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Dietro la sceneggiatura: Ennio Flaiano

Dietro la sceneggiatura: Ennio Flaiano

Oggi parliamo di Ennio Flaiano per la rubrica “Dietro la sceneggiatura”, dedicata ai più importanti autori del cinema italiano.

 

Nato a Pescara nel 1910, Ennio Flaiano è stato una figura centrale nel panorama culturale del Novecento. Trasferitosi a Roma nel 1922, ha iniziato la sua carriera come giornalista e scrittore, muovendo i primi passi come recensore di libri. Dopo aver partecipato alla Guerra d’Etiopia, è tornato nella capitale e ha collaborato con diverse riviste in qualità di critico letterario, teatrale e cinematografico. Nel 1947 vinse il premio Strega con il romanzo Tempo di uccidere, basato sulla sua esperienza nella guerra.

Dentro la sceneggiatura: Ennio Flaiano

Il lavoro nella settima arte

Il suo ingresso nel mondo del cinema, come soggettista e sceneggiatore, lo ha consacrato tra i protagonisti indiscussi dell’industria cinematografica italiana degli anni ’50 e ’60. Ha lavorato con registi del calibro di Luigi Zampa, Dino Risi, Roberto Rossellini e Michelangelo Antonioni. Ma la collaborazione più celebre e duratura è stata quella con Federico Fellini: un rapporto intenso, a tratti conflittuale, ma incredibilmente prolifico, che ha dato vita a dieci film, tra cui capolavori immortali come I vitelloni (1953), La strada (1954), La dolce vita (1960) e (1963).

La sua visione nelle opere

Flaiano era un intellettuale profondamente calato nel suo tempo, e questo si rifletteva in tutte le sue opere. La sua scrittura portava alla luce le inquietudini, le contraddizioni e le ansie dell’Italia del dopoguerra. Conosceva profondamente Roma, la città che lo accolse e che amava tanto da definirla “catastrofica” – un aggettivo che racchiudeva tutto il suo disincanto e, al contempo, la sua fascinazione per la capitale.

Un uomo, mille sfaccettature

Flaiano viene ricordato per la sua straordinaria abilità nell’uso della satira, spesso impiegata per esprimere il suo dissenso nei confronti del regime fascista e della società del suo tempo. Era una figura riservata ma rispettata da tutti, e la sua presenza aveva un carisma discreto ma incisivo. Frequentatore abituale del Caffè Rosati, uno dei salotti culturali di Roma, si trovava spesso in compagnia di artisti, registi, poeti e scrittori del calibro di Trilussa, Moravia, Pasolini e molti altri.

Ennio Flaiano ha lasciato un segno profondo nella storia del cinema italiano, non solo per la qualità delle sue sceneggiature, ma per la lucidità con cui ha saputo raccontare un Paese in trasformazione. Dietro ogni grande film, spesso c’è una grande penna — e quella di Flaiano ha scritto pagine indimenticabili della nostra memoria collettiva.

 

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