127Views
Feud: Capote VS The Swans, la recensione
È in arrivo anche in Italia la seconda stagione di Feud: Capote VS The Swans, al debutto il 15 maggio su Disney Plus. L’abbiamo vista in anteprima per voi.
In Italia è conosciuto poco o niente: Feud, serie sviluppata dall’ottimo Ryan Murphy – lo stesso ideatore di American Horror Story, American Crime Story, Ratched, Pose e The Politician – giunge alla sua seconda stagione anche in Italia.
Dopo aver raccontato il contrasto tra due grandi star hollywoodiane degli anni d’oro, Bette Davis e Joan Crawford, sul set di Che fine ha fatto Baby Jane? (1962), Murphy cambia soggetto.
E decide di riportare sotto i riflettori una “faida” risalente agli anni Settanta: quella tra lo scrittore Truman Capote e i suoi Cigni (The Swans), le amiche altolocate della sua ristrettissima cerchia.
Amiche delle quali – spoiler – lui tradirà la fiducia.
La serie è basata sul bestseller di Laurence Leamer, Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era, che racconta in modo romanzato i fatti veri che videro opporsi lo scrittore alle sue amiche.
Feud: Capote VS The Swans, la trama
Siamo negli anni Settanta. Al centro della storia c’è lo scrittore statunitense Truman Capote, che imperversa nei salotti di New York, sempre attorniato da donne bellissime e ricchissime.
I loro nomi? Babe Paley, Slim Keith, C.Z. Guest, Lee Radziwill, Joanne Carson e, infine, Ann Woodward.
Donne delle quali Truman conosce tutti i segreti più oscuri e indecenti. Segreti che non si fa grandi remore a svelare in un racconto che verrà pubblicato su Esquire nel 1975: La Côte Basque 1965, poi incluso in un libro pubblicato dopo la morte di Capote, Preghiere esaudite (Answered Prayers, 1986).
La reazione delle sue (ex) amiche, però non si farà attendere.
Truman Capote, genio e scorrettezza
Dalla serie emerge Truman Capote in tutte le sue luci e ombre: l’egocentrismo, il genio, la capacità di analizzare in modo spietato e puntuale l’alta società di New York. Il suo essere testimone di arrivismo sociale, ipocrisie, segreti.
Capote è tutto fuorché perfetto: è un anti-eroe, un voltagabbana, perdipiù afflitto dal blocco dello scrittore dopo aver collezionato importanti successi (Colazione da Tiffany nel 1958, A sangue freddo nel 1965).
È alfiere di un’omosessualità esibita che lui ha legittimato travestendosi da dandy alla Oscar Wilde, e ha sublimato il proprio rapporto con la figura femminile circondandosi di donne attraenti e sofisticate che ha reso dipendenti dalle sue attenzioni.
E, come loro, è fortemente motivato dalla propria ambizione di fama e ricchezza: figlio di divorziati, lo scrittore crebbe in Alabama, dove visse un’infanzia a dir poco difficile, anche per colpa dei suoi modi effeminati. E poi, pur di avvicinarsi al mondo del giornalismo, si mise a lavorare coma fattorino per il New Yorker.
La sua scalata al successo fu possibile, sì, grazie al suo grande talento letterario e analitico della società che lo circondava, ma fu trainata dalla sua assidua frequentazione dei salotti newyorkesi più esclusivi.
Il suo background chiarisce il perché Capote abbia raccontato con una simile lucidità e spietatezza i retroscena delle vite delle sue amiche: lo fa – e lo riesce a fare in modo eccelso – anche perché, almeno parzialmente, ne condivide le istanze.
Il tema dell’ambizione. E dell’omosessualità
È palese che l’ambizione sia la tematica centrale della serie. Lo ha ribadito anche lo stesso Ryan Murphy in un’intervista lo scorso dicembre, prima della messa in onda negli Stati Uniti.
Queste le sue parole alla rivista Town & Country: “Era una storia sull’ambizione, sull’amicizia e sul blocco dello scrittore. Era una storia su come superare se stessi e se sia possibile farlo. E, nel suo nucleo, era una storia sulle relazioni tra uomini e donne, in particolare tra uomini gay e le loro fidanzate.
Una faida non è mai basata sull’odio; è sempre basata sul dolore. Perché lo spettacolo funzionasse, doveva esserci una grande rottura che riguardasse la sofferenza anziché l’odio, e Babe e Truman erano al centro di questo”.
Con Babe Paley, infatti, Capote vivrà un’amicizia tanto intima e intensa da essere quasi assimilabile a un amore platonico. E sebbene lei sia una delle persone che resteranno più ferite dalle sue rivelazioni a mezzo stampa, sarà anche quella che lo amerà più profondamente.
Queste le parole di Leamer sul rapporto tra i due: “Truman ha amato Babe Paley dal momento in cui l’ha vista. Amava la sua bellezza, la sua eleganza e la vulnerabilità che mostrava solo a lui”.
Parlando dell’omosessualità di Truman, questa la rende a tutti gli effetti una delle “creature” più iconiche dell’universo creato da Ryan Murphy: lo zio di Andrew Cunanan, l’assassino di Gianni Versace nella seconda stagione di American Crime Story.
Il padre putativo di Damon di Pose, allontanato dalla sua famiglia perché gay. Il nonno di Payton, studente che ambisce a diventare presidente degli Stati Uniti. E nel frattempo si prepara nascondendo la propria omosessualità accompagnandosi ad una first lady in pectore bionda e in tailleur già a 17 anni.
Un florilegio di costumi. E una sceneggiatura brillante
Uno dei fiori all’occhiello della serie Feud: Capote VS The Swans è il reparto costumi: quelli ultra glamour anni Settanta indossati dalle socialité amiche di Capote, ricostruiti con grande accuratezza dalla costumista della serie, Lou Eyrich.
Eyrich ha già lavorato con Murphy per American Horror Story. Per prepararsi alla serie ha fatto accuratissime ricerche: soprattutto per i costumi di Babe Paley, che amava ammantarsi di capi Givenchy, Dior e Balenciaga negli anni Sessanta, per poi convertirsi alla moda di Halston.
Ma i veri protagonisti del suo stile erano i gioielli (i suoi preferiti? I Verdura, menzionati anche nella serie), che la costumista ha selezionato accuratamente. Per la migliore amica di Truman, è stato creato un guardaroba di abiti su misura e capi vintage originali dell’epoca.
Ogni cigno ha il suo stile: per l’appassionata di equitazione C.Z. Guest abiti “più pratici, anche se indossava sempre le sue perle”, per l’icona di stile Lee Radziwill, “first sister-in-law” di John Kennedy, look sempre all’avanguardia.
Un altro grande punto di forza di Feud: Capote VS The Swans è la sceneggiatura, all’altezza di un genio della scrittura come Truman Capote: ironica e sempre velenosa come sarebbe piaciuta a lui.
A curarla è Jon Robin Baitz, che ha volutamente escluso dalla storia due cigni della cerchia di Capote: Marella Agnelli e Gloria Guinness. Forse le due persone che ressero meglio alle indiscrezioni filtrate sul loro conto. Forse perché forestiere, come ha ipotizzato lo stesso Baitz: “Erano entrambe, curiosamente, straniere: sono state le americane a essere davvero ferite. Non avevano un altro posto dove andare”.
Feud: Capote VS The Swans, il cast
A risplendere nel ruolo della vera “primadonna” della serie, lo scrittore Truman Capote, è un incredibile Tom Hollander, che è riuscito perfettamente a caratterizzare il peculiare “personaggio” di Truman: a partire dalla voce, letteralmente rubata all’originale, passando per le gestualità e l’abbigliamento.
A guardare i filmati d’epoca che hanno per oggetto lo scrittore, la somiglianza risulta a dir poco impressionante.
Nei panni lussuosissimi della donna più vicina a Truman, Babe Paley troviamo l’attrice Premio Oscar Naomi Watts, che non appare mai costruita a tavolino. Anche quando ci appare dolente, in tutta la sua fragilità di essere umano.
Altra presenza carismatica del cast è Diane Lane nei panni della socialite Slim Keith, moglie del potente magnate cinematografico Kenneth Keith. A lei Capote si riferì, nel suo famigerato racconto, con il nome fittizio Lady Coolbirth: in seguito allo scandalo che ne seguì, Keith non gli rivolse mai più la parola.
A completare il cast dei Cigni di Capote, sono Chloë Sevigny nei panni di C.Z. Guest, Calista Flockhart nei panni della sorella di Jacqueline Kennedy Lee Radziwill, Molly Ringwald in quelli di Joanne Carson e Demi Moore in quelli di Ann Woodward.
Quest’ultima è, in assoluto, il cigno più sfortunato della ristretta cerchia del nostro protagonista. Per la quale vale il detto: “Ne uccide di più la lingua che la spada”.
In conclusione
Feud: Capote VS The Swans è un prodotto televisivo di eccellente qualità, che ha nelle interpretazioni, nella scoppiettante sceneggiatura e nei costumi ricostruiti nei minimi dettagli i suoi fiori all’occhiello.
Racconta un Truman Capote nella sua fase discendente, appesantito, in crisi e alcolizzato: una celebrità in caduta libera. E si sa quanto le cadute siano, spesso, più interessanti delle ascese. Da non perdere, preferibilmente in lingua originale.