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Mysterious Skin: Il trauma nel cinema – Sotto la superficie

Due vite e un trauma comune. Mysterious Skin racconta due corpi frammentati e persi, che si agitano per colmare una parte di sé rubata troppo presto.

Tratto dal romanzo di Scott Heim e diretto da Gregg Araki, Mysterious Skin (2004) attinge alla delicatezza nonché alla brutalità per raccontare una storia di abuso. Una storia che prende corpo in Neil (Joseph Gordon-Levitt) e Brian (Brady Corbet), per dare voce a uno dei traumi più complessi. Il trauma si insinua in ogni angolo del presente, che diventa un vero e proprio campo di battaglia. Identità, corpo e ricordi non sono integri, e la mente tenta di raccontarsi una storia che sia più dolce della realtà.

I due adolescenti hanno vissuto lo stesso trauma e seppur la cicatrice sia la stessa, viene “curata” in modo differente. Neil è un’anima errante che scalpita, fugge e va incontro a quel trauma, sublimandolo. Mentre Brian lo nega e ne raccoglie i pezzi creandone una storia di fantasia. È un trauma che non riesce a trovare un nome né un volto, seppur sia sempre accanto ai protagonisti.

Mysterious Skin, la pelle che abitiamo

La pelle è ciò che racchiude quello di cui siamo fatti: carne, ricordi, emozioni. È un involucro, il confine tra ciò che siamo e ciò con cui veniamo in contatto. La pelle può essere mutevole e decidere che vestito indossare per non far soffrire l’anima. Neil e Brian abitano corpi che non corrispondono più alla loro identità, poiché hanno preso forme diverse per sopportare la realtà. Il trauma vive sotto la superficie della pelle. E questa è misteriosa, in quanto è proprio lì che giacciono la verità cancellata, il dolore e il ricordo. Il corpo diventa un custode di segreti che nemmeno la coscienza è pronta ad accettare, poiché il trauma è stato impresso ancor prima che questa potesse dirsi formata.

Brian, riscrittura del trauma

Da una parte c’è Brian che ha rimosso tutto. La sua mente lo difende da un trauma troppo grande, negandolo e costruendone un racconto di fantasia più tollerabile. Ma la sua realtà viene contaminata sistematicamente da un vortice nero di emicranie, vuoti di memoria e sangue che esce dal naso. È il corpo che parla quando la mente non riesce a farlo.

Brian rimuove l’esperienza e la sostituisce con un rapimento alieno. Così, il trauma trova una possibilità alternativa di come siano andate le cose, travestendosi per essere osservato innocuamente dagli occhi di un bambino. Tuttavia, nel momento in cui un gesto inganna il racconto di fantasia creato, è evidente come la negazione abbia dato un sollievo che è esclusivamente momentaneo.

Neil, la promiscuità come difesa

D’altro canto, Neil affronta l’abuso vissuto con tutt’altra pelle. Il suo corpo diventa un veicolo, un modo per controllare. Il ragazzo cresce sessualizzando il proprio trauma, tentando di ripetere il pattern come se fosse lui a sceglierlo. In questo modo è come se riuscisse ad esercitare una forma di controllo su di esso, dunque a non esserne vittima.

Neil sembra non dare valore a nulla, persino al suo corpo, che autodistrugge, quasi come a voler annientare ogni cosa. È sfuggente e impenetrabile. Non si lega a niente e nessuno, fingendo leggerezza e indifferenza. Tuttavia, è proprio la promiscuità a proteggere quella ferita troppo profonda da accettare.

Mysterious Skin, la cura

L’incontro tra i due ragazzi è una ferita che si guarda allo specchio, dopo tanto tempo. Non c’è redenzione né salvezza, ma solo accettazione. Con l’incontro tra Neil e Brian, si ricongiungono anche tutti i frammenti. La pelle si mostra per ciò che è davvero, trovando ascolto in chi non ha bisogno di giudicare. Sono due silenzi che soffrono e si sfiorano. 

I due sono seduti sul divano della casa dell’orco e a mano a mano la camera sale, circoscrivendoli nell’unico spiraglio di luce nel bel mezzo dell’oblio oscuro. Brian è accovacciato sul petto di Neil, quasi tornando ad essere quel bambino a cui è stata strappata l’innocenza. Prima che il suo volto diventasse assente e vuoto.

Neil vorrebbe fuggire insieme a Brian, sparire da quel mondo crudele, e che entrambi potessero elevarsi nel cielo come due angeli. Ma in cuor suo sa che l’accettazione è l’unica cura. E così, in quell’abbraccio fragile nel silenzio, la ferita viene accarezzata per la prima volta.

Serenella Bozhanaj

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