Il tribunale di Taranto blocca l’uscita della serie Avetrana – Qui non è Hollywood, sul caso dell’omicidio di Sarah Scazzi.
Avetrana – Qui non è Hollywood, la serie TV di Pippo Mezzapesa, ispirata al delitto della giovane Sarah Scazzi accaduto ad Avetrana (TA) nell’agosto del 2010, è in questi giorni al centro di polemiche in seguito all’intervento della magistratura di Taranto.
L’uscita della serie era prevista per il 25 ottobre su Disney+, ma il giudice Antonio Attanasio ha emanato un provvedimento di sospensione cautelare a seguito del ricorso presentato dal sindaco di Avetrana: Antonio Iazzi.
Il sindaco ha richiesto di visionare la serie in anteprima per verificare se l’associazione del nome del comune di Avetrana all’adattamento televisivo potesse risultare diffamatoria, ritraendo la comunità come “ignorante, retrograda e omertosa” e propensa alla commissione di crimini. Cinque giorni dopo l’anteprima della serie tv alla Festa del Cinema di Roma, il 18 ottobre, è arrivata la notizia della sospensione della distribuzione.
Il sindaco Iazzi ha sottolineato che la comunità di Avetrana sta da tempo cercando di respingere i pregiudizi legati all’omicidio, avvenuto 14 anni fa, una tragedia che sconvolse il paese e che ricevette una notevole attenzione mediatica. La sua preoccupazione è che in seguito alla messa in onda della serie si possano aggravare ulteriormente tali pregiudizi.
Sarah Scazzi, 15 anni di Avetrana, scomparve un pomeriggio del 26 agosto 2010 e il suo corpo senza vita venne ritrovato alcune settimane dopo. Per l’omicidio si autoaccusò lo zio materno Michele Misseri, ma in seguito a ulteriori indagini vennero condannate all’ergastolo la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano. Michele Misseri venne infine accusato solamente per occultamento di cadavere e oggi è nuovamente libero dopo aver terminato di scontare la pena.
Al tempo dei fatti, il grande scandalo, oltre alla morte della quindicenne, fu la morbosa e asfissiante attenzione che l’opinione pubblica riservò al caso. La scritta “Qui non è Hollywood” comparve come graffito sui muri di Avetrana come provocazione in seguito allo spropositato interesse mediatico che ricevette il comune, sito di visite da parte di emittenti televisive ma anche di semplici “turisti dell’horror”.
Avetrana – Qui non è Hollywood di Pippo Mezzapesa (qui la nostra recensione) si articola in quattro episodi, ognuno di questi incentrato sui punti di vista dei quattro protagonisti della vicenda: Sarah, Sabrina, Cosima e Michele. L’intento della serie è quello di raccontare il circo mediatico che ha coinvolto Avetrana. Fornisce un ritratto introspettivo dei personaggi, indagando sulle motivazioni che hanno portato al compiersi degli atti criminosi da parte della famiglia Misseri a danno della giovane Sarah Scazzi.
La sceneggiatura è tratta dal libro Sara, La ragazza di Avetrana di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, poi romanzata dagli sceneggiatori Pippo Mezzapesa, Antonella Gaeta e Davide Serino anche attraverso i racconti della famiglia Scazzi, che si è resa disponibile a fornire dettagli sulla vicenda.
La serie non si spinge verso nessun tipo di pista alternativa riguardo le modalità in cui sono accaduti gli eventi, non manca di rispetto alla memoria di Sarah Scazzi, tantomeno punta il dito in modo giudicante sulla famiglia Misseri. Di fatto si limita a raccontare fatti di risonanza pubblica oggettivamente legati a un determinato evento, riportando sullo schermo ciò che sullo schermo televisivo di tutti è già stato 14 anni fa, fornendo un contesto uniforme sulla vicenda e sui personaggi coinvolti.
Non è la prima volta che viene prodotta una serie riguardo eventi di cronaca nera. Basti pensare alla stessa docuserie già prodotta sulla vicenda da Groenlandia Sarah: La ragazza di Avetrana (2021), film Yara di Marco Tullio Giordana (2021), alla miniserie Per Elisa – Il caso Claps di Marco Pontecorvo (2023), alle docuserie di Netflix Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio (2024) e Vatican Girl: La scomparsa di Emanuela Orlandi (2022). Tutti casi di cronaca nera in cui i media hanno avuto un ruolo decisamente importante, soprattutto nel modo in cui hanno influenzato il parere sociale. Per non parlare di film, documentari e serie tv prodotti oltreoceano, oppure ancora dei numerosi podcast di crime, che sono poi diventati programmi tv o spettacoli teatrali.
È triste ammetterlo, ma il genere del True Crime affascina tanti, fornisce una sorta di esposizione controllata al crimine e alle nostre paure, ci permette di comprendere il funzionamento del sistema giudiziario, delle indagini dei crimini e della ricerca dei colpevoli.
Secondo un rapporto del 2023, in Italia il 40% dei podcast più ascoltati dagli utenti Spotify è di genere True Crime (in questo l’Italia è un unicum). Al primo posto c’è Elisa True Crime di Elisa De Marco, al quarto posto Indagini di Stefano Nazzi, al sesto Pablo Trincia con Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps, e al settimo Demoni Urbani di Francesco Migliaccio.
Sarebbe dunque sleale accusare di mancanza di tatto Avetrana – qui non è Hollywood, quando è solo uno dei tanti prodotti di un genere che è attualmente tra i più in voga.
Non basterà cambiarne il titolo o i nomi dei protagonisti per dimenticare le vicende di Avetrana, purtroppo si tratta di un ricordo con cui la cittadina dovrà convivere ancora per diverse generazioni. così come stanno facendo e continueranno a fare la cittadina di Erba, di Cogne, di Brembate di Sopra, di Garlasco e tante altre.
Citare in giudizio la Disney e richiedere la sospensione immediata dello show, da parte del sindaco Iezzi, è stata una mossa decisamente controproducente per il comune di Avetrana ma favorevole per la serie stessa.
Questa vicenda non farà altro che aumentare l’interesse nei confronti di un prodotto che verrà percepito come “sotto censura” e che, per questo, diventerà persino più attraente agli occhi del pubblico.
Anica, l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali e Apa, l’Associazione Produttori Audiovisivi giudicano la sentenza “senza precedenti”, una “grave lesione del principio di libertà di espressione”.
Le due società produttrici, Groenlandia e Disney, hanno espresso il loro disaccordo nei confronti della decisione giuridica, dichiarando: “Le parti non concordano con la decisione del Tribunale e faranno valere le proprie ragioni nelle sedi competenti”. Si procederà, come previsto, per vie legali.
La serie, per ora, non debutterà su Disney+ il 25 ottobre, ma si parla solamente di un rinvio.
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