Overcompensating: l’inganno cerca di calibrare comicità demenziale e riflessione su temi contemporanei. Finendo, però, per essere un contenuto nostalgia.
Infatti, la nuova serie Amazon Prime, ambientata in un college americano, sembra essere nostalgica degli anni 2010. Il periodo in cui Benny Skinner, protagonista e ideatore della serie, ha vissuto la sua adolescenza in un Idaho omofobo e opprimente. Skinner deve la sua celebrità negli USA a degli sketch comici virali su Tik Tok. La serie è una dissacrazione divertente e commovente del percorso di accettazione della sua vera identità.
“Overcompensating” in inglese vuol dire “sovracompensazione”, ovvero lo sforzo a cui tutti noi siamo chiamati per non deludere le aspettative degli altri. Uno sforzo, però, che spesso porta a esagerare e a generare frustrazione. La serie gioca proprio su questi elementi, mettendo in ridicolo la sovrumana fatica per conformarsi a un modello.
Protagonisti di Overcompensating, infatti, sono dei ragazzi di un fittizio college americano che non fanno altro che recitare delle parti. Il protagonista è Benny (Skinner), al liceo aitante giocatore di football bravo a scuola. Ora vorrebbe finalmente svelare al mondo chi è veramente. Infatti, Benny è gay ma non lo ha mai detto a nessuno, anzi cerca in tutti i modi di atteggiarsi a maschio alfa eterissimo.
Al college incontra Carmen (Wally Baram), una ragazza carismatica ma con le sue insicurezze. E pensa bene di intrecciare con lei una relazione di comodo. Anche perché è continuamente sobillato dal fidanzato di sua sorella Peter (Adam Di Marco) a provarci con qualsiasi ragazza nel giro di pochi metri. Peter è un leader al campus, a capo di una delle tante società segrete dei college americani. La sorella maggiore di Benny Grace (Mary Beth Barone) è ridotta a fidanzata trofeo da Peter e sembra aver represso la sua vera personalità.
Benny è costretto a seguire i corsi di economia, anche se più incline alle materie umanistiche. Inoltre, deve reprimere la sua attrazione per lo studente inglese Miles (Rish Shah). Tutti i personaggi vivono ingabbiati nei ruoli che dovrebbero assumere ma la ribellione sarà inevitabile.
La generazione a cui guarda la serie non è sicuramente quella nata dopo gli anni 2000 ma sono i Millennials. Lo si capisce già dall’età del nostro protagonista, il trentenne Benny, qui chiamato inverosimilmente a interpretare un diciottenne. Ma a ben vedere la maggioranza degli attori e attrici sono nati nel secolo scorso. Così come le numerose star della serie. Infatti, fanno la loro comparsa attori noti come Lukas Gage o la pop star Charli XCX. Qui anche in veste di produttrice.
La colonna sonora rispecchia quella che ha cresciuto una generazione con Britney Spears, Lady Gaga, Niki Minaj, o I Love It di Icona Pop e Charli XCX. Anche i riferimenti a un piccolo cult come Jennifer’s Body e a Megan Fox appartengono a una generazione culturalmente differente rispetto quella che frequenta oggi i college.
Così come l’impostazione stessa da commedia demenziale che vuole provocare con volgarità a sfondo sessuale si rifà a dei classici come American Pie o alle commedie di Jonah Hill. Qui produttore insieme alla A24. Insomma, Benny Skinner mette nella serie tutto il suo mondo – e molti amici – , cercando però di prendersi gioco dei soliti cliché delle commedie young adult.
Overcompensating esagera fino alla nevrosi quei comportamenti introiettati che stabiliscono le differenze di genere in senso lato. Quindi, i maschi del college assumono atteggiamenti grotteschi che si addicono più a degli animali nella giungla che a degli esseri umani. Le femmine non possono in questo senso essere da meno. Appaiono frivole e volgari almeno quanto i maschi.
Benny e Carmen, allora, sono chiamati a conformarsi ma non ci riescono mai fino in fondo. Le gang comiche appaiono paradossali ma l’intento è di affrontare anche temi seri. Non solo il coraggio del fare coming out. Ma anche il malessere che provano i giovani quando lasciano casa per la prima volta e affrontano il mondo da soli.
Benny Skinner crea una serie godibile che evita la superficialità più grossolana ma comunque non regala momenti di vera profondità. È difficile capire se la riduzione a macchiette sovrabbondanti dei giovani americani riesca nell’intento di far riflettere il pubblico. O se, invece, tutto si risolva in puro intrattenimento.
Skinner sicuramente, come da lui dichiarato, voleva arrivare a quei ragazzi che adesso stanno vivendo le difficoltà da lui vissute in adolescenza. E regalare loro conforto con un prodotto divertente ma che prendesse di petto la frustrazione e l’inquietudine di chi non può essere sé stesso. Non solo per via del proprio orientamento sessuale. Ma anche perché, in un modo o nell’altro, non è mai all’altezza degli obiettivi che personalmente si prefissa.
Overcompensating non è sicuramente una serie che lascia indifferenti. Il carisma degli attori e delle attrici è forse il punto di maggior forza del prodotto. Non è però una serie davvero originale, soprattutto perché promette di provocare più che farlo realmente. Magari una seconda stagione permetterà a Skinner di alzare maggiormente l’asticella della sua opera nata come pièce teatrale.
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