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Due voci di una generazione

Le due voci di una generazione che hanno segnato il cinema e raccontato gli Stati Uniti ed il mondo in una maniera unica, rivoluzionando il cinema.

Quentin Tarantino e Paul Thomas Anderson. Due mondi cinematografici polarizzzanti che hanno segnato una generazione di arte e di cinema, nonché di cinefili e registi e che nonostante gli anni di carriera continuano ad essere tuttora influenti. I due sono da tempo ormai considerati due tra i migliori registi viventi ed attivi, affermati al 100% e leggende del cinema americano nonché della settima arte in generale, capaci di rivoluzionarla e stravolgerla.

Due veri e propri cinefili e “nerd” della settima arte tanto che la cantante Fiona Apple disse che nel 1997, quando all’epoca si frequentava con Paul Thomas Anderson, passo’ una nottata sotto uso di stupefacenti con Quentin Tarantino e lo stesso PTA che iniziarono a discorrere di cinema e in particolare del loro talento per ore. In merito a tale nottata definita “straziante” dalla cantante aggiunse anche che è li che decise di smettere con la cocaina e che ogni tossico dipendente dovrebbe trascorrere una nottata al cinema coi due per dare un taglio netto alle droghe.

I due sono spesso stati contrapposti durante la loro carriera, sia per similitudini tempistiche che per stili e temi. PTA e Tarantino sono due tra i registi che piu’ hanno cercato di raccontare l’america, di dare un certo sguardo e applicare un filtro personale al loro cinema che è lo specchio della loro realtà, di ciò che vivono e dove vivono. Non a casa Once upon a time in Hollywood è probabilmente il film piu’ “Andersiano” di Tarantino, un film che usa la tragedia di Sharon Tate per raccontare una determinata america, un periodo storico ben preciso con tutte le sue ramificazioni.

Maestri a confronto

Ironicamente,  PTA e Tarantino hanno persino quasi lo stesso numero di film, il primo dieci ed il secondo nove. Due carriere parallele ma sempre inevitabilmente accostate un all’altra. Forse il secondo ha avuto un ascesa piu’ prorompente, anche aiutato dal finanziamento da parte di Harvey Keitel per la sua opera prima Le iene, mentre il primo ha spesso vissuto di luce riflessa per le grandi masse. Seppur con ritardo, PTA è riuscito ben presto ad entrare nell’immaginario collettivo come narratore di una generazione e regista stellare con uno stile unico che ha avuto bisogno di tempo per arrivare all’identità che ha oggi e che gli permette di fare dei cult, cosa molta rara ad oggi, come il fresco One battle after another, Una battaglia dopo l’altra. Ciò spiega anche i due oscar di Tarantino a discapito delle zero vincite del secondo nonostante le 11 nomination. Un icona indelebile della cultura pop che seppur abbia portato un anti conformismo cinematografico è sempre stato piu’ accessibile rispetto al collega, un altra anomalia del mondo del cinema.

PTA ha passato una carriera a semplificare il suo stile senza perdere personalità mentre Quentin ha sempre giocato piu’ su un cinema citazionistico e anche ammiccante, con una resa visiva molto piu’ eccentrica e spettacolare. Seppur film come Boogie Nights godano di tale resa cinematografica eccentrica, PTA ha sempre mirato piu’ a raccontare una storia metaforicamente allargando il campo visivo, al contrario della scrittura di Tarantino che è sempre stata diretta e mirata. Anche nella fotografia la differenza tra i due è notevole. Laddove PTA ama usare colori freddi con una forte saturazione e campi piu’ larghi, Tarantino gioca spesso su un campo piu’ ristretto e colori accesi.

Entrambi pero’ sono accomunati da una dote ammirevole che è la capacità di esaltare i propri protagonisti e di conseguenza i propri attori. Adam Sandler, Tom Cruise, Mark Wahlberg, Joaquin Phoenix per PTA mentre John Travolta, Brad Pitt, Steve Buscemi, Christoph Waltz per QT. Tutti attori magistrali ma che hanno avuto un risollevamento di carriera grazie alle capacità di elevare i propri attori dei due registi. E ora i due condividono anche Leonardo Di Caprio.

Poli statunitensi

In un rapporto tra i due che è di pura competizione pacifica, rispetto ed ammirazione reciproca, cio’ che ha indubbiamente permesso ai due di diventare i monumenti cinematografici che sono oggi è stato sicuramente il periodo in cui sono emersi, gli anni ’90. Un epoca d’oro del cinema, quasi come fu la nuova Hollywood degli anni ’70. Un periodo pieno di sperimentazione e possibilità dove la cratività rendeva l’ascesa meritocratica e la capacità di saper raccontare è cio’ che meglio lega i due colleghi. Due maestri dell’epopea cinematografica, la capacità di raccontare l’America, di raccontare i propri personaggi e di creare dialoghi brillanti ed indimenticabili.

Sicuramente PTA ha sempre avuto uno stile piu’ maturo, piu’ lento, che ama concentrarsi sui dettagli con una narrazione che da tempo al film di coinvolgere lo spettatore e prendere ritmo finché lo spettatore stesso non si accorge che in realtà il film ha già il suo ritmo sin dal primo secondo in pieno stile romanziero. QT è decisamente piu’ rapido, con un impatto molto piu’ forte e tsunamico. Tarantino comunque rimane un maniaco dei dettagli seppur non dal punto di vista psicologico ed introspettivo ma piu’ visivo. Definiremmo i suoi film un  a coreografia di spettacolarità.

Decidere chi sia meglio e chi peggio è una questione irrisolvibile quanto futile dato che ovviamente tutto gira attorno al mero e vecchio gusto personale. Tutto cio’ che possiamo fare è ritenerci fortunati di poter vivere i capolavori di queste due teste appartenenti di diritto al Rushmore dei registi dell’ultimo trentennio. Una volta Tarantino disse che There Will be blood fu per lui una vera e propria wake-up call ispirandolo a scalare il suo everest, un film che aveva in cantiere da anni e che si rivelò essere Bastardi senza gloria. Auguriamoci che l’ultimo immenso pezzo d’arte di PTA lo ispirì nuovamente così da farlo uscire da un periodo di assenza che dura ormai da 6 anni.