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Halloween - La notte delle streghe, la recensione su Almanacco Cinema

This is Halloween. Halloween – La notte delle streghe, la recensione

Nel giorno più spaventoso dell’anno, la rubrica This is Halloween si chiude con la recensione di Halloween – La notte delle streghe, film cult degli anni ’70.

Halloween – La notte delle streghe, la trama

Durante la notte di Halloween del 1963 ad Haddonfield, in America, un bambino con disturbi mentali di nome Michael Myers accoltella la sorella più grande uccidendola. Da qual momento il bambino viene rinchiuso in un manicomio seguito da un dottore, Sam Loomis, il quale aveva capito la pericolosità del paziente.

Esattamente quindici anni dopo, alla vigilia di Halloween, Michael evande dal manicomio e ritorna nella sua città natale dove ha commesso l’omocidio della sorella.

Mentre gli abitanti di Haddonfield si preparano alla festa di Halloween, una giovane studentessa, Laurie Strode, passerà la serata a fare da babysitter ad un bambino di nome Tommy. Il padre di Laurie è un agente immobiliare che si occupa della vendita di una casa disabitata da anni, quella dei Myers.

Ma la casa non è più disabitata: infatti, Michael è tornato con pessime intenzioni. Nel frattempo, Loomis avvisa le autorità della pericolosità del ragazzo e si dirige di sua spontanea volontà ad Haddonfield. Nel momento in cui cala la sera di Halloween, Laurie si troverà, a sua insaputa, di fronte alla più lunga notte della sua vita.

Il cast: attori emergenti e non solo

Halloween – La notte delle streghe risulta la pietra militare che porta l’orologio del tempo avanti di qualche anno e che inaugura gli anni Ottanta, mantenendo i piedi saldi al suo decennio di riferimento. John Carpenter, regista della pellicola, è riuscito a realizzare un capolavoro di tensione e orrore, redendo il personaggio quasi un villain assoluto.

Carpenter però dovette fare i conti con il basso budget, che ne limitò il coinvolgimento di numerosi attori noti. Infatti, per la parte del dottor Loomis, all’inizio il regista avrebbe voluto Christopher Lee o Peter Cushing, entrambi non accettarono e così venne data a Donald Pleasence.

Anche il coinvolgimento di Jamie Lee Curtis non era prevista all’inizio. Infatti Carpenter avrebbe voluto avere attrici giovani più note ed esperte, ma Debra Hill, sceneggiatrice del film, propose la Curtis in quanto figlia di Janet Leight, che aveva recitato in Psyco. Solo Nick Castle, l’interprete di Michael Myers, era stato scelto fin da subito da Carpenter perchè conosciuto su alcuni set cinematografici precedenti.

Un’altra caratteristica che ha portato al successo del film è sicuramente la colonna sonora, in particolar modo il tema principale: essendo il film privo di una colonna sonora sinfonica, la partitura consiste in una melodia di pianoforte, suonata al ritmo di 5/4 e composta dallo stesso Carpenter.

Halloween Theme è presente in tutti i film della saga, usata anche in altre pellicole del genere, come Non aprite quella porta – L’inizio. 

Halloween - La notte delle streghe, Jamie Lee Curtis in una scena del film

La genesi di un nuovo villain

Nonostante Halloween – La notte delle streghe sia un’opera cinematografica completamente opposta allo stile che si ritroverà nel genere durante gli anni 80, getta le basi sulla creazione di un nuovo villain. Per quanto lo spettatore vede sgradevole i personaggi negativi di questi film, in questo caso Carpenter è riuscito a creare un personaggio come quello di Michael Myers che diventerà un’incona e amato dallo spettatore negli anni a seguire.

Dallo slasher degli anni ’70, si ritorna alla dimensione di narrazione pura per spaventare il pubblico. Infatti Halloween è una storia moderna di streghe in cui il terrore viene generato dalla dimensione narrativa stessa della tensione che precede la manifestazione dell’antagonista. Myers appare e scompare come un’ombra esposta alla luce del sole, grazie alla grande maestria di Carpenter nell’uso del chiaroscuro, generando un crescendo di tensione che trova nell’attesa il suo fulcro.

Quasi come una fiaba oscura, Halloween mette in scena uno stile narrativo classico, incentrato sulla dicotomia tra la fanciulla innocente e il predatore notturno. Come la scena iniziale di Myers da bambino che uccide la sorella adolescente, che mette alla prova sin dai primi minuti di film la sopportazione del pubblico in sala.

Il capolavoro di Carpenter è un film senza tempo, proprio come le favole, perché basato su scelte estetiche non dettate dalla contigenza del movimento. Il film successivamente ha dato origine a diversi sequel, prequel e reboot: alcuni diversi dall’idea originale, altri più affini.

Nonostante ciò l’idea di base è la volontà di proseguire l’impianto narrativo realizzato da Carpenter, ovvero l’umanizzazione del villain, portando Michael Myers a diventare un’icona della cinematografia horror e manifestazione di ogni tipo di paura senza limiti di spazio e di tempo. Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema