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Mask Girl, la recensione su Almanacco Cinema

Mask Girl, il peccato di essere brutta

Mask Girl è una serie coreana, disponibile su Netflix dallo scorso agosto. Alla regia c’è il giovane talento emergente Kim Yong-hoon, noto in Italia per il suo film Nido di vipere, uscito nel 2020.

Questo nuovo progetto è una serie televisiva tratta da un webtoon e promette di essere un’eccellente espressione del meglio delle produzioni coreane.

La trama ruota attorno a una ragazza di nome Kim Mo-Mi, che dopo un’infanzia sognante si ritrova ad affrontare una mediocre vita da impiegata d’ufficio.

Tuttavia, il suo desiderio di più la porta a intraprendere un percorso che cambierà drasticamente la sua vita e quella di coloro che le sono vicini nel corso di tre decenni, fino ai giorni nostri.

La serie esplora il tema della bellezza come superpotere nella società coreana, dove perseguire la perfezione estetica è quasi un rituale quotidiano.

Kim Mo-Mi, afflitta dalla sua percezione di bruttezza, trova una valvola di sfogo nella creazione di un alter ego online, Mask Girl: una cam girl che le permette di esprimersi e sentirsi apprezzata. Tuttavia, l’uso di questa maschera virtuale la porterà verso conseguenze drammatiche e irreversibili.

Oltre al tema della bellezza, la serie esplora anche il tema della vendetta, un argomento centrale nel cinema coreano. Il personaggio di Kim Kjung Ja incarna la figura della vendetta, portando avanti un’ossessione che mette a repentaglio la vita della protagonista e la sua stessa famiglia.

La narrazione si svolge anche in un carcere femminile, un ambiente che potrebbe richiamare ai fan di Orange is The New Black il personaggio di Red, una figura autoritaria all’interno della prigione.

In conclusione, Mask Girl offre una trama piena di colpi di scena e tensione, con personaggi complessi e una narrazione avvincente. È un prodotto che  sicuramente merita l’attenzione degli amanti del grande cinema coreano.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema

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