La recensione di The Order (2024) di Justin Kurzel. Un film tutto sommato buono, con Jude Law e Nicholas Hoult, che affronta il tema del neo-nazismo americano.
The Order è un film che vede combattere al suo interno una guerra civile. A favore del film ci sono la recitazione, la violenza e la tematica affrontata/messaggio. Nelle schiere nemiche compaiono, invece, il tono del film, la sceneggiatura e il ritmo; tutti pronti a far cadere l’opera nella voragine dei film dimenticabili. Neutrali restano la fotografia e la regia, entrambe di mestiere.
Un duello alla pari che non può che finire allo stesso modo, con risultato un film mediocre, tendente però al buono. Sufficiente. Da 6 in pagella. In questa recensione vedremo perché.
Il film racconta delle infiltrazioni neo-naziste nell’America moderna e, in particolare, dell’organizzazione terroristica The Order nel 1983.
L’organizzazione terroristica suprematista bianca che uccise tre persone e commise numerose rapine nel tentativo di provocare una guerra razziale.
Il gruppo si ispirò al libro razzista The Turner Diaries. Etichettato come la bibbia della destra razzista dall’FBI, il libro descrive i passi necessari per iniziare una rivoluzione negli Stati Uniti in grado di portare al rovesciamento del governo federale e a una guerra razziale, culminante con lo sterminio dei non bianchi e degli ebrei.
The Turner Diaries ha ispirato numerosi atti di violenza e rimane tutt’ora una lettura per molti gruppi d’odio e terroristi interni.
Le nuove forme di ideologia nazifascista iniziarono a diffondersi già alla fine degli anni Cinquanta negli Stati Uniti e in Europa, raggiungendo nuova popolarità alla fine degli anni Ottanta, quando i cambiamenti politici internazionali segnarono il riemergere di forti tensioni sociali.
Le condizioni grazie alle quali queste ideologie e gruppi poterono dilagare furono: le deposizioni dei regimi dell’Europa orientale, che portarono il riaccendersi di attriti tra le locali minoranze nazionali, etniche e religiose; e l’avvento dei nuovi flussi migratori dai Balcani, dall’Africa e dall’Asia, con conseguente problema dell’inserimento degli immigrati nel sistema economico-sociale occidentale e l’attrito xenofobo.
L’Office of Special Investigations ha stimato che circa diecimila criminali di guerra nazisti sono entrati negli Stati Uniti dall’Europa orientale dopo la conclusione della seconda guerra mondiale. Se poi si pensa che il razzismo e il movimento del Ku Klux Klan erano già piuttosto radicati, va da sè come siano potute svilupparsi ed esistere certe ideologie.
Durante la seconda metà del XX secolo, in USA si formarono organizzazioni come l’American Nazi Party, la National Alliance e la White Aryan Resistance. La National Alliance fondata negli anni ’70 da William Luther Pierce, autore appunto di The Turner Diaries, era il gruppo neonazista più grande e attivo negli Stati Uniti negli anni ’90.
Il neonazismo cercava (e cerca) di far rivivere e attuare l’ideologia nazista. Supremazia bianca, attacco alle minoranze etniche e la creazione di uno Stato fascista, questi i suoi pilastri. Anche la negazione dell’Olocausto è cosa comune nei circoli neonazisti.
il film si basa sul saggio del 1989 The Silent Brotherhood di Kevin Flynn e Gary Gerhardt.
The Order è stato presentato in anteprima alla 81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 31 agosto 2024, ed è stato distribuito nelle sale nordamericane il 6 dicembre successivo.
Ha incassato nel mondo 2 270 354 $, con un’apertura domestica di 877 855 $.
La regia è di Justin Kurzel [Macbeth (2015)], che continua la sua indagine sulla violenza nelle strutture comunitarie, già avviata in film come The Kelly Gang (2019).
Il ruolo di protagonista è affidato a Jude Law, che negli ultimi tempi abbiamo visto in Peter Pan & Wendy (2023) e Animali fantastici – I segreti di Silente (2022).
Il “secondo protagonista” è invece Nicholas Hoult, in un 2024 da sogno, essendo stato negli ultimi mesi l’attore principale del Nosferatu di Robert Eggers e dell’ultimo film di Clint Eastwood, Giurato Numero 2. Entrambi progetti più che riusciti, con a capo dei grandi registi. Molto presto, nel 2025, lo vedremo anche nel nuovo Superman di James Gunn. Che dire, gran momento di carriera per un attore che, con i suoi modi e volto da ragazzo per bene, mai come oggi sta dimostrando tutto il suo valore.
The Order lo si può trovare attualmente compreso nell’abbonamento di Amazon Prime Video.
L’agente dell’FBI Terry Husk (Jude Law) arriva a Coeur d’Alene, nell’Idaho nord-occidentale, dove nota immediatamente diversi manifesti e volantini appartenenti alla Nazione Ariana.
Ben presto scopre, con l’aiuto dell’agente di polizia locale Jamie Bowen (Tye Sheridan), che un gruppo estremista in costante espansione sta preparando qualcosa di grosso, preceduto da una serie di rapine in banca, furti di auto blindate e attentati dinamitardi.
Il leader dell’Ordine Bob Mathews (Nicholas Hoult) è sulla buona strada per costruire una milizia, essendosi stancato dell’atteggiamento “solo parole e niente fatti” del predicatore d’odio Reverendo Richard Butler e della sua Chiesa di Gesù Cristo Cristiano.
L’agente Husk cercherà in tutti i modi di fermarlo.
Il film si regge prevalentemente sulla performance dei suoi attori principali. Il più grande difetto, però, è la freddezza del tutto, ed è un difetto di sceneggiatura. Non la freddezza glaciale di un gran film noir, quanto piuttosto quella di una cena con parenti noiosi. Ci ritorneremo.
The Order racconta uno dei lati peggiori dell’America, che prolifera nell’apparente monotonia di provincia. Lo fa mediante i suoi personaggi principali, entrando attraverso quello di Nicholas Hoult all’interno dei meccanismi dell’organizzazione con tutte le relative tappe (reclutamento, auto-finanziamento, etc.).
La regia e il montaggio, come accennavo già all’inizio non sono male; ci sono momenti interessanti come le notturne e le scene di transizione con una voce fuori campo.
C’è un momento in cui il montaggio suggerisce quasi una similitudine dell’agente Husk e Turner, quando Bob legge il libro a suo figlio e, nel momento in cui legge la parte in cui viene descritto Turner come un uomo che cerca rifugio dalla città, si va su Husk sulla riva del fiume, che effettivamente si sta allontanando dalla grande città e che sta cercando di rallentare.
Questa cosa se la si abbina al dialogo dello stesso agente con il reverendo, che lo vede come membro anche lui di una setta (l’FBI), vorrebbe suggerire che le due parti si possano vedere quasi allo stesso modo? Se così fosse sarebbe una lettura piuttosto interessante.
E’ bella la visione del moderno nazista che viene data, con le famigliole e i barbecue al sole, che va in antitesi con l’immagine comune del disadattato sociale, contribuendo all’inquietante immagine di un male capace di mimetizzarsi negli spazi più insospettabili.
Arriviamo qui al secondo problema: il ritmo. The Order è un film piuttosto lento e lungo. Ciò non sarebbe minimamente un problema, se non fosse che… lo percepisci. Il buon film lento e lungo è tale perché ha una sceneggiatura capace di dettare da sola un ritmo frizzante e serrato, non facendoti subire lo scorrere del tempo. Torniamo al problema 1, ossia la sceneggiatura.
La sceneggiatura. Abbiamo detto che pecca di freddezza e di ritmo, ma c’è anche un terzo problema: si sarebbe potuto esplorare molto di più la mentalità delle persone che possono sentirsi attratte da certe terribili ideologie politiche e culturali.
Il film ci prova, in particolare con le scene di reclutamento, dando soprattutto l’idea della sensazione di un’ingiustizia subita. Ci può stare, ma si sarebbe potuto approfondire l’aspetto molto di più, perciò a conti fatte quasi 2 ore piene sono troppe per ciò che si vede sullo schermo.
La morte dell’agente Bowen è recitata fin troppo bene, per un rapporto che non prende mai davvero il volo come vorrebbe il film (non che non ci abbiano provato, come con la scena in macchina) rimanendo sempre, invece,… freddo. Come non ingrana neanche il rapporto di Husk con la collega, e come anche l’incontro tra Bob e Husk non riesce ad essere per niente un momento di tensione come si vorrebbe.
La fotografia per la maggior parte del tempo è quella di un film Amazon standard, mentre sono azzeccate le scene di violenza, sobrie ma secche al punto giusto.
Il film manca anche di scene veramente memorabili; a mio parere la migliore è quella in cui Bob insegna al figlio piccolo a sparare con un’arma vera. Una scena indicativa di tante cose…
L’etica e il messaggio del film è il suo vero punto forte, ciò che racconta, della società americana e più in generale di quella moderna.
Alla fine The Order trasmette un’idea che vuole essere comunque tranquillizzante, con un male che si riesce a sconfiggere alla fine del film, senza indugiare su dei suoi possibili rimasugli o rigurgiti. Nelle didascalie ai titoli di coda, però, il riferimento (e la critica) all’epoca strettamente contemporanea è evidente.
Un film che non è brutto, ma che si sarebbe potuto impegnare un po’ di più. Comunque, riguardo alle tematiche trattate, ci consoleremo col fatto che sia solo un film e che comunque sono ormai cose vecchie e passate.
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