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Crisi, la recensione su Almanacco Cinema

Il cinema di Ingmar Bergman: Crisi

Per la rubrica settimanale Il cinema di Ingmar Bergman, oggi parliamo di Crisi, un debutto incerto, ma già abitato da inquietudini, conflitti e fragilità.

Il film è uscito nell’anno 1946, grazie ad una produzione low-budget, ricca di grande libertà espressiva. Bergman aveva solo 27 anni e lavorava già come sceneggiatore. 

Crisi

Il giovane Bergman inizia, grazie a questa prima pellicola, ad esplorare le tensioni che segneranno le sue future opere. Famiglia, desiderio soffocato e sradicamento sono tutti temi centrali del film, che ritroveremo anche nelle sue pellicole future. Crisi, è un lungometraggio, nato per esigenza di raccontare un’urgenza.

Ambientato un una piccola cittadina svedese che sembra essere sospesa nel tempo, il film racconta del ritorno della madre biologica di una giovane donna cresciuta con una madre adottiva. Qui, si apre una scelta per la ragazza, divisa dalla sicurezza di un’infanzia serena e il richiamo del mondo. L’arrivo improvviso della madre biologica, donna libera e scandalosa agli occhi della società bigotta, sconvolge totalmente gli equilibri.

Sedotta dal fascino della grande città, la ragazza sceglie di seguire la madre biologica a Stoccolma, dove scopre il lato oscuro del mondo adulto. Colta da dolore e disillusione, sceglierà di tornare alle sue radici e di accettare l’amore sincero del giovane che è da sempre innamorato di lei. Questa è la crisi che da il titolo al film, che riflette il forte turbamento esistenziale dei personaggi e dello stesso regista.

Opera prima

Crisi è un miscuglio di melodrammi e originalità. Bergman, già da questa sua prima opera, inizia a lavorare sul “non-detto”, ovvero: sugli sguardi, sulle pause, sui suoi famosi primi piani e sulla luce, mai neutra, che riesce a plasmare i volti. Questa opera prima, ci sorprende anche per il duello psicologico, per l’uso del trucco e dei costumi e ci fa sorgere un dubbio: forse il vero teatro del dramma è interno, non scenico.

Pur essendo un’opera considerata minore, Crisi è un film che ha un ruolo chiave per capire l’evoluzione del regista. Le due madri, per esempio, preannunciano la polarità che ritroveremo in Persona. La giovane Nelly, in bilico tra le due forze, è lo specchio delle future figure bergmaniane in bilico tra identità e senso di smarrimento. Si capisce da subito l’esigenza di fare del cinema un luogo di interrogazione morale, dove possiamo chiederci cosa significa vivere, scegliere e appartenere. In crisi, Bergman non ha ancora trovato la sua voce piena, ma la sta sicuramente cercando, e proprio questa tensione rende il film estremamente affascinante e allo stesso tempo estremamente fragile.

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