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M, il figlio del secolo, reazioni su Almanacco Cinema

Le prime reazioni a M, il figlio del secolo

Nell’attesa dell’uscita dei prossimi episodi la serie  ‘M, il figlio del secolo’, che ha esordito il 10 gennaio sulle piattaforme Sky, sta già facendo discutere registrando un ampio numero di apprezzamenti attorniato però da una buona dose di critiche e polemiche che hanno acceso il dibattito pubblico e innescato immediatamente un vero e proprio botta e risposta sul web.

Le reazioni dei detrattori sono state istantanee e feroci e nella maggior parte dei casi, quando sono rivolte alla serie, trascendono una valutazione oggettiva del prodotto cinematografico confezionato da Joe Wright andando soprattutto a mettere in evidenza queste o quelle fantomatiche discrepanze tra fiction e veridicità storico-politica degli eventi presentati.

Facciamo il punto.

Sono divenuti oggetto del dibattito da un lato il contenuto delle dichiarazioni di Luca Marinelli e, dall’altro, la riuscita o meno di quello che ad ogni puntata assume sempre di più la fisionomia (e aggiungerei “finalmente!”) di un nuovo esperimento narrativo sull’ascesa della disgrazia del fascismo alla guida dell’Italia.

L’attacco a Marinelli

L’attore romano, che nella serie interpreta magistralmente Mussolini, nelle svariate interviste rilasciate e negli interventi pubblici a promozione del film, non ha mai smesso di lamentare la difficoltà di adattarsi a vestire i panni del Duce, di un personaggio che ha segnato in maniera nefasta la storia del nostro paese.

Pur volendo accogliere le conseguenze eventuali del trasporto emotivo che l’interpretazione profonda di un determinato ruolo può certamente portare ad un attore, molti non sono riusciti a comprendere fino in fondo il senso di voler ribadire così sentitamente la presa di distanze dal personaggio.

Dopotutto il cinema italiano e internazionale è pieno di attori che hanno dovuto interpretare personaggi storici di dubbia integrità, criminali o assassini, ma nessuno ha mai sentito effettivamente il bisogno di rimarcarne la lontananza etica e morale.

Tante sono state infatti le accuse mosse a Marinelli, portate avanti anche da parte di volti noti dell’informazione mainstream, di apparire ridondante perché invece di mostrare gratitudine per la possibilità a lui offerta di affrontare una sfida così importante che avrebbe dovuto, come sta accadendo, consacrarlo come attore, peraltro dietro lauto compenso, lo stesso non ha mai perso l’occasione ad ogni uscita di evidenziare solo gli aspetti negativi e ‘superflui’ della situazione.

Le critiche al prodotto

Analizzando con la lente di ingrandimento le critiche fattuali che sono state mosse fino ad ora alla serie, da alcuni giudicata aspramente ancor prima del suo epilogo, il che aiuta già di per se a delinearne il calibro, non riescono certamente ad emergere particolari motivazioni per cui possa essere definita un fallimento.

I più moderati tendono a sottolineare come la presentazione generale delle scene e il font delle scritte tipico del periodo fascista, così come altri orpelli, siano un artificio un po’ posticcio che per il suo carattere ripetitivo e banale non aiuta a delineare meglio i tratti di una serie sul fascismo bensì fa abbassare la qualità di ciò che viene rappresentato e messo in scena dagli interpreti che invece, a partire dal protagonista, mettono in risalto le loro doti recitative a servizio della causa.

Le più violente critiche però sembra vadano piuttosto nella direzione di una mancanza di attinenza alla realtà del fatto storico nonostante la fiction rappresenti l’adattamento del libro di successo di Antonio Scurati, basato direttamente e incontrovertibilmente sui documenti, e in cui lo stesso ha contribuito al processo di sceneggiatura.

Un occhio storico attento può vedere in che modo la serie attraverso il racconto in prima persona di Benito Mussolini segua passo dopo passo e con attenzione gli avvicendamenti politici e sociali che portarono all’ascesa del fascismo al potere dovendo tuttavia ovviamente ricorrere ad alcuni escamotage che rendano fruibile la visione del prodotto tramite un linguaggio contemporaneo.

Quanto alla resa della figura del Duce e dei suoi seguaci più infervoriti, additata come poco veritiera e ridicola, si può dire che l’intento della serie, seppur con alcune esagerazioni evidenti dovute probabilmente alla volontà di renderla più godibile e scorrevole, è proprio quello di far vedere sotto una luce nuova degli avvenimenti e delle personalità che troppo spesso sono state presentate con un’aura che rischia di far cadere nel pericolo della loro mitizzazione.

A tal proposito è doveroso sottolineare anche le iniziali perplessità dello stesso Scurati riguardanti la realizzazione di una serie basata sulla figura di Mussolini legate al rischio che il tono utilizzato per dipingerlo lo rendesse un personaggio comico o lo mostrasse in tutta la sua forza di seduzione. L’autore però, dopo aver esitato in alcuni passaggi del processo di scrittura, si è dovuto presto ricredere dichiarando infine “da quando ho visto la serie M. Il figlio del secolo, sin dal primo episodio, non ho avuto più nessun dubbio che si trattasse di una potentissima, magnifica realizzazione artistica. Il tono è miracolosamente trovato in un equilibrio difficilissimo tra tragico e comico”.

Considerazioni

Al di la dei pettegolezzi e delle critiche, a volte fondate a volte meno, fino a questo punto ‘M, il figlio del secolo’ è una serie riuscitissima che a parte alcuni accorgimenti sta mostrando in maniera leggera ma dissacrante la figura di Benito Mussolini, del fascismo e dell’Italia di quel tempo.

Senza ombra di dubbio il merito va all’intenso lavoro sul personaggio di Luca Marinelli che però non mette in secondo piano il processo di realizzazione in capo a tutta la troupe.

Un esempio su tutti la scelta di rendere i filmati ‘d’epoca’ lasciandoci la sensazione di stare guardando dei veri e propri documenti storici attraverso l’utilizzo di alcune tecniche da parte del direttore della fotografia Seamus Mcgarvey come “utilizzare obiettivi vari in camera, annerire il filtro con la candela o bruciare la pellicola per dare differenti effetti”, menzionate dallo stesso Marinelli in una recente intervista.

Per il resto, se quello che vediamo nei primi episodi di ‘M’ è ascrivibile alla categoria del grottesco, è perché grottesco è stato un po’ anche il pezzo di storia che viene rappresentato. Un grottesco che purtroppo però ha lasciato la sua sporca impronta e questa serie ce lo vuole ricordare.

Alla prossima puntata e buona visione!

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