Per il primo numero della rubrica settimanale Piccolo grande cinema, parliamo di uno dei cortometraggi più influenti di sempre: Viaggio nella luna.
Il cinema come lo intendiamo, ormai da un pò di tempo, sta passando un grave periodo di crisi, dettato anche da sfere di influenze che vanno oltre il cinema stesso. Ma, mentre questa nube tenebrosa incombe sulle teste di un settore intero, la produzione continua ad avere numeri alti – anche superiori del periodo prima del Covid – e gli autori continua a girare e scrivere. Ancora più grande è la produzione dei cortometraggi.
Su Almanacco Cinema, con questa nuova rubrica settimanale – Piccolo grande cinema – vedremo alcuni dei cortometraggi più importanti, famosi, influenti e semplicemente belli mai prodotti. Il cortometraggio non è solamente il metodo di partenza più comune per giovani autori ed autrici, ma rappresenta anche il primo vero tramite del cinema con il mondo, sin dai suoi albori primordiali.
Dopo due esperimenti che consistevano nella ripresa di fotografia in rapida successione – Sallie Gardner at a Gallop del 1878 e Man Walking Around a Corner del 1887 – finalmente, il 14 ottobre del 1888, l’inventore francese Louis Aimé Augustin Le Prince riesce a catturare circa 3 secondi di quattro persone in un giardino, che camminano e ridono. Roundhay Garden Scene, il primo film della storia del cinema.
Nell’interessantissimo, e quasi introvabile, documentario The First Film di David Wilkinson, si cerca di risalire alle origini della settima arte, superando le nozioni generalmente accettate che mettono i fratelli Lumière e Thomas Edison come inventori del cinema in senso stretto. Però, il 28 dicembre 1895, avviene la prima proiezione cinematografica, al Grand Café del Boulevard des Capucines di Parigi, grazie proprio a Auguste e Louis Lumière.
Dopo anni di vicende giudiziarie sul chi attribuire l’invenzione del cinematografo, dal 1900 si iniziarono a diffondere gli strumenti e le basi di un’arte che ancora non esisteva, ma che comprendeva in sè una reiterazione di tutto ciò che riguardava il resto delle arti conosciute, più un singolare mezzo il quale distingueva – ancora oggi – effettivamente la cinematografia da qualsiasi altro: il montaggio.
Il primo a capirlo fu uno dei padri fondatori, Georges Méliès. Definito il Giotto della settima arte, questo vecchio prestigiatore ed illusionista riuscì a girare circa 550 filmn – corti – in meno di vent’anni, definendo un processo proprio durante il suo definire. Nel 1902 realizzò Viaggio sulla luna, considerato la prima pellicola fantascientifica di sempre, che prendo a piene mani dalle opere di autori letterari come Jules Verne e H. G. Wells.
Diviso in quattro quadri, l’opera rappresenta il viaggio sul satellite artificiale di alcuni importanti astronomi, attraverso un razzo-proiettile che atterra sulla sua faccia – la sequenza più famosa. La curiosità degli astronomi si scontra ben presto con il popolo che abita il corpo celeste. Attualmente in varie versioni, che si attestano attorno ai 15 minuti, la pellicola fu la prima veramente di successo nella storia del cinema, tanto da divenire oggetto di pirateria.
Muto ed in bianco e nero – i fotogrammi furono colorati a mano dopo – il film consiste in una sequenza di scene a macchina fissa e sperimenta, come già alcune opere precedenti di Méliès, un tipo di prodotto narrativo – grazie proprio al montaggio – la cui storia, però, diventa secondaria rispetto alle innovative tecniche degli effetti speciali ed ai mondi che, tramite scenografia e costumi, fu in grado di assemblare.
Con la stessa tecnica e lo stesso approccio, due anni più tardi, Méliès girò Il Viaggio attraverso l’impossibile, che sembrerebbe un titolo perfetto per la storia del cinema, ma che descrive il viaggio di una stravagante compagnia per il mondo grazie ad un nuovo mezzo, appena brevettato, che racchiude in sè tutti i mezzi di trasporto e li usa a suo vantaggio, collegando montagna, cielo, spazio e mare.
Già da qui, parte un’intera ala cinematografica, quella del cinema di genere. Un particolare filo di continuità, che traccia una linea retta e ci conduce nuovamente ai giorni nostri, nel 2025, quando sembra essere proprio il cinema di genere – soprattutto ad Hollywood ed in Italia – a trainare l’esculsiva originalità autoriale – e non – del cinema stesso.
Di fronte a Sora 2, nuova versione del modello video di OpenAI, l’industria dell’intrattenimento si…
Nel mese dell'horror arriva un annuncio a sorpresa: La Llorona tornerà con un sequel prodotto…
Il Cinema Europa di Roma, chiuso nel 2020, riaprirà grazie ad un accordo stipulato da…
Con The Silent Hour, Brad Anderson indaga il suono mancante come materia del thriller: un…
Alla Festa del Cinema di Roma, verrà presentato in anteprima Pontifex. Il documentario di Daniele…
Un urlo disperato, un grido all'umanità, un testamento orale che ci affida una responsabilità fondamentale…