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La follia dell’impresa di Apocalypse now
La realizzazione di Apocalypse now fu un impresa colossale fatta di ambizione e di follia pura
Questo non è un film sul Vietnam, questo film è il Vietnam diceva Francis Ford Coppola al festival di Cannes del 1979 quando stava presentando Apocalypse now, suo ultimo film in concorso proprio a quell’edizione. Coppola veniva già da tre film importanti, per usare un eufemismo, ovvero La conversazione e i primi due capitoli della saga cinematografica più bella di sempre, Il padrino. Di certo però, Coppola non è uno di quei registi che si accontentano e continuano sulla stessa linea con film sicuri e produzioni normali.
La miglior virtù dei più grandi registi ed artisti mai esistiti è proprio quella di migliorarsi, mettendosi costantemente alla prova in continua sperimentazione con nuove tecniche, nuove tematiche e nuovi modi di fare cinema. Il maestro non è mai stato da meno e per questo Apocalypse now oltre ad esser passato alla storia per il film che è, come un capolavoro assoluto, tra i migliori di sempre, anche la sua realizzazione non è da meno, tanto che c’è anche un documentario, Viaggio all’inferno, assemblato con vere riprese dal set fatte principalmente dalla moglie di Coppola.

L’impresa
L’idea di girare un colossal sulla guerra del Vietnam non può sembrare un idea così azzardata per un produttore, a meno che il tuo regista non sia Coppola che guarda caso era anche il maggior produttore. Andando a ritroso però. la sceneggiatura, che era un riadattamento del libro Cuore di tenebra ai tempi del Vietnam, arrivò nelle mani del regista che inizialmente avrebbe dovuto solo produrlo mentre a dirigerlo sarebbe dovuto essere stato George Lucas. Inizialmente, i due avrebbero voluto andare durante la guerra del Vietnam, nel ’69, con una piccola troupe a girare il film ma l’idea fu poi abbandonata.
Con un budget proprio di tredici milioni di dollari e pieno di sicurezza, ricordando infatti che dopo Il Padrino ed Il Padrino parte II Coppola era già un gigante, iniziò ad organizzare il cast. Robert Duvall nei panni del colonnello Kilgore, l’immenso Marlon Brando nel ruolo del colonnello Kurtz con un inaggio di un milione per ogni settimana, Dennis Hooper, Harrison Ford, Laurence Fishborne e la lista è lunga. Harvey Keitel inizialmente per il ruolo del protagonista Willard rimpiazzato poi dopo una settimana di riprese da Martin Sheen che il regista incontrò in areoporto, ovviamente perché il film non fu girato negli Stati Uniti. Inizialmente l’idea era ancora di girare il film in Vietnam ora che la guerra era finita. La situazione però non era comunque delle migliori e fu suggerito a Coppola di girare il film nelle Filippine. Coppola riesce anche a fare un accordo con l’allora dittatore delle Filippine, Ferdinand Marcos, che in cambio di denaro gli permette di usare l’armatura dell’esercito filippino per le riprese del film.

Un altro fattore da considerare era proprio la situazione politica nelle Filippine che erano nel bel mezzo di una guerra civile. Anche per questo le scene dei bombardamenti si rivelarono molto difficili anche perché i piloti inviati dal “governo” erano ongi giorno diversi e non provavano mai le scene oppure venivano richiamati durante le riprese per combattere i veri ribelli comunisti della guerra civile, con generali e militari veri sul set.
Il vero inferno
I problemi non si limitarono però alla situazione politica e militare. La zone delle riprese fu colpita da un tifone di proporzioni disastrose che annientò gran parte dei set allestiti, costringendo il regista a fermare le riprese per due mesi. Questo era solo uno dei primi ritardi che fece aumentare le riprese da una stima di sei settimane fino ad un anno intero. In tutto questo, il bidget aumentava a dismisura, Coppola continuava a chiedere prestiti e non aveva ancora finito di scrivere il film, mentre tutto dipendeva solo da lui. Un altro fatto folle della produzione del film era che il direttore della fotografia, Vittorio Storaro, si impuntò su un tipo preciso e particolare di pellicola che però non poteva essere sviluppata nelle Filippine. Perciò, ogni settimana, un elicottero privato doveva fare avanti e indietro col rischio di perdere anche una minima parte del girato e dover fare tutto da capo; ma questo era anche lo stesso rischio delle scene con gli esplosivi nella giungla, che non potevano essere replicate a causa dell’alto costo.

Le condizioni erano sempre più selvagge ed insostenibili tra temperature sovraumane, piogge costanti e tensioni tra tutto il cast e la troupe. Martin Sheen fu anche colpito da un infarto durante le riprese e durante il suo periodo di comvalescenza fu usata una controfigura ripresa di spalle. La scena finale nel villaggio fu girata con una vera tribù del posto; di fatti, le riprese del sacrificio del bue fu una vera e propria esecuzione tanto che il capo tribù offrì poi il cuore del bue al regista, visto come il vero capo tribù, ironicamente in modo analogo al colonnello Kurtz nel film. Furono anche trasportati dei veri cadaveri nel tempio per la sequenza finale, tagliati poi fuori dal film.
Sempre durante le riprese con la tribù arrivò Marlon Brando, però esageratamente in sovrappeso e senza un vero e proprio ruolo o battute scritte, senza neanche un finale. Di conseguenza, tutta la parte finale e tutte le scene col colonello Kurtz furono improvvisate dall’attore e girate in penombra per non farlo apparire troppo grasso, con tutta la troupe e cast ormai abbandonati a loro stessi tra abusi di alcol e droghe come marijuana, acidi e botte di speed, in particolare Dennis Hopper che non recitava ma essenzialmente, delirava. Per inerzia, si riuscì a concludere e le riprese terminarono il 21 Maggio 1977 con un budget finale di trenta milioni e Coppola che ipotecò la sua casa e durante le riprese pensò persino al suicidio. Il montaggio fu persino più difficile ed il film fu riscritto in post-produzione con ben 200 ore di girato e 300 Km di pellicola senza un filo logico. Il film fu presentato ancora incompleto ma vinse comunque la palma d’oro, dividendo la critica. Ad oggi parla la storia. Col senno di poi, Coppola affermò come nessuno fosse per niente preparato a tutto ciò e come in realtà, d’altronde, nulla forse lo avrebbe potuto realmente preparare.

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