Tre ciotole, la recensione

L’anatomia di una separazione e tutte le conseguenze che puo’ avere sulla vita, Tre ciotole è un ritratto personale del quotidiano e della vita di coppia.

Triste e dolce fine. All’approccio, terminare un rapporto, un’esperienza o qualsiasi cosa ci lascia solo amaro in bocca e rammarico, frutto della nostalgia e dei ricordi che conserviamo o dei rimpianti riguardo cose che avremmo potuto fare e che non abbiamo fatto, sia per poco coraggio che per noncuranza. Isabel Coixet esplora e analizza la separazione e le conseguenze dirette su come percepiamo la vita e come puo’ influenzare la nostra quotidianità che a discapito di tutto prosegue, come la vita dopo la scomparsa di qualcuno.

Tratto dall’omonimo romanzo di Michela Murgia, il film è un invito a vivere e a godere di ogni attimo, un film umanista ed esistenzialmente ottimista che elogia la mortalità e la fragilità umana, nostra forma di bellezza.

La trama

Marta e Antonio, interpretati rispettivamente da Alba Rohrwacher e Elio Germano che recitano con una chimica perfetta, sono una coppia convivente a Roma, Trastevere. Per una banalità i due litigano ed Antonio crede che i due debbano prendersi una pausa finendo poi per lasciarsi subito. I due vivono la separazione in maniera diversa, Antonio inizialmente sembra molto meno afflitto dalla fine della relazione mentre Marta invece soffre molto di piu’ la solitudine tanto da iniziare a parlare col cartonato di un cantante coreano trovato sotto casa tra la spazzatura, per tenersi compagnia.

Allo stesso tempo, però, Marta inizia a star male e a peggiorare inesorabilmente fino alla diagnosi di una metastasi al cervello in stadio molto avanzato che la rende di fatto quasi incurabile. Cio’ comporterà forti cambiamenti sia nel rapporto tra i due e nelle rispettive prospettive di vita.

Anatomia di una fine

Il libro della compianta Michela Murgia uscì il 16 maggio 2023, solo tre mesi prima della sua scomparsa. Concentrandosi su solo due capitolo del romanzo, la regista decide di ridare quella sensazione di vicinanza alla morte che ha accompagnato l’autrice del libro durante il processo di scrittura. Di fatti, Tre ciotole non ci mette molto a virare dalla fine di una relazione alla fine della vita mettendo quasi a paragone i due eventi che affliggono la protagonista, così come anche Antonio.

Il film diventa così l’anatomia di una fine, un ritratto limpido e positivo della vita senza retorica, seppur con un po’ di banalità e momenti riempitivi ma che riprende scene di vita quotidiane e le ridipinge apportando il tutto alla delicatezza di un momento come l’accettazione della propria morte. Il parallelismo tra l’accettazione della fine del rapporto tra i due e l’accettazione della prossima scomparsa di Marta fa da protagonista quanto i cambiamenti delle due percezioni dei protagonisti in seguito alla notizia.

Una lezione che ci ricorda le cose veramente importanti per cui vale la pena di vivere, vivere per istinto e per piacere, non solo per necessità. La riscoperta della bellezza e l’accettazione del proprio destino come i greci scrivevano del fato e della mortalità, sotto all’immortalità degli dei che pero’, forse, era anche la loro unica condanna.

La vitalità del quotidiano

In pieno stile francese e di morettiana memoria, la regista decide di riprendere la quotidianità nei suoi dettagli e nella sua semplicità, sull’essere vivi e che cosa significa. Una rappresentazione del reale che segue gli eventi e il suo confluire nel fiume della vita, un fiume che scorre come il tevere che fa da parafrasi per il film che è un esplosione silenziosa ma comunque assordante di vitalità nel quotidiano, espresso attraverso immagini, inquadrature su vedute di una Roma romanticamente triste tra le vie di San Cosimato, il lungo tevere e i sanpietrini che disprezza l’overturismo e ritrova la sua maestosità sotto una delle fotografie piu’ belle dell’ultimo anno.

Una metafora moderna di come bisogna accettare se stessi e riappropiarci di noi stessi imparando a convivere col malessere e la morte per poter vivere. La storia di Tre ciotole ci racconta la consumazione data dalla convivenza e dalla vita stessa che ci impone di sederci a riflettere sulle nostre scelte, su che facciamo e su cosa vogliamo fare adesso, nel momento in cui viviamo, senza rimuginare sul passato o fantasticare sul futuro diventando anche un grande manifesto di lentezza e semplicità contro la FOMO e la mania di vivere social.

Filippo Maulicino

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