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Gwyneth Paltrow accende la miccia: intimacy coordinator sì o no?
Le recenti affermazioni dell’attrice Gwyneth Paltrow hanno acceso il dibattito: è importante la presenza degli intimacy coordinator sui set cinematografici?
Intimacy coordinator: cosa fanno?
Partiamo dalla definizione del cosiddetto intimacy coordinator, che in italiano potremmo tradurre con l’espressione “consulente dell’intimità”. Per definirlo prendiamo in prestito le parole di uno dei primi intimacy coordinator propriamente detti del mondo del cinema, l’inglese David Thackeray, che ha gestito questo aspetto sul set della serie Netflix Sex Education. Questa la sua definizione delle mansioni legate a questo: “Garantire il consenso e stabilire confini non promuove solo un ambiente sicuro ma dà anche la possibilità di sviluppare modi più creativi di portare in scena l’intimità.
Questo approccio fa sì che ci si interroghi maggiormente sul contribuito che queste scene apportano alla trama e in generale sullo sviluppo del personaggio. Insomma, le scene di sesso vengono affrontante con un diverso livello di dettaglio e sensibilità: noi intimacy coordinator diamo davvero potere agli attori, che hanno così la possibilità di esprimere dubbi e preoccupazioni e anche di dire no. Cosa che non sempre succedeva in passato. Prima che esistesse questo ruolo ci sono stati numerosi casi in cui i confini dell’intimità non sono stati rispettati”.
Le polemiche per i traumi subiti sul set
Quello dell’intimacy coordinator è un ruolo che è nato in tempi recenti – nel 2018 – sull’onda del Movimento #MeToo. La HBO è stata una delle prime grandi case di produzione a rendere obbligatoria la presenza di un intimacy coordinator sui set, a partire dalla serie The Deuce.
Prima del 2018, però, tale figura non era considerata necessaria. E a volte sui set si verificano situazioni incresciose e destinate a far parlare per molti anni a venire: è il caso, per esempio, delle denunce postume di Maria Schneider per il trattamento ricevuto sul set di Ultimo tango a Parigi, capolavoro di Bernardo Bertolucci. Tempo fa, l’attrice denunciò di non essere stata informata al momento del ciak della famosa “scena del burro”, con la complicità di Marlon Brando.
Qualcosa di analogo è avvenuto, sempre a molti anni di distanza dai fatti, anche a Olivia Hussey e Leonard Whiting, protagonisti di Romeo e Giulietta (1968). I due interpreti, all’epoca sedicenni, hanno recemente sporto denuncia a Criterion affermando di essere stati raggirati traumatizzati dal regista del film, Franco Zeffirelli. Una denuncia postuma sostenuta dal loro business manager Tony Marinozzi: “Si sono fidati di Franco. A sedici anni, come attori, hanno creduto che non avrebbe violato la loro fiducia. Franco era loro amico e, francamente, a sedici anni cosa fai? Mica ci sono alternative. Mica c’era il MeToo”.
Ecco: casi del genere, con l’introduzione dell’intimacy coordinator sui set cinematografici, non si dovrebbero verificare più.
Le perplessità di Caroline Hollick sugli intimacy coordinator
Caroline Hollick, direttrice di Channel 4 nel Regno Unito, ha innescato un dibattito in merito al ruolo degli intimacy coordinator.
Durante un’intervista, ha discusso l’importanza di queste figure nel garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso, soprattutto in un’epoca in cui la consapevolezza dei diritti degli attori è in continuo aumento. Hollick ritiene che il lavoro degli intimacy coordinator sia fondamentale soprattutto in produzioni che presentano scene intime particolarmente delicate.
Gwyneth Paltrow e il dibattito accademico
La controversia è stata ulteriormente alimentata dalle recenti dichiarazioni di Gwyneth Paltrow, che ha criticato l’eccessiva presenza di intimacy coordinator nelle produzioni cinematografiche moderne. Paltrow sostiene che la loro presenza possa talvolta risultare ingombrante, specialmente per gli attori con una lunga carriera ed esperienza.
La sua posizione ha generato discussioni sul bilanciamento tra sicurezza degli attori e libertà artistica. Il dibattito sottolinea come il rispetto e la professionalità debbano rimanere al centro delle questioni di produzione cinematografica.
Le reazioni del settore
La reazione del settore è stata variegata. Alcuni ritengono indispensabile il ruolo degli intimacy coordinator, mentre altri concordano con la visione di Paltrow. Secondo vari professionisti, infatti, la necessità di tali figure dipende dalla natura delle scene da girare e dal tipo di produzione.
La frase chiave “rispetto e professionalità” si rivela essenziale per comprendere come affrontare al meglio questa tematica. È chiaro che gli intimacy coordinator sono ormai una parte integrante dei set moderni e le loro funzioni potrebbero continuare a evolversi con l’industria.
Fonte: deadline.com
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