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Philip Seymour Hoffman, uno dei più grandi di sempre
Genio e follia, piacere e dipendenza. Philip Seymour Hoffman è la definizione per antonomasia di freak ed outsider nel mondo del cinema.
Un uomo che è ha costruito un ponte tra il parallelismo che ha diviso la sua carriera e la sua vita privata. Puro genio e sregolatezza, Philip Seymour Hoffman è stato uno dei migliori attori della sua generazione e dell’ultimo trentennio. Una personalità stravagante ed eclettica tanto quanto i personaggi che ha interpretato nella sua carriera. Una lista di ruoli enorme e di un importanza monumentale che ha ridefinito il concetto di recitazione moderna.
Purtroppo un attore di cui bisogna parlare a posteriori a causa della sua scomparsa prematura che seppur involontariamente ha aggiunto ancora piu’ culto e misticismo riguardo la figura di Hoffman che sembrava piu’ un alieno che un uomo per le sue capacità attoriali e il suo modo di fare. Un fulmine a ciel sereno che per anni è stato il volto anti convenzionale piu’ riconosciuto ad Hollywood.
“La recitazione è allo stesso tempo una tortura ed una cosa bellissima, un atto di di trasformazione corporea e spirituale per esplorare la propria interiorità”. Così definiva a tutti gli effetti il proprio lavoro lo stesso Philip Seymour Hoffman. Un attore che ha fatto della versatilità il suo punto di forza ma anche il suo punto interrogativo. Oggi lo si sa come si sapeva quando era ancora tra noi, Hoffman non è mai stato una figura convenzionalmente hollywoodiana. Vuoi per il temperamento o vuoi per l’apparenza fisica è sempre stato una mina vagante, una bomba pronta ad esplodere ad ogni ruolo indifferentemente dalla sua portata o dal suo budget perché non gli è mai importato, per lui contava solo fare un buon lavoro, quella era la miglior sensazione possibile.
Un connubio unico di talento e tecnica che è sembrato superare le soglie della recitazione a discapito di un’immedesimazione quasi spirituale nel personaggio che quasi faceva diventare reale, Philip Seymour Hoffman inizia la sua carriera da attore al liceo, a teatro, per il quale nutre una profonda fascinazione sin dall’infanzia. Riesce poi a entrare alla University’s Tisch School of the Arts a New York spronato dalla madre che l’ha cresciuto da sola ed ostacolato dall’alcol col quale combatte e combatte intensamente. La bestia pero’ rimane a terra, Hoffman vince il primo round con le sue dipendenze. Una storia del tutto americana per un personaggio per niente americano, l’attore anti-Hollywood al quale non interessava pero’ e infatti, nonostante le dissonanze estetiche, riesce ad attirare l’attenzione di alcuni registi.
Strappato al teatro, il suo look diventa paradossalmente un fattore in piu’ che lo rende unico poiché privo di cliché, libero dalla condanna del belloccio e unicamente sorretto dal suo talento. Da star del cinema indie inizia a partecipare a film piu’ grandi come Scent of a woman e poi la svolta. L’incontro con uno dei registi che stava proprio in quel momento irrompendo ad Hollywood. In pochi riuscivano veramente a capirlo ma una nuova Hollywood stava nascendo, una nuova generazione di registi e Paul Thomas Anderson ne sarebbe stato uno dei pionieri. La storia è semplice. PTA vede Twister, si innamora di Hoffman e inizia a dargli i ruoli. Prima un ruolo minore nella sua opera prima Sydney, poi l’iconico Scotty in Boogie Nights ed il resto è storia nota. Un sodalizio reciprocamente proficuo ed artisticamente brillante che rimarrà nella storia del cinema.
Star anti-convenzionale
Philip Seymour Hoffman non recit, domina lo schermo. Appena compare, tutto si annulla e rimane solo lui. Di colpo tutta la recita pare sia mirata solo a far brillare lui che anche qui, quasi paradossalmente, non ha quasi mai ruoli da protagonista. Il grande Lebowski, Happiness, Magnolia, Il talento di Mr. Ripley e Love Liza. Eppure, di tutti questi film, quello di cui si ricorda di piu’ è sempre lui. Una delle sue scene piu’ famose è proprio la sua entrata in scena nei panni di Freddie Miles nel film di Anthony Minghella dove si dimostra da subito invadente ed esuberante, un vero e proprio showoff. Tutti i grandi registi iniziano a cercarlo e vogliono lavorare con lui.
La capacità piu’ strabiliante di Hoffman è sempre stato il saper connettere i gesti, le pose e la presenza fisica alla prova recitativa vocale creando un immaginario che solo quel personaggio avrebbe potuto avere in quel film riuscendo a regalare allo spettatore una performance a 360 gradi indimenticabile. In Punch drunk love, dove appare solo per circa 12 miseri minuti è fulminante e ruba la scena anche lì. Persino nella commedia romantica con Ben Stiller e Jennifer Aniston, E alla fine arriva Polly… Hoffman riesce a dare una prova iconica e da applausi. Recitare è un arte così difficile perché bisogna creare solo con sé stessi, con le proprie capacità ed esperienze. Per questo Hoffman come tanti altri attori ha sempre subito il suo metodo di lavoro in maniera pesante e le pressioni sulla sua carriera ancora piu’ insistentemente. Le insicurezze che accomunano tutti gli uomini nella loro fragilità di fronte all’onesta brutalità di un mondo troppo reale dal quale riusciva a distaccarsi solo recitando con un energia ed un intensità inaudita. «Probabilmente sono più personale quando recito che in qualsiasi altro momento. Più aperto, più diretto. Perché mi permette di essere qualcosa con cui non riesco sempre a sentirmi a mio agio quando vivo la mia vita, sai? Perché è finto».
Un esplosione totale di umanità ed empatia che emergono dai personaggi di Hoffman anche grazie ai suoi sguardi, alla sua voce e al suo modo di muoversi. Continuano i ruoli struggentemente straordinari come in Synecdoche, New York, Onora il padre e la madre, Il dubbio, Moneyball e The master e soprattutto quello dello scrittore Truman Capote in Capote che gli vale il suo unico oscar come miglior attore protagonista nel 2006 alla sua prima candidatura (ne seguiranno poi altre tre), consacrandosi definitivamente. Un ruolo originalmente opposto a lui ma che riuscì a rendere in maniera magistrale. Un altro ruolo conflittuale per il quale è facile trasformarsi ma èa cnhe così facile staccarsi? Il prezzo della recitazione, Hoffman l’ha sempre tenuto in considerazione.
L’uomo e la bestia
I ruoli aumentano e la fama anche, così anche le pressioni e lo stress. Philip Seymour Hoffman è ormai consolidato come uno dei migliori attori nel panorama statunitense. La bestia pero’ è sempre lì. Lo segue e lo perseguita, da tempo oltre all’alcol ha sfociato anche nell’abuso di altre sostanze già ai vent’anni, in particolare l’eroina. L’eroina lo aiuta e lo fa stare bene ma Hoffman nonostante caschi riesce sempre a rialzarsi e va in riabilitazione a 22 anni. Lo aiuta il panico causato dalla preoccupazione per la sua vita. Hoffman intanto entra nella saga di Hunger Games e il periodo combacia con la sua ricaduta nell’abuso di droghe nel 2012. Nel 2013 riandò in rehab ma questa volta non funzionò. Il peso di una vita troppo grosso per le spalle di un uomo comune, come tutti, lo catturò in un turbine di perdita e solitudine.
Questa volta la presa della bestia è forte e non molla l’attore. La ricaduta è grave e precipitosa e lo porta prima alla separazione dalla sua compagna Mimi O’Donnell e poi alla tragica morte il 2 Febbraio 2014. Da pochi bicchieri passo’ velocemente agli oppiodi e la dipendenza sfocio’ in un circolo vizioso che lo portò alla scomparsa nel suo appartamento a Manhattan nel West Village di New York. Hoffman quella mattina sarebbe dovuto andare a prendere i suoi tre figli a scuola ma l’attore non si presentò facendo insospettire i suoi amici tra cui lo sceneggiatore David Bar Kartz che trovò il corpo nella vasca da bagno. Il decesso fu a causa di una dose di Speedball, un mix di eroina, cocaina e benzodiazepine.
Un attora poliendrico e sicuramente poco ortodosso lacerato da un disagio esistenziale, troppo a lungo considerato solo come una spalla capace di far elevare i propri colleghi in ogni suo film e che solo dopo la sua morte prematura ha iniziato a ricevere gli applausi che avrebbe sempre meritato e che ora possono solo far accrescere la leggenda di uno degli attori migliori mai esistiti.