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Those About To Die, la recensione su Almanacco Cinema

Those About to Die, la recensione

Cosa si è disposti a fare per ambizione e potere? La nuova serie su Prime Video esplora il lato oscuro di Roma sotto il comando della dinastia Flavia. 


Produzione italo-tedesca-statunitense, ideata e scritta principalmente da Robert Rodat e diretta da Roland Emmerich e Marco Kreuzpaintner. Basato sull’omonimo libro di Daniel P. Mannik, la serie raffigura il mondo della gladiatura e di quello delle corse dei carri a Roma sotto il regno dell’imperatore Vespasiano.

Viene evidenziato il volto oscuro e macabro della Roma Flaviana. Uccidere per non essere uccisi. Intrecci di ambizioni, ostacoli, cinismo e voltafaccia sono gli elementi ridondanti di questa miniserie che segue la linea tracciata ormai 5 anni fa da un’altra serie originale Prime Video: The Boys.

Those About To Die, la trama

La serie raffigura il mondo dei gladiatori e quello delle corse dei carri a Roma sotto il regno dell’imperatore Vespasiano e dei suoi discendenti.

Si narrano le vicende di Tenax, uomo dei bassifondi del Circo Massimo, proprietario della più grande taverna di scommesse divenuto, insieme a Domiziano, anche proprietario della scuderia oro, e della sua grande ambizione di governare Roma. Un’ambizione che si intreccia con quella di Cala, donna della Numidia venuta a Roma per salvare i suoi tre figli rapiti e venduti come schiavi.

I loro obiettivi porteranno un vasto coinvolgimento delle sfere della nobiltà e della suburra, scatenando un susseguirsi di eventi caratterizzati da truffe e corruzione, intrecci di interessi e tradimenti, ricerca del potere e del sangue dove purtroppo, la città di Roma ne subirà le conseguenze.

I due volti oscuri di Roma: nobiltà e popolo

Due fazioni: i patrizi e i plebei. La nobiltà e il popolo. L’uno non può esistere senza l’altro.

La serie mette in rilievo il conflitto che da sempre ha definito le sorti di Roma. In questo caso, nel periodo storico che si è voluto raffigurare, la popolazione è in piena crisi, a stento si riesce a campare e la conseguenza sono le ribellioni violente che hanno come risultato morte e distruzione. La lotta per migliori condizioni di vita è incessante e non si guarda in faccia niente e nessuno. Un giorno si è amici e il giorno dopo ci si può pugnalare alle spalle. E l’assurdità è che tutto questo viene descritto come la normalità. La gente, ricca o povera che sia, deve sopravvivere: è l’istinto primordiale.

L’unico modo per la nobiltà e per l’imperatore di sopravvivere è placare le masse, distrarle, intrattenerle. Il Circo Massimo, dove si svolgevano ogni due giorni le corse dei cavalli, luogo di intrattenimento per gli aristocratici, non basta più. Ed è per questo che nasce l’Anfiteatro Flavio, il Colosseo, luogo degli scontri fra gladiatori( dove diverrà celebre la frase morituri te salutant, coloro che stanno per morire ti salutano). Un luogo interamente per il popolo, dove la nobiltà non ne ricaverà alcun beneficio né introito monetario.

Il cast di Roma

Nonostante la serie sia di produzione internazionale, essa è stata realizzata interamente presso i Cinecittà Studios di Roma.
Per quanto riguarda il cast, da evidenziare la forte presenza di attori e attrici italiani, che hanno avuto interpretazioni e ruoli brevi ma decisamente incisivi.

Gabriella Pession. Nota a livello internazionale per la serie poliziesca Crossing Lines(2013-2015), qui interpreta la bella, misteriosa e spietata patrizia Antonia, moglie del console Marso.

Romana Maggiore Vergano. Arrivata nel panorama del cinema italiano grazie al ruolo della figlia di Paola Cortellesi nel film dei record C’è ancora domani(2023). Qui nelle vesti della bellissima Salena, madre di Otho, interpretato da un giovanissimo attore di nome Federico Lealpi, noto per aver fatto parte del cast di Quo Vado(2016) in cui interpreta il piccolo alter ego di Checco Zalone.

Alessandro Bedetti. Interpreta Hermes, amante del figlio dell’imperatore, l’ambizioso e infido Domiziano. L’attore si era già fatto notare per il ruolo di Lionel nel film Netflix Il fabbricante di lacrime(2024).

Lorenzo Renzi. Direttamente dal cast della leggendaria serie Romanzo Criminale(2008-2010), noto come come il famigerato Sergio Buffoni. Qui nei panni di Colon, gladiatore vittima di morte violenta in una delle sequenze più crude della serie.

Niccolò Senni. Storico interprete di Boris(2007-2010 2022) e Braccialetti Rossi(2014-2016), qui nel ruolo di Lentullus, personaggio molto vicino a Tenax.

Cast internazionale: la dinastia Flavia

Anthony Hopkins. Veste i panni dell’imperatore Vespasiano Flavio. Una performance solida, concreta, senza nessun tipo di eccesso. Ormai si è già detto tutto su questo pilastro della recitazione. Così come è stato per Vespasiano, anche Hopkins avrà un posto speciale nell’ Olimpo della recitazione.

Tom Hughes. Primogenito Tito Flavio. Successore di Vespasiano. Un soldato, proprio come il padre. L’unico, oltre a Vespasiano, che dimostra l’amore puro e sincero per la città di Roma e del suo popolo. Farebbe di tutto per loro. Rappresenta l’ultimo tentativo di realizzazione di una Roma del popolo e per il popolo.

Jojo Macari. Secondogenito Domiziano Flavio. Al contrario del fratello maggiore, un politico dalla forte retorica, impersonifica il marcio e del subdolo che si espande in tutti i meandri e le strade e le case di Roma. Nota di merito per la sua interpretazione, per nulla semplice, dove l’equilibrio assume una valenza primaria in funzione di un risultato coerente e funzionale.

Dietro le quinte

Si è stati molto attenti a seguire nel miglior modo possibile il periodo storico. Gran lavoro negli Studios di Cinecittà nel cercare di riportare, tramite scenografia, effetti speciali e costumi, dettagliatamente la Roma dell’epoca flaviana.

La sceneggiatura è molto vasta, forse troppo. Il conseguente rischio? Grande confusione e plot compromesso. Tanti sono i personaggi con le loro storie con i loro intrecci, e la possibilità di lasciarseli dietro man mano che la storia andava avanti . Invece tutto risulta essere chiaro, l’arco narrativo di tutti i personaggi spiegato e giustificato. Nulla è lasciato con il punto interrogativo o al caso. Una sceneggiatura funzionale, con tutti i colpi di scena che ne conseguono.

In conclusione

La prima stagione di Those about to Die lascia in linea generale soddisfatti. Ad oggi non è ancora confermata una seconda stagione, essendo questa una miniserie. Il finale di stagione però rimanda ad un possibile seguito. Si dovrà solamente aspettare che Peacock confermi o meno tale notizia.

La funzione della serie è indubbiamente anche documentaristica. Una rappresentazione per lo più oggettiva, con alcuni tratti romanzati ma legittimi, dovendo intrattenere lo spettatore. Viene riportata la verità storica, che neanche il cinema può modificare.
Perché altrimenti si creerebbe un falso storico e con ciò il politicamente corretto non può intervenire.

C’è crudeltà in questa serie? Si. C’è violenza? Si, e di tutti i tipi: domestica, sessuale e psicologica, temi che purtroppo ancora oggi si affrontano e su cui i passi avanti fatti sono veramente pochi.
I protagonisti sono anti-eroi, e nonostante questo, risulta comunque essere forte l’empatia con lo spettatore. Si crea un legame. Si comprendono, per quanto possano essere moralmente ed eticamente lontane dal modo di essere dello spettatore, il perché delle scelte che compiono. Alla fine ciò che conta per loro è la sopravvivenza in un mondo caratterizzato da forti differenze sociali, etniche, razziali e culturali. Vale la legge del più forte.
La ricerca del potere e della libertà costante, ossessiva è ciò che unisce le masse e i nobili, uomini donne e bambini, schiavi e padroni.  Non ci rende conto però, che tali ambizioni, definite grandi e rispettabili, non altro che in realtà una grande schiavitù e che presto o tardi porteranno  inevitabilmente, ad una morte certa, fisica e spirituale.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema

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