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Scorsese racconta Scorsese: Italoamericani
Martin Scorsese continua la sua narrazione personale, aprendo le porte della sua casa e presentando la sua famiglia nel documentario Italoamericani.
Per il quarto numero di Scorsese racconta Scorsese, ci troviamo a metà degli anni ’70 e, Martin Scorsese, si sta spianando man mano la strada per diventare quello che è il regista che tutti noi conosciamo. Ma mai per successo, mai per soldi.
Dopo l’incredibile Mean Streets, Martin Scorsese decide di entrare più dettagliatamente nel suo mondo personale con Italoamericani, facendoci addentrare nelle vite e nelle menti delle due persone più influenti della sua carriera: la madre Catherine ed il padre Luciano.
Alice non abita più qui
Nel 1973, ancora impegnata con le riprese de L’esorcista, Ellen Burstyn ed i produttori esecutivi della Warner Bros. trovano un accordo per un altro film insieme, un adattamento di una sceneggiatura di nome Alice non abita più qui, scritta da Robert Getchell. Ma a chi affidare la regia? La stessa domanda che la Burstyn pone a Francis Ford Coppola, il quale gli consiglia di vedere un film uscita qualche mese prima: Mean Streets.
Alice non abita più qui segna la prima esperienza di Scorsese con una produzione hollywoodiana, ma anche una prima notevole curvatura stilistica e tematica rispetto ai suoi precedenti lavori, essendo una storia sentimentale di stampo femminile, dimostrando già allora il generoso lavoro del maesto, soprattutto con interpreti femminili, come sono state Jodie Foster, Liza Minelli, Juliette Lewis, Michelle Pfeiffer, Winona Ryder, Sharon Stone e molte altre.
Italoamericani
Durante la lunga fase di montaggio di Alice non abita più qui – la prima versione durava tre ore e sedici – Scorsese, tornata a Little Italy, decide di voler raccontare l’esperienza dell’essere un immigrato italiano negli States, attraverso i racconti e le emozioni di una sarta di nome Catherine Cappa ed un lavandaio di nome Luciano Charles Scorsese – il cui vero cognome Scozzere fu modificato per un’errore – i suoi genitori.
Nel corso di due cene fu raccolto un totale di sei ore di girato, drasticamente tagliato da Scorsese fino alla sua durata attuale di 49 minuti. Per il documentario fu anche scritta una sceneggiatura da poter presentare, ma neanche una delle battute scritte fu poi presa in considerazione per il film.
Da Ellis Island a Little Italy
La pellicola ha come interessante premessa quella di un dialogo tra due persone comuni, una coppia sposata poco più che sessantenni. Il film non ha alcun’altra ambizione se non questa, di raccontare la vita di due persone i cui genitori immigrarono a New York a inizio Novecento. Una storia vissuta da centinaia di migliaia di persone ma ancora poco in risalto nel cinema.
Questo si è trasformato nel tempo in un importante documento su come si è formato la tuttora stereotipizzata cultura italoamericana, ma anche sulla discriminazione e su una faccia americana più aperta, collettiva, riunita attraverso i valori della famiglia e della fede.
Mangiaspaghetti
Proprio da questo, oggi, è impressionante capire quanto Scorsese possa passare ore a parlare di cinema, di registi, di film, ma la sua fonte d’ispirazione sta là, in una piccola casa di Elizabeth Street, a Little Italy. Ancora di più, nelle persone che quella casa l’hanno abitata: la passione del racconto, il bizzarro umorismo, la sfrenata risata contagiosa, la religione, l’amore ed il cibo.
Nonostante i genitori inizialmente pensarono fosse impazzito per la volontà del figlio di voler diventare un regista, lo supportare scetticamente da subito fino ad avere ruoli ed apparizioni a partire dal primo cortometraggio a film come Quei bravi ragazzi e Casinò.
Il film è disponibile in blu-ray e dvd nel cofanetto Scorsese Shorts della Criterion Collection, e gratuitamente con sottotitoli in italiano su youtube.