Hostage, la nuova miniserie Netflix di Matt Charman, un thriller politico al femminile che non sorprende ma intrattiene. Nel cast Suranne Jones e Julie Delpy.
Il Regno Unito continua a sfornare thriller di ogni tipo: alcuni di grande qualità, come Inside Man, altri meno convincenti, come Black Doves. Hostage, di Matt Charman, è un political thriller che punta a trattare temi importanti (dal femminismo a temi sociali estremamente attuali) senza però riuscirci pienamente. Non brilla per originalità ma, nonostante ciò, la costruzione delle puntate e i cliffhanger ne fanno una serie perfetta per due serate in binge-watching. Analizziamola senza fare spoiler.
Uscita il 21 agosto 2025, ha mantenuto il primo posto nella Top 10 italiana per tutto il weekend. Nel cast Suranne Jones (Gentleman Jack), Julie Delpy (Before Trilogy), Lucian Msamati, il Cardinale Adayemi in Conclave e Corey Mylchreest, Re George in Queen Charlotte, lo spin off di Bridgerton.
Abigail Dalton (Suranne Jones) è appena diventata Primo Ministro britannico con un programma volto a ridurre le spese militari per rafforzare le politiche sociali. Già a pochi mesi dall’insediamento, deve affrontare una crisi sanitaria senza precedenti, mentre l’opposizione incalza e il malcontento popolare cresce. In cerca di sostegno, Abigail incontra la Presidente francese Vivienne Toussaint (Julie Delpy) fresca di un’alleanza con l’estrema destra francese, che sfrutta la fragilità britannica ricattando il Primo Ministro sul nodo delle forniture mediche. Quando il marito di Abigail, il medico Alex Anderson (Ashley Thomas), durante un’azione umanitaria in Guyana, viene rapito da un gruppo di sequestratori che chiedono le dimissioni della Premier, le due leader sono costrette a unirsi per affrontare insieme la crisi.
Le protagoniste sono le esponenti di due grandi paesi, Inghilterra e Francia. Hanno visioni politiche opposte, ma devono trovare un dialogo e un compromesso su temi sociali importanti. Ma a quanto pare, per le due leader ci sono sfide ben più importanti: famiglia e relazioni amorose. Ed ecco che già nei primi venti minuti di episodio emergono i primi cliché poco convincenti.
Il leggero retrogusto maschilista della scrittura non tarda a farsi sentire. Le protagoniste si trovano subito davanti a un bivio: carriera o famiglia, sotto la pressione costante dei media e dell’opinione pubblica, pronti a giudicare ogni loro mossa (suona anche troppo familiare). Gli attacchi e i ricatti a cui vengono sottoposte non colpiscono solo la loro leadership, ma anche e soprattutto loro in quanto donne, madri e amanti.
Hostage cerca di caricarsi di messaggi e temi troppo profondi per la superficialità della sua trama: vuole raccontare il declino della democrazia, sempre più minacciata da una destra estremista e da media privi di etica morale, guidati esclusivamente da interessi economici. Vuole rivendicare la forza della leadership femminile, ma finisce per intrappolare le protagoniste nella solita dinamica della scelta tra potere e sentimenti. A tutto questo si aggiunge il cliché del villain di turno, che scatena una rivolta popolare per vendetta personale.
La serie di fatto manca di spessore. Temi, personaggi e ambienti soffrono di una scrittura troppo disinteressata, retorica e incapace di sostenere le ambizioni narrative che essa stessa mette in gioco. Si tratta di una miniserie, e le tempistiche sicuramente non aiutano a una piena distensione dei temi, ma sarebbe stato forse più logico concentrare il racconto su un focus chiaro.
Hostage intrattiene, ma non sorprende. Matt Charman parte da un’idea promettente, mette in ballo tanti temi interessanti, ma non si addentra, utilizzando dialoghi prevedibili e una regia, perfetta per il genere, ma che non osa. Netflix sforna l’ennesimo prodotto di genere, buono ma non davvero entusiasmante, ancora una volta mira alla quantità piuttosto che alla qualità.
Se cercate una serie politica complessa e impegnata, meglio orientarsi su House of Cards o The Crown; se invece volete passare un paio di serate in leggerezza senza troppi pensieri, Hostage è la scelta giusta.
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