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V/H/S (2012) la recensione. Paura? Sogni d’oro, forse
La recensione di V/H/S, horror mockumentary antologico diretto da più registi. Parte iniziale no spoiler, per poi entrare nel dettaglio dei vari corti del film.
La storia dei mockumentary è una storia iniziata in maniera geniale e che, col tempo, ha visto sempre più la presenza di prodotti mediocri, se non proprio di bassa qualità. V/H/S (2012) ne è un esempio.
La storia dei mockumentary
La parola nasce dall’unione tra mock (“prendere in giro”) e documentary (“documentario”); un falso documentario quindi.
Il primo vero mockumentary non è un film, bensì un esperimento radio. Nel 1938 la CBS, all’interno del programma Mercury Theatre on the Air, mise in onda La Guerra dei Mondi. Era un adattamento radiofonico di Orson Welles del romanzo di fantascienza di Herbert George Welles. Attraverso bollettini informativi, interviste e interruzioni d’aggiornamento del programma musicale, veniva raccontato in diretta lo sbarco (ovviamente non vero) degli alieni nel New Jersey.
La trasmissione fu talmente riuscita da generare il panico in una buona fetta dei radioascoltatori.
In ambito audiovisivo il mockumentary nasce nel 1957 con La Raccolta degli Spaghetti Svizzeri, di Charles De Jaeger.
Tuttavia, senza dubbio i due esponenti del genere più famosi, e che diedero vita al mocku-horror come lo conosciamo oggi, sono: Cannibal Holocaust (1979) e The Blair Witch Project (1999). In Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, morti particolarmente realistiche si univano a reali uccisioni di poveri animali. In The Blair Witch Project, di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez il pubblico entrò in sala credendo che il documentario proiettato fosse vero e che la troupe fosse morta. Furono poi gli stessi membri del cast a dover smentire la cosa.
Di lì in poi sono cominciati ad arrivare sempre più mockumentary, per via della ghiotta occasioni di fare il botto d’incassi spendendo pochissimo nella realizzazione del film. Ovviamente il tutto a scapito della qualità.
V/H/S
V/H/S sulla carta sarebbe stato un progetto davvero molto interessante.
Il film infatti è un mocku-horror antologico in cui, seguendo comunque il filo di una trama di base, si susseguono i cortometraggi (che sarebbero i filmati delle videocassette nel film) di diversi giovani registi dell’epoca.
V/H/S vede, infatti, la presenza alla regia di: Matt Bettinelli-Olpin, David Bruckner (Hellraiser [2022]), Tyler Gillett (Finché morte non ci separi [2019], Scream [2022], Scream VI [2023], Abigail [2024], tutti co-diretti con Matt Bettinelli-Olpin), Justin Martinez, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Chad Villella, Ti West (X: A Sexy Horror Story [2022], MaXXXine [2024]) e Adam Wingard.
La recensione no spoiler
Questo film finisce per tradire parecchio le aspettative.
I due macro-problemi sono: il piattume di trama e l’impossibilità ad empatizzare con nessuno dei personaggi. Il risultato narcotizzante viene smorzato solo dalle scene un po’ più efferate, ma finisce lì.
L’occasione del film maledetto viene gettata alle ortiche, diventando solo una banale carrellata dei vari cortometraggi e riempitivi, come certe scene erotiche iniziali.
Inoltre, giustificare il fatto che questa gente riprenda in continuazione diventa talmente arduo, che in diversi casi smettono di preoccuparsene proprio. Che delusione.
Proseguiamo con le recensioni più dettagliate dei singoli episodi.
1) La trama principale di V/H/S
Un gruppo di ladri viene assoldato per recuperare da una casa alcune videocassette. Le cose prenderanno una piega inquietante.
I personaggi oltre ad essere degli idioti sono anche dei delinquenti, quindi alla mancanza di interesse per le loro sorti si unisce anche il nervoso, come quando molestano la coppia per strada.
Potrei pensare che sia una cosa voluta, visto che il film è anche un po’ uno slasher, per gioire delle loro morti. Ma vedendo la scrittura anche degli altri personaggi, non lo credo.
In una casa con un cadavere dentro si separano allegramente, così che poi uno alla volta possano scoprire le “cassette del terrore“. Tra l’altro, le reazioni alla visione di queste cassette, che nella vita normale traumatizzerebbero per l’eternità, è la stessa di quando si legge un documento scritto da una persona con una brutta calligrafia. Ovviamente tutti rimangono a guardarsi la propria buoni buoni.
2) Episodio 1: Amateur Night (David Bruckner)
Tre ragazzi vanno in giro per locali di sera, sperando di trovare ragazze da portare a letto. Uno dei tre si imbatterà in una che si rivelerà essere una strana creatura. Questa prima ammazzerà tutti i suoi amici poi, nonostante sembri provare qualcosa per lui, farà lo stesso anche con lui.
L’idea sarebbe anche carina, ma confluisce solo nel trash, come la scena in cui la creatura ci rimane male per la fellatio andata male. Il trucco della creatura è veramente poco ispirato, sembra una specie di raganella.
L’espediente per giustificare le riprese è uno dei più improbabili che abbia mai visto. Si riesce quasi a sentire lo sforzo (ma forse neanche troppo) degli sceneggiatori ad averla tirata fuori. L’espediente è che uno dei tre ragazzi ha degli occhiali che filmano, in modo da poter immortalare i culi delle ragazze. Tralasciando tutte le incongruenze del funzionamento di questa microcamera, a questo punto sarebbe stato meglio dire:
“Vogliamo fare il mockumentary perché ci piace, ma non ci va di scervellarci per giustificarlo. Guarda e taci.”
3) Episodio 2: Second Honeymoon (Ti West)
Sam e Stephanie sono in viaggio per gli Stati Uniti. Una notte si imbatteranno in una strana ragazza fuori da loro motel.
Qui non glie n’è importato proprio nulla di giustificare le continue immotivate riprese. Riprende la ragazza durante scene intime e banali, riprende l’assassina mentre taglia la gola a Sam.
La storiella procede lenta e boriosa, per poi risolversi in maniera elementare e pure spoilerata dal manichino cartomante (con 2 soli personaggi in scena chissà a chi si riferiva quando diceva a Sam “qualcuno approfitterà del tuo buon carattere”).
Stephanie si era messa d’accordo con la ragazza, sua amante, per liberarsi del marito e scappare insieme.
Non si spiega, allora, la scena in cui la ragazza entra di notte nella loro stanza prima dell’omicidio a fare dispetti o a chiedere passaggi.
Un brodo allungato inutilmente, che alla fine si rivela essere acqua e basta.
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4) Episodio 3: Tuesday the 17th
Nonostante anni prima una ragazza sia riuscita a salvarsi da un demone che aveva ucciso tutti i suoi amici, decide di tornare in quello stesso bosco, usando altri amici come esche e mettendosi nuovamente in pericolo (infatti poi muore) solo per… poter dimostrare l’esistenza del demone perché nessuno le aveva creduto.
Stop, basta già questa trama demenziale per far finire l’analisi. Demenziale come i suoi personaggi e come lo stesso demone. Uno dei demoni più fessi di cui si abbia memoria, capace di permettere la costruzione di tutte le trappole (invisibili eh) nel suo bosco E DI FINIRCI PURE IN TUTTE A CAPOFITTO!
Però alcune scene splatter sono ben fatte e ti svegliano un minimo.
5) Episodio 4: The Sick Thing that Happened to Emily when She was Younger
Emily parla col suo ragazzo, James, attraverso una video chat, riferendogli paure circa delle presenze che percepisce in casa sua.
Qui si assiste forse alla scena più forte, quella dell’estrazione del bambino dal corpo della povera Emily.
Per il resto, però, la noia regna sovrana.
Emily fa tenerezza, sola in quella casa piena di fantasmi e col ragazzo che la inganna. Peccato che, dopo i primi fenomeni paranormali, a posto di scappare a velocità supersonica, anche nei giorni seguenti, si mette a girare di notte con un computer in mano… perché vuole parlare con i fantasmi. E niente, ci abbiamo provato.
6) Episodio 5: 10/31/98
Quattro ragazzi vengono invitati a una festa di Halloween, ma quando arrivano a destinazione trovano la casa vuota. Scopriranno che al piano di sopra sta avvenendo un rituale satanista che ha come vittima sacrificale una giovane donna. Salveranno la ragazza, ma questa si rivelerà già posseduta e provocherà la loro morte.
Miracolo! Dei personaggi per i quali ci si ritrova a fare il tifo, seppur dei bamboccioni e duri di comprendonio. Il dubbio che anche quella non sia stata una mossa intelligente, però, a conti fatti resta eccome.
Carina l’idea e la messa in scena della casa infestata dai demoni, ma anche qui nulla di che.