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Il cinema di Ingmar Bergman: Sogni di donna
Per la rubrica settimanale Il cinema di Ingmar Bergman, oggi parliamo di Sogni di donna, film del 1955 spesso definito come lavoro minore del regista svedese.
La pellicola segue la storia di due donne: Susanne, direttrice di una casa di moda e Doris, giovane modella dell’atelier.
Sogni di donna
Entrambe le protagoniste hanno delle storie tormentate con due uomini. Susanne è innamorata di un uomo sposato, Henrik. Per riuscire a rivederlo, decide di portare il suo entourage a Göteborg, compresa Doris, che durante questo viaggio viene corteggiata da un uomo maturo e ricco il quale tenta di comprare il suo affetto e la sua giovinezza con regali lussuosi.
Definire questo film come una delle opere “minori” di Bergman sarebbe riduttivo, perché dietro all’apparente leggerezza del film si nasconde una riflessione profonda sulla disillusione femminile, un tema ancora oggi estremamente attuale. Il punto più alto del film si raggiunge durante il confronto tra Susanne, Henrik e la moglie di quest’ultimo, che riesce a smascherarlo con una calma disarmante. Superfluo parlare della bravura di Bergman nel cogliere e restituire le espressioni degli attori: la difficoltà di comunicare e l’impossibilità di trovare un amore senza maschere sono i nuclei emotivi della pellicola, e il regista riesce a trasmetterli con grande intensità.
La scena finale da sola vale la visione del film. Rientrate a Stoccolma, entrambe le protagoniste vivono un punto di svolta: a Susanne viene recapitata una lettera da parte del suo ex amante che la invita a fare il viaggio di cui tanto avevano parlato, ma lei sceglie di strappare la lettera e proseguire con il suo lavoro. Per quanto riguarda Doris, il suo fidanzato – chiamato da Susanne – è tornato, e finalmente i due riescono a riconciliarsi.
Non è affatto scontato che, a metà degli anni ’50, Bergman mostri questa forte empatia verso il mondo femminile, che in seguito diventerà il suo centro poetico. In questo film ci racconta di due donne coraggiose che, nonostante la disillusione, non si sono fatte schiacciare da rapporti ingiusti o irrispettosi, ma scelgono di difendere la propria dignità.