007: Steven Knight scrive il nuovo Bond. La spia più celebrata, stereotipata e reinventata del cinema, si riprende la scena grazie chi di spie se ne intende.
Un evento annunciato, un crocevia: Steven Knight, la mente dietro Peaky Blinders, prende il timone della sceneggiatura del prossimo film di James Bond, in un passaggio storico di poteri verso Amazon.
Nella narrazione contemporanea del grande schermo 007 entra in una nuova epoca. Sotto la regia di Denis Villeneuve (Dune, Blade Runner 2049) e con Steven Knight alla penna, autore di Dirty Pretty Things, Peaky Blinders, Eastern Promises, il franchise si ripensa: la volontà di essere “lo stesso ma diverso” emerge come un mantra ambizioso, figlio di una trasformazione creativa radicale.
Knight è stato chiaro: sarà un Bond “più forte, migliore e audace”, parole che strizzano l’occhio ai nostalgici ma promettono un passo oltre il solito Martini agitato, non mescolato.
E intanto Amazon, con la sua MGM nuova di zecca, stringe tra le mani un patrimonio narrativo che vale miliardi e incarna decenni di sogni di gloria e mascolinità perfetta.
Abbraccia una tensione più psicologica e moderna.
Knight è anche co-creatore del celebre quiz show Who Wants to Be a Millionaire?, un contrasto affascinante tra cultura pop e crudezza spionistica.
E il regista Villeneuve, pur fan storico, ha ribadito: “Bond è territorio sacro. L’intendo onorare, aprendo la strada a nuove missioni.”
Il precedente capitolo con Daniel Craig, No Time to Die (2021), si concluse con un’era segnata da toni più realistici e drammatici.
Ora, sotto la guida di Amazon MGM Studios, che ha acquisito il controllo creativo da Barbara Broccoli e Michael Wilson in un’operazione miliardaria, la saga entra in un territorio nuovo. Il primo Bond dalla nascita dell’era Amazon MGM.
Cosa vuol dire aggiornare Bond nel 2028? Probabilmente significa mettere fine a battute di letto e smoking tossici, per sporcarsi di più nell’anima.
D’altronde, Daniel Craig ci aveva già provato con la sua virilità crepata dalle rughe. E ora Knight, tra gangster dal cappello piatto e reporter di guerra, potrebbe dare a 007 la prima vera coscienza critica. Un rischio? Forse sì, perché un Bond che pensa troppo è un Bond che spara di meno.
Ma la sfida è proprio qui: far volare l’alchimia tra intrattenimento pop e cinema d’autore. Nel frattempo, i fan si dividono: chi sogna ancora Sean Connery col suo sorriso sornione, chi non vede l’ora di seppellire gadget improbabili e battute sessiste.
Il casting rimane top secret, ma tra i nomi più chiacchierati compaiono Tom Holland, Harris Dickinson e Jacob Elordi.
Mentre figure come Aaron Taylor‑Johnson sembrano ormai fuori da una selezione che privilegia giovani britannici sotto i 30 anni.
L’annuncio sembra un manifesto: un Bond più riflessivo, teso, autorale. Knight ha sempre narrato mondi violenti e intrisi di tensione morale; ora prende le redini della spia più iconica del cinema.
Da una parte, c’è il regime dell’azione classica e della tradizione: Aston Martin, Martini, eleganza britannica. Dall’altra, la promessa di un racconto che indaga l’anima del protagonista, facendolo sopravvivere non solo tra esplosioni ma dentro dilemmi interiori.
L’uscita è prevista non prima del 2028.
Con Knight al copione e Villeneuve al timone, il mito di James Bond non scompare: si evolve, pronto a incarnare una nuova fase di cinema d’autore.
Senza rinunciare al suo DNA di spy story elegante ma densa di contraddizioni.
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