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This is Halloween: Psyco di Alfred Hitchcok

This is Halloween. I migliori registi del cinema horror

Nel mese più terrificante dell’anno e per gli amanti della paura diamo vita alla rubrica This is Halloween celebrando i migliori registi del cinema horror.

Dalle origini fin ai nostri giorni, il cinema horror ha avuto particolare fascino per le emozioni che suscita e per l’esplorazione delle paure più intrinseche dentro di noi. Dietro ogni film ci sono registi altrettanto memorabili che hanno saputo fare del genere cinematografico una vera e propria bibbia da seguire per il futuro. 

This is Halloween: in origine era l’espressionismo tedesco

Dalla pioneristica scia tracciata da George Méliès con il suo La manoir du diable (1896), considerato il primo film horror della storia del cinema, furono i registi tedeschi a dare origine ai primi film del genere horror. Dagli inizi del XX secolo, alcuni artisti appartenenti al movimento Espressionista iniziano a proporre alcune opere con immagini distorte con forti contrasti di luce, quasi grottesche e cupe.

Tra questi artisti vi fu Robert Wiene con Il gabinetto del dottor Caligari (1920), considerata prima pellicola ufficiale del cinema horror. Wiene punta molto sulla messa in scena: il rigore della composizione con superfici stilizzate, forme simmetriche o distorte. L’esasperazione della recitazione, delle ambientazioni si estende ad ogni elemento del film e contribuisce al racconto di una storia tra realtà e allucinazione.

L’altro esponente del movimento espressionista è Friederich Wilhelm Murnau, che nel 1922 diresse uno dei capisaldi assoluti nella storia dell’horror, Nosferatu il vampiro. L’autore si ispirò liberamente al romanzo Dracula di Bram Stoker nel 1897. Rispetto al suo predecessore Wiene, Murnau si sposta dalla forma espressionista a quella cinematografica. Infatti inizia a girare in esterna lasciando la sensazione di una minaccia incombente tramite inquadrature e contrasti di luce che rendono la natura e l’ambiente inquietante. Così diede vita, nonostante alcune problematiche legate ai diritti dell’opera, ad un’opera fondante del cinema horror. 

Alfred Hitchcock: il maestro del brivido

Tra i grandi registi del cinema horror il primo in assoluto da celebrare è Alfred Hitchcock, conosciuto come Il maestro del brivido. Iniziando da alcune pellicole thriller e gotiche, come Rebecca (1940), Hitchcock sviluppa una personale concezione della suspense.

Dal concetto di whodunit (ovvero il finale a sorpresa) tipico del mystery anglosassone, il regista fa prevalere l’identificazione fra lo spettatore e il protagonista, quasi sempre un innocente finito in un intrigo più grande di lui. Lui riesce ad attirare l’attenzione dello spettatore grazie alla suspense, permettendo loro di logorarsi dal sapere sin dall’inizio qualcosa di inquitante che non è ancora nota ai personaggi. 

Sicuramente le situazioni paradossali, tipiche delle sue pellicole provengono dalla formazione cattolica avuta durante la sua infanzia e adolescenza. Ciò che rende unici i suoi film e soprattutto il suo stile registico: esempio è l’immagine ferma, pratica ideata da lui per condensare gran parte del significato di un racconto in singole inquadrature o singoli movimenti di macchina. 

I due film del genere horror che hanno reso Hitchcok tale sono indubbiamente Psycho (1960), tratto dall’omonimo romanzo di Robert Bloch, e Gli uccelli (1963), soggetto ispirato dall’omonimo racconto di Daphne Du Maurier. In Psycho, votato il settimo film più pauroso di tutti i tempi da Entertainment Weekly, tramite la messa in scena di un complesso edipico crea una suspense che rimane insuperata in tutta la storia del cinema. Ma se in Psycho gli animali appaiono immobilizzati, in Gli uccelli rivendicano tutta la loro forza e diventano dei soggetti attivi, capaci di rivoltarsi contro gli uomini.

John Carpenter: horror e fantascienza

Nell’era d’oro di Hollywood iniziano ad emergere autori e registi che hanno rimodellato il cinema horror intersecandolo con quello fantascientifico. John Carpenter ne è l’ampio assoluto di questa intersecazione di generi. Oltre i confini dell’horror, ha dato origine a film che sono rimasti impressi agli spettatori molto tempo dopo la fine dei titoli di coda, tenendoci svegli la notte con il pensiero di una forza inarrestabile che invade le nostre case. 

Attratto dalla settima arte e dalla regia fin dalla tenere età, è sempre stato appasionato del genere horror e fantascienza di Serie B, quindi a basso budget. Infatti da qui prese ispirazione e sperimentò che anche con un budget limitato si possono creare le pellicole cinematografiche più intraganti e fiorenti del genere.

L’esempio è Halloween – La notte delle streghe (1978), nel quale ha dimostrato la sua grande capacità di creare tensione e paura con budget limitati e scenari semplici lo ha reso un maestro del genere. Dando vita anche a uno dei personaggi più iconici dell’horror: Michael Myers. Carpenter è anche famoso per il suo uso della musica, avendo composto molte delle colonne sonore dei suoi film, tra cui lo stesso Halloween

Tra le tante pellicole di John Carpenter non si può che citare anche La cosa (1981) remake per l’appunto del suo amato film degli anni cinquanta, in cui un gruppo di personaggi, su una base artica, deve sopravvivere alla minaccia aliena che serpeggia, mutevole e ferocissima, negli spazi claustrofobici dell’ambientazione. 

Scream 6

Wes Craven: fuori dalle regole

I critici hanno sempre affermato che per infrangere le regole bisogna prima conoscerle, quindi per sperimentare bisogna avere padronanza tecnica di un determinato mezzo. Infrangere una regola, nel migliore dei casi, si può diventare un artista fuori dagli schemi e avere anche un certo tipo di successo. Questo è quello che è successo a Wes Craven.

Il regista all’inizio della sua carriera, dall’esordio con L’ultima casa a sinistra, inizia a rispettare queste regole, succesivamente decide di deviarle per attuare una vera e propria rivoluzione del cinema horror. 

Craven ha diretto due tra i più straordinari film di exploitation degli anni Settanta, creato uno degli slasher movies più iconici degli Ottanta, e negli anni Novanta ha ridefinito completamente il rapporto tra il genere horror e il suo pubblico.

Wes Craven ha sempre dimostrato di carpirne di cinema e di amare il genere horror a tal punto da riuscire a sviscerarlo e miscelarlo a suo piacimento. Già con il suo esperimento di metacinema in Nightmare Nuovo Incubo del 1994, Craven aveva dato una boccata d’aria fresca al cinema di genere, ma con Scream nel 1996 dettò nuove regole per quello che sarebbe diventato il cinema slasher moderno, ribadendo però una volta per tutte cosa lo aveva caratterizzato fino a quel momento.

Così Wes Craven mise parola su cliché, dinamiche e trame del cinema slasher, creando un vero e proprio film che insegnasse tutto quello che c’era da sapere sul genere. Incontrando la sceneggiatura di Scream, scritta da Kevin Williamson (che vinse anche il Saturn Award grazie a quest’opera) Craven ha trovato il mezzo perfetto per dare avvio al futuro del cinema slasher e chiudere così alcuni vecchi canoni. Ironizzando infatti su dinamiche, comportamenti dei personaggi, e modificando per sempre la figura del killer, il cinema slasher non è più stato lo stesso, grazie a Wes Craven.

L’Horror italiano: Bava, Argento e Fulci

Negli anni Venti e Trenta alcuni registi nostrani si sono cimentati nel cinema horror, si pensi ad Alessandro Blasetti con Il caso Haller del 1933 in cui propone un remake del film tedesco Der Andere di R. Wiene (1930), ma in Italia il genere horror nasce solo negli Cinquanta. Dei cineasti si specializzarono nel cinema di genere e iniziarono a produrre film con una dominantecomponente sovrannaturale e tetra, assolutamente inedita per il cinema italiano. Il cinema gotico italiano predilige, non tanto il soprannaturale o il fantastico, quanto una rappresentazione dell’uomo come all’origine del male.

Il maestro del cinema horror in Italia è Mario Bava che diede vita a cult quali La maschera del demonio (1960), tra i capostipiti del genere. Ammirato in tutto il mondo, venerato da Tarantino e da Tim Burton, divenne celebre anche per la creazione di trucchi cinematografici quando ancora non esistevano gli effetti digitali. Il suo film più spietato, che mette in luce la crudeltà dell’animo umano, è Reazione a catena (1971), precursore del genere slasher.

Altro nome di spicco per la cinematografia italiana è Dario Argento, noto a livello internazionale in quanto il primo regista italiano a dedicare tutta la sua produzione cinematografica all’horror e al thriller. Argento debutta nell’horror nel 1977 con Suspiria, il primo della trilogia Le tre madri. In ogni film parla di una delle Madri, una triade di streghe malvagie capaci di manipolare gli eventi con i loro poteri. È la pellicola più celebre e amata del regista dai cinefili appassionati dell’horror.

Nel successivo Inferno (1980), Argento si dedica alla più giovane delle tre Madri e chiede la collaborazione di Mario Bava per realizzare alcuni effetti speciali visivi. L’ultimo film della trilogia, La terza madre (2007), è diverso rispetto ai precedenti e generalmente meno apprezzato. Certamente si spinge ancora più in là in termini di violenza, sangue e nudità, anche perché al centro della vicenda c’è la più crudele delle tre streghe.

Altro regista che resta nella storia dell’horror italiano è Lucio Fulci, noto come il padrino del gore,  ha creato alcuni dei film horror più grafici e scioccanti. Con titoli come Zombi 2 (1979) e Paura nella città dei morti viventi (1980), Fulci ha spinto i confini della violenza e del gore nel cinema horror. Rendendo celebri i suoi film per gli effetti speciali e la loro capacità di creare un senso di terrore disturbante, Lucio Fulci ha influenzato tantissimi suoi colleghi registi contemporanei e non solo che hanno sperimentato le sue innovazioni. 

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