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Bobby Sands e i Troubles

Bobby Sands ed i Troubles al cinema

Su Almanacco Cinema, vediamo i film che hanno meglio raccontanto i Troubles nordirlandesi ed il conflitto sull’isola irlandese.

Oggi, 5 maggio, è l’anniversario della morte di Robert “Bobby” Sands, l’attivista, politico e membro della Provisional IRA, nonchè parlamentare nordirlandese. Ci troviamo nel periodo dei Troubles, il conflitto in Nord Irlanda andato avanti dalla fine degli anni sessanta per quasi trent’anni e che vide contrapposte le forze della parte repubblicana-cattolica – guidata dall’IRA – e quelle dei protestanti della provincia dell’Ulster, le quali ottennero anche il sostegno militare dall’esercito britannico, quando il conflitto si estese notevolmente lungo l’isola irlandese.

Quando l’Irish Republican Army – formazione militare volontaria, già protagonista della guerra d’indipendenza irlandese a inizio secolo – si frammenta, la fazione che ottiene maggiori consensi è la Provisional IRA, nella quale entra Bobby Sands nel 1972, ragazzo cattolico diciottenne, e da subito diviene uno dei membri più coinvolti, fino all’arresto nel 1977 per possesso illegale di arma da fuoco e la condanna a 14 anni di carcere, ovviamente come mera giustificazione per cercare di allontanarlo dalle strada.

I Troubles

Hunger

Riprendiamo proprio dal periodo di carcerazione di Bobby. Nella prigione di Long Kesh, il ragazzo, come tutti gli altri prigionieri irlandesi dell’IRA – non riconosciuti come prigionieri politici – è sottoposto a umiliazioni come la denudazione e pratiche simil-tortura come il digiuno. Ma la forte testa lo tiene lucido e lo trasforma in un giornalista e poeta, nonchè in un vero politico, finendo per essere eletto alla Camera dei Comuni e guidando le rivolte pacifiche nelle carceri, attraverso due scioperi della fame. Durante il secondo, nel 1981, dopo 66 giorni di digiuno, Bobby Sands muore.

Hunger racconta tutto questo. La fame. Attraverso una serie di lunghissime scene, spesso senza tagli, la straziante pellicola di Steve McQueen ci porta dentro il carcere di Long Kesh, facendoci fare un’estenuante tour attraverso la sofferenza ed il dolore. Volto di questo è proprio Bobby Sands, interpretato da Michael Fassbender, in un corpo magro e morente, che non gli appartiene.

Una scelta d’amore

Altra storia in cui Bobby Sands – qui John Lynch – passa in mezzo alle vite altrui. Una scelta d’amore racconta il secondo sciopero della fame, intervallando i racconti dei carcerati – Aidan Gillen e David O’Hara – e delle loro madri – Helen Mirren e Fionnula Flanagan – costrette a dover scegliere rispettare le loro azioni o farli ritirare dallo sciopero.

L’ombra della vendetta

Five minutes of heaven. Cinque minuti di paradiso, il titolo originale di questo film di Oliver Hirschbiegel, che vede protagonisti assoluti Liam Neeson – che riesce ad essere straordinario quando sceglie con cura i suoi film – e James Nesbitt, rispettivamente nei ruoli di membro dell’IRA che uccide un giovane ragazzo e del fratello più piccolo del ragazzo, che si rincontrano dopo venticinque anni.

La moglie del soldato

Neil Jordan decide di raccontare un tema a lui caro, che riprenderà parzialmente in Michael Collins – sempre con un grande Liam Neeson. La moglie del soldato non è tanto un film sui Troubles quanto lo sia su un rapporto sociale, in questo quello tra un soldato britannico nero ed un commando dell’IRA che lo rapisce, dando vita ad una storia estremamente particolare.

Bloody Sunday

Non è necessario essere irlandesi per dover parlare di tutto questo, anzi. È il caso del grande Paul Greengrass, sempre attirato da storie umane di tragedia – United 93, Captain Phillips, 22 luglio – e, nel caso del Nord Irlanda, mai ci fu tragedia così grande come quella della Bloody Sunday, la domenica di sangue del 30 gennaio 1972, giorno in cui, durante una marcia di protesta pacifica, delle truppe inglesi aprirono il fuoco su manifestanti disarmati, compiendo un massacro che portò a 14 vittime e 15 ulteriori feriti.

’71

’71. Anno 1971. Un giovane Jack O’Connell – adesso al cinema con Sinners – è Gary Hook, soldato dell’esercito inglese che si perde a Belfast durante una rivolta. Deve riuscire a tornare dal suo gruppo, cercando però di fuggire dai cittadini e tentando di salvarsi dall’IRA e da forze segrete dell’esercito che gli stanno dando la caccia.

I Troubles

Belfast

Vincitore morale dell’Oscar 2022 per miglior film – vinto dal buonista e scontato CODA – Belfast racconta con eleganza e leggerezza la città di Belfast negli anni ’70 e l’infanzia di un bambino – Jude Hill – ispirata ai veri anni di vita da ragazzo di Kenneth Branagh, regista e sceneggiatore di questa splendida chicca in bianco e nero. Mentre la vita del ragazzo va avanti, tra i problemi economici dei genitori – Caitríona Balfe e Jamie Dornan – e la salute cagionevole dei nonni – Judi Dench ed il grandioso Ciarán Hinds – le storie di guerra si avvicineranno sempre di più alla famiglia.

Elephant

Lo scrittore inglese Bernard MacLaverty descrisse i Troubles come un’elefante nel nostro salotto. Elephant, un’elefante. In questo film di Alan Clarke, creato e prodotto da Danny Boyle, sono rappresentati diciotto omicidi. Non c’è neanche una singola frase, solo 38 minuti di gelo, una fredda ed agghiacciante serie di omicidi, senza spiegazione, senza logica. Nessuno commenta, nessuno vede nulla. Anche se è un film sui Troubles, non lo è davvero.

The Boxer

Nel 1989, Jim Sheridan esordisce al cinema con Il mio piede sinistro, primo ruolo che da notorietà a Daniel Day-Lewis, forse il più grande attore della sua generazione. Nel 1993 replicano con un’altra collaborazione, di cui parleremo più avanti. Nel 1997 esce la chiusura di questa trilogia ideologica. Il film si chiama The Boxer – come la canzone di Simon e Garfunkel – e DDL interpreta un ex pugile e membro dell’IRA, uscito dal carcere dopo quasi 15 anni di prigionia.

Nel nome del padre

Come abbiamo detto sopra, nel 1993 esce la seconda collaborazione tra Sheridan e Day-Lewis, la loro migliore, possibilmente il miglior film della carriera di entrambi. Nel nome del padre racconta dei quattro di Guildford, giovani nordirlandesi in cerca del proprio posto nel mondo, accusati ingiustamente dell’esplosione di un pub. È la storia di Hurricane Carter, è una storia d’ingiustizia in un mondo corrotto e violento, ma con la consapevolezza che Il nostro giorno verrà.

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