Skip to content Skip to footer
Emily in Paris

Emily in Paris 4: glamour e cliché volano in Italia

Tra Agosto e Settembre 2024 è uscita su Netflix la quarta stagione di Emily in Paris. Scopriamo luci ed ombre della serie più glamour del momento.

La trama

Nella quarta stagione di Emily in Paris, le relazioni e la carriera di Emily prendono svolte significative. La stagione è divisa in due parti. Nella prima parte, Emily è ancora coinvolta in un triangolo amoroso tra Alfie e Gabriel, ma alla fine sceglie Gabriel durante una festa in maschera, confermando i suoi sentimenti per lui.

Tuttavia, Gabriel affronta difficoltà nella sua carriera, perdendo l’opportunità di ottenere la stella Michelin tanto desiderata, e un colpo di scena rivela che la gravidanza di Camille è un bluff.

La seconda parte si concentra sulla carriera di Emily e sulla sua vita amorosa in evoluzione. Dopo la rottura con Gabriel, Emily incontra Marcello, un uomo d’affari italiano. Una nuova opportunità di lavoro la porta a firmare un contratto per la sua azienda a Roma, spingendola a prendere la decisione audace di trasferirsi lì definitivamente.

La sua relazione con Marcello si sviluppa, e alla fine della stagione si mettono insieme.La stagione mostra Emily alle prese con sfide personali e professionali, con Roma che diventa il nuovo capitolo della sua vita.

I personaggi

Nella quarta stagione di Emily in Paris, i personaggi principali continuano a evolversi, con nuovi sviluppi sia nelle loro vite personali che professionali. Nonostante si tratti di personaggi carismatici, risultano poco caratterizzati e quasi per niente sfaccettati.

Emily Cooper, interpretata da Lily Collins rimane al centro della storia, affrontando le sfide della vita a Parigi e un nuovo capitolo lavorativo. Dopo aver scelto Gabriel nel triangolo amoroso con Alfie, la sua relazione sentimentale e il suo futuro professionale prendono una svolta decisiva, culminando con la decisione di trasferirsi a Roma per una nuova opportunità lavorativa. Emily continua a bilanciare la sua creatività con la cultura aziendale francese.

Gabriel (Lucas Bravo), lo chef francese, si trova a lottare con la sua carriera, cercando di ottenere una stella Michelin per il suo ristorante. Nonostante i sentimenti condivisi con Emily, la sua vita professionale presenta ostacoli che influenzano anche la loro relazione.

Emily in Paris

Alfie (Lucien Laviscount), l’affascinante banchiere inglese, si allontana dalla trama amorosa principale dopo che Emily sceglie Gabriel, ma rimane un personaggio importante, specialmente come ex fidanzato e amico.

Camille Razat, che interpreta l’ex fidanzata di Gabriel Camille, affronta la rottura e una presunta gravidanza che si rivela un bluff. Anche lei vede un cambiamento nella sua dinamica con gli altri personaggi, cercando di trovare il proprio posto dopo la fine della relazione con Gabriel.

Gli altri personaggi, Sylvie, Luc e Julien, il capo e i colleghi della protagonista, continuano a essere figure carismatiche. I tre personaggi mantengono il loro spirito eccentrico e leggero, fungendo da supporto comico e morale per Emily mentre naviga tra i suoi problemi personali e professionali.

Nella quarta stagione di Emily in Paris fanno il loro ingresso diverse guest star italiane di rilievo. Raoul Bova interpreta Giancarlo, un affascinante regista pubblicitario romano e vecchio professore di cinema di Sylvie. Eugenio Franceschini ricopre il ruolo di Marcello.

A completare il cast italiano c’è anche Anna Galiena, che interpreta Antonia Muratori, matriarca della famiglia Muratori e leader della comunità del loro piccolo paese. Questi nuovi personaggi portano un tocco di italianità e profondità alla serie, arricchendo la trama ambientata tra Parigi e Roma.

Oltre agli attori italiani, anche Rupert Everett si unisce al cast di Emily in Paris come Giorgio Barbieri, il proprietario di uno studio di interior design a Roma, e amico di vecchia data di Sylvie.

Questa stagione mostra una maggiore complessità nelle relazioni tra i personaggi, seppur insufficiente.

Una sfida alla plausibilità

La fortuna sembra continuare a sorridere ai protagonisti di Emily in Paris, ma a un punto tale da richiedere una sospensione dell’incredulità piuttosto evidente.

Nonostante l’Agence Grateau abbia appena mosso i primi passi e iniziato a stabilizzarsi, la società riesce comunque a permettersi di offrire a Emily Cooper il lusso di un volo in prima classe per tornare a Chicago durante le festività natalizie, completo di accesso alla lounge e alla spa dell’aeroporto. Tutto questo, oltre a coprire i costosi e impeccabili outfit che Emily sfoggia in ogni scena.

Anche per Mindy (Ashley Park), la realtà sembra poco verosimile. Sebbene non abbia i fondi per partecipare all’Eurovision insieme alla sua band, appare sempre vestita all’ultima moda, grazie anche al suo fidanzato, ben inserito nel mondo della moda, che rende possibile il suo stile impeccabile. Questa discrepanza tra le circostanze economiche e la realtà presentata nello show tende a creare una disconnessione che sfida la plausibilità.

La leggerezza narrativa

In Emily in Paris 4, entrambe le protagoniste continuano a essere coinvolte in intricati triangoli amorosi, dove vecchi amori si mescolano a nuovi volti, in un susseguirsi di colpi di scena romantici. Tuttavia, questi rimescolamenti, sebbene intriganti e stilisticamente affascinanti, faticano a essere percepiti come realistici, poiché i personaggi sembrano fluttuare tra scelte amorose senza grandi conseguenze emotive o logiche ben definite.

Questa leggerezza narrativa, sebbene in linea con lo spirito glamour della serie, rischia di allontanare chi cerca un coinvolgimento emotivo più autentico.

E’ del tutto lecito muovere delle critiche al regista Darren Star per aver voluto inserire davvero troppi eventi e intrecci in questa seconda parte della stagione. In appena dieci episodi di mezz’ora ciascuno, le relazioni amorose sono scoppiate e si sono ricomposte, le dinamiche lavorative si sono chiuse e riaperte, il tutto con una velocità che mette a dura prova la credibilità della narrazione.

Anche tenendo conto che Emily in Paris si colloca nel genere della commedia romantica, si fatica a credere a un tale accumulo di avvenimenti e colpi di scena. Questo ritmo serrato finisce per diluire la profondità delle trame e delle relazioni tra i personaggi, rendendo tutto più artificiale.

In fondo, la magia di una romantic comedy sta anche nella gradualità con cui si costruiscono i legami emotivi, un aspetto che qui sembra essere sacrificato in favore di un continuo rimescolamento di situazioni, talvolta forzato e poco realistico.

In definitiva, il mondo di Emily in Paris rimane affascinante per l’estetica e lo stile, ma richiede al pubblico di accettare che le avventure sentimentali e lavorative dei personaggi, per quanto intriganti, non sempre seguano le logiche della realtà.

Il menu di cliché

Se i francesi si erano già lamentati per come Emily in Paris rappresentava la loro capitale, gli italiani potrebbero provare sentimenti simili riguardo alle puntate ambientate a Roma.

Il ritratto della città eterna segue uno schema ormai consolidato di citazioni e stereotipi, con omaggi a Vacanze romane e alla figura iconica di Audrey Hepburn. Non manca la Vespa Piaggio come simbolo intramontabile della dolce vita italiana, così come le classiche panoramiche sui monumenti e le rovine romane.

Emily in Paris

Inoltre, nel menu di cliché dedicati all’Italia, si trovano le tipiche rappresentazioni della cucina locale, con la carbonara e l’amatriciana come protagoniste culinarie. Sebbene questi riferimenti possano essere gradevoli per un pubblico internazionale in cerca di un’esperienza romantica e idealizzata della capitale italiana, rischiano di apparire forzati e superficiali agli occhi degli spettatori italiani.

Si nota infatti una visione di Roma che si ferma agli stereotipi più consolidati, senza andare oltre per esplorare la complessità e la vivacità moderna della città e della cultura italiana. La rappresentazione della città non va oltre la cartolina turistica e potrebbe sollevare qualche perplessità proprio come accaduto con la Parigi di Emily, in cui la ricchezza culturale locale è stata sacrificata in favore di un’immagine glamour e idealizzata.

Non si può biasimare del tutto Darren Star per l’approccio che ha scelto con Emily in Paris, perché dopotutto offre una visione da straniero americano, romantica e semplificata, simile al modo in cui noi italiani vediamo gli Stati Uniti. È un’immagine idealizzata, che rievoca i sogni e le fantasie che nascono dall’incontro con una cultura diversa.

Recensione a due stelle su Almanacco Cinema