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Babygirl

Babygirl e l’importanza dell’intimacy coordinator

Uscirà il prossimo 30 gennaio l’attesissimo Babygirl, che già a Venezia aveva fatto discutere. Un’opera audace grazie alla presenza dell’intimacy coordinator.

Chi ha avuto modo di vedere la brillante serie Palomar Call my agent ricorderà la scena in cui un infastidito Corrado Guzzanti è alle prese con il remake dello spogliarello di Ieri, oggi, e domani. Lui nella parte che fu di Marcello Mastroianni, mentre nel ruolo di Sophia Loren un’agguerrita e dispotica Emanuela Fanelli. Attrice, ma anche regista e, di fronte all’imbarazzo di Guzzanti, anche improbabile intimacy coordinator.

Nella comicità della scena, tuttavia, c’è un po’ la chiave per capire a cosa serve questa figura, assente nel cinema del passato. L’intimacy coordinator è un professionista che si occupa di coreografare le scene di sesso (o di nudo, o di qualsiasi momento che possa causare imbarazzo) nei film. Non solo quindi aiuta il regista nella costruzione della scena, ma si impegna a far sì che gli attori siano a proprio agio.

È una figura che all’estero era già presente, soprattutto post Metoo, e che anche in Italia, molto lentamente, si sta facendo strada. Se per gli attori avere un intimacy coordinator sul set vuol dire avere una figura terza (diversa dal regista o dal collega attore) a cui rivolgersi e a cui presentare dubbi e imbarazzi, per il regista è anche una tutela legale.

Inoltre, come ha confermato in un’intervista la regista di Babygirl, Halina Reijn, vuol dire anche poter realizzare, in un ambiente mediato e protetto, scene molto più coraggiose.

Le parole di Halina Reijn

La regista olandese, sul set di Babygirl, ha avuto modo di lavorare con Lizzy Talbot che è stata intimacy coordinator anche per Bridgerton e The Penguin. “Si possono ottenere scene di sesso più estreme che sembrano molto più rischiose di quando pensi- no lasciamo che siano le attrici a scoprirlo da sole- è un’idea davvero datata di cosa sia la sessualità e di come affrontarla. Sono contraria” ha dichiarato.

La regista di Babygirl si è espressa poi esplicitamente contro i colleghi che ancora accettano di fare a meno di tale figura. Capita, infatti, che i registi dichiarino che sono stati gli stessi attori a non volerla. “Questo non ha senso, è anche per la tua sicurezza come regista, e per tutti. Se ci fosse un malinteso? È semplicemente fantastico avere una persona così sul set. E se sei abbastanza creativo e talentuoso come regista, ce la puoi fare. Fidati di me” ha aggiunto.

Babygirl, cosa aspettarci

Il film, Coppa Volpi per Nicole Kidman a Venezia, è tra i più attesi dell’inizio del 2025. Un thriller erotico che riporta al genere l’attrice australiana a venticinque anni da Eyes Wide Shut, ultima fatica di Stanley Kubrick.

Romy (Nicole Kidman) è l’amministratrice delegata di una grande azienda. Vive col marito Jacob (Antonio Banderas) insieme alle due figlie. Quando la sua traiettoria incontra quella dello stagista Samuel (Harris Dickinson), i due iniziano una controversa relazione sessuale. Il sesso diventa così l’occasione per affrontare temi quali il desiderio femminile, gli stereotipi, il consenso e le dinamiche di potere.

Il film a Venezia è stato accolto da pareri discordanti ma perlopiù positivi. Unanime è stato, però, il plauso a Nicole Kidman che si conferma artista coraggiosa e capace ancora, dopo una carriera trentennale, di stupire.

Babygirl uscirà nelle sale italiane il prossimo 30 gennaio, distribuito da Eagle Pictures. Ecco il trailer:

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