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Dietro la sceneggiatura: Sergio Amidei

Per l’appuntamento odierno parleremo di uno sceneggiatore che ha fatto del lavoro di squadra il suo punto di forza: Sergio Amidei.

Nato a Trieste il 30 ottobre 1904, Amidei si trasferì nel capoluogo piemontese all’età di vent’anni. A Torino lavorò presso la Fert, uno degli stabilimenti cinematografici più importanti dell’epoca. Qui il giovane iniziò a muovere i primi passi nel mondo della settima arte, lavorando come comparsa e aiuto regista. Durante questo periodo cominciò anche a scrivere i primi soggetti, soprattutto adattamenti di personaggi realmente esistiti, per film come Pietro Micca (1938) e Don Bosco (1935). Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, Amidei aderì al movimento neorealista, avvicinandosi alle personalità di spicco del periodo.

Le grandi collaborazioni

Giunto a Roma, iniziò a collaborare con numerosi registi, tra cui Camillo Mastrocinque, Carmine Gallone, Ferdinando Maria Poggioli e Mario Camerini. Negli anni del dopoguerra conobbe due grandi rappresentanti del neorealismo: Roberto Rossellini e Vittorio De Sica. Con Rossellini, Amidei scrisse molti film, tra cui alcuni dei più celebri del regista, come quelli che compongono la cosiddetta “trilogia della guerra antifascista”: Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1948). Con De Sica collaborò alla sceneggiatura del film Sciuscià (1946), insieme a Cesare Zavattini, Adolfo Franci e Cesare Giulio Viola. Degno di menzione è anche Anni difficili (1948) di Luigi Zampa, scritto con Vitaliano Brancati

Negli anni ’50 Amidei collaborò a molti film del regista Luciano Emmer, tra cui Domenica d’agosto (1950), Parigi è sempre Parigi (1951), Le ragazze di piazza di Spagna (1952), Il bigamo (1955) e Il momento più bello (1957). Secondo la critica, queste prime opere segnarono l’inizio di un nuovo filone cinematografico, definito neorealismo rosa.

Più tardi, Amidei tornò a occuparsi di tematiche più impegnate, come dimostra Il generale Della Rovere (1959), diretto da Rossellini, con De Sica nel ruolo del protagonista. Collaborò inoltre alla sceneggiatura dei primi due film diretti da Alberto Sordi: Fumo di Londra e Scusi, lei è favorevole o contrario?

Negli ultimi anni della sua carriera, prima della morte, scrisse numerose commedie, tra cui La più bella serata della mia vita (1972) di Ettore Scola, Anastasia mio fratello (1973) di Steno e Un borghese piccolo piccolo (1977) di Mario Monicelli.

Uno stile partecipativo

Lo stile di scrittura di Sergio Amidei si distingueva per una profonda attenzione alla realtà sociale e umana dei suoi personaggi. Lontano da ogni forma di retorica, privilegiava un linguaggio essenziale, asciutto, ma ricco di significato, capace di restituire con autenticità le sfumature della vita quotidiana. Amidei considerava il cinema un’opera collettiva: credeva fortemente nel lavoro di squadra, nel confronto costante con registi, altri sceneggiatori e attori, convinto che solo attraverso la collaborazione si potesse arrivare a una verità artistica condivisa. Nei suoi soggetti, emerge spesso una sensibilità per le classi popolari e per le ingiustizie sociali, elementi che lo resero uno dei protagonisti più coerenti e significativi del neorealismo italiano. Anche quando si confrontò con la commedia, non abbandonò mai del tutto questa sua visione partecipe e critica della realtà.

Numerosi attori, registi e sceneggiatori hanno riconosciuto la sua importanza: in suo onore è stato istituito il Premio Sergio Amidei, prestigioso riconoscimento internazionale alla migliore sceneggiatura, assegnato nella città di Gorizia.

Miriam Gallinelli

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