spiaggia bevendo con ragazze seminude che twerkano sotto le note dubstep di Skrillex.

La vittoria del consumismo e di internet sul nostro stile di vita, modellando non solo il modo in cui percepiamo tutto ma anche i sogni a cui aspiriamo, sogni falsi però, imposti e mai realizzabili. Tutto ciò porta ad un nichilismo totale e una perdizione giovanile. Attraverso questi temi, esposti tramite un’estetica unica e la “liquid narrative” di Korine, Spring Breakers è una vera e propria decostruzione moderna del sogno americano che non avviene solo sotto le quattro ragazze e le scene di festa dello Spring break ma anche sotto il personaggio di Alien, un vero e proprio hustler, un uomo fatto da sé e partito dal nulla che ha raggiunto una ricchezza smisurata ma che non lo ha riempito affatto, rendendolo di fatto un personaggio ridicolo, un gangster da quattro soldi esaltato dalla figura di Tony Montana in Scarface e che vuole ripulirsi attraverso la musica rap.

Spring Break forever

Korine trasporta sullo schermo il totale disillusione giovanile che li porta all’autodistruzione in un circolo di abuso di sostanze ed esperienze portando ad un sovraccarico di emozioni che porta alla più totale apatia. Spring Breakers era vermaente avanti per il suo tempo e rimane ancora oggi un grande lavoro d’antropologia e studio dei suoi tempi. Già dalla scelta delle musiche e dal casting si può notare l’attenzione di Korine verso la realtà. Le quattro ragazze, infatti sono interpretate da Selenza Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson e Rachel Korine, tre di queste attrici esplose da giovani e messe subito sotto i riflettori, fenomeni da Disney Channel che esposto troppo precocemente alla fama hanno avuto un percorso simile a quelle delle quattro protagoniste del film, seppur meno estremizzato.

Attraverso un anti-estetica che ammicca sia a quell’immaginario Mtv e pop ma che allo stesso tempo lo distrugge, Korine racconta una fetta di realtà e della contemporaneità sperimentando e rendendo ciò che è commerciale pura follia creativa. Anticipando temi come la FOMO (Fear Of Missing Out) e cavalcando un’onda di fascinazione dei giovani verso un determinato lifestyle di eccessi ed apatia, Korine riesce così a catturare una generazione.

 

Filippo Maulicino

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