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Robert Redford, i ruoli che hanno dato vita alla leggenda

Robert Redford ci ha lasciato ieri a 89 anni, ma ciò che rimane è la sua presenza indelebile sul grande schermo. Qui ripercorriamo alcuni dei ruoli chiave che lo hanno consacrato come protagonista amatissimo e figura di spicco del cinema internazionale.

I ruoli più belli di Robert Redford

A piedi nudi nel parco (1967): uno dei primi grandi successi da protagonista, la commedia romantica che lo vede al fianco di Jane Fonda. Qui Redford dimostra già la sua capacità di bilanciare fascino, ironia e umanità in un rapporto fatto di piccole tensioni domestiche.

Butch Cassidy (1969): il ruolo del “Sundance Kid” gli conferisce fama internazionale. Insieme a Paul Newman, Redford diventa simbolo di un western anticonformista, amato per il suo charme e il suo humour, ma anche per quella malinconia che filtra dietro l’epopea.

La stangata (1973): ancora con Newman, Redford interpreta un imbroglione in un film di inganni e ingegnosità. È uno dei ruoli più celebri, con nomination agli Oscar, che conferma la sua abilità non soltanto nel dramma romantico o nel western, ma anche nella commedia sofisticata e nel thriller mascherato.

Come eravamo (1973): probabilmente il ruolo che più lo identifica come “l’uomo romantico” per antonomasia. Nel ruolo di Hubbell Gardiner, prova a mediare tra idealismo e compromesso, tra amore passionale e le pressioni del tempo. È una parte che ha messo in luce la sua capacità di incarnare amori complicati, non perfetti, ma profondi.

Tutti gli uomini del presidente (1976): un salto nel cinema politico-giornalistico. Qui Redford è Bob Woodward, il giornalista che – insieme a Carl Bernstein – smaschera il Watergate. Un contrasto forte con i ruoli romantici: mostra la sua credibilità anche nei ruoli più “terreni”, impegnati, con un carisma che non è solo seduttivo ma anche autoritario e affidabile.

Il migliore (1984): in questo film sportivo-epico interpreta Roy Hobbs, talento in tarda età, sogni perduti e riscoperte. Anche qui c’è romanticismo, ma trama, mito personale, fallibilità: Redford fa emergere la dimensione dell’uomo che lotta con le sue ambizioni, non solo per amore, ma per identità.

La mia Africa (1985): al fianco di Meryl Streep interpreta Denys Finch Hatton, l’amante libero e affascinante nella splendida cornice coloniale. È un altro ruolo romantico di grande respiro, che richiama atmosfere di nostalgia, natura selvaggia, sacrificio.

Corvo rosso non avrai il mio scalpo! (1972): diverso dagli altri per ambientazione e tono, un uomo ai margini, contro la natura. Qui emergono la sfida fisica, l’isolamento, e un tipo di romanticismo più intimo, quello dell’essere “in pace” con sé stessi e con il mondo silenzioso che lo circonda.

I signori della truffa (1992) e Old Man & the Gun (2018): ruoli maturi, spesso con un sorriso malinconico o ironico, in cui il tempo che passa, la storia personale, la nostalgia contano tanto quanto l’azione o il divertimento. Redford in queste interpretazioni dimostra che anche da protagonista “in età avanzata” si può interpretare con autenticità e fascino.

All Is Lost – Tutto è perduto (2013): forse uno dei più potenti della fase finale della sua carriera. Un uomo solo in mare aperto, poche battute, grande intensità. Qui Redford raggiunge un tipo di interpretazione essenziale, quasi “epurata”: non c’è il dialogo che regge la scena, ma l’espressività, l’evento, il corpo, la presenza.

Oltre il singolo ruolo: il contributo

Oltre alle interpretazioni, Redford ha avuto un ruolo cruciale nel promuovere il cinema indipendente (col Sundance Institute e il Sundance Film Festival, fondato assieme all’amico e regista Sidney Pollack), e come regista ha contribuito a dare voce a storie spesso marginali rispetto al mainstream di Hollywood.

Giulia Bucelli

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