Locarno celebra Gioia Mia e incorona Tabi to Hibi
Locarno premia Gioia Mia di Spampinato e actor Aurora Quattrocchi, mentre il Pardo d’oro va all’intenso Tabi to Hibi di Sho Miyake.
Locarno si fa culla di emozioni condivise: Gioia mia di Margherita Spampinato, piccolo film dal cuore grande e dalla Sicilia dei ricordi, trionfa nella sezione Cineasti del Presente grazie al Premio Speciale della Giuria e al riconoscimento per Aurora Quattrocchi.
Il Pardo d’Oro, invece, sorride all’introspezione poetica di Tabi to Hibi di Sho Miyake.
A Locarno un respiro poetico dalla Sicilia
La Sicilia filtrata nei gesti dell’infanzia di Margherita Spampinato: il cane di famiglia, il calore di una nonna, i piccoli rituali quotidiani.
Diventa tutto materia viva in Gioia mia, premiato dalla Giuria del Concorso Cineasti del Presente. Un film fatto “con un budget così piccolo, ma così piccolo” che l’aiuto collettivo di adulti, bambini e perfino della troupe ha segnato la sua forza poetica.
Sul palco, Aurora Quattrocchi raccoglie il premio per la migliore interpretazione con un sorriso tra risate e abbracci.
Un riconoscimento non solo al suo talento, ma a quella capacità di abitare personaggi lontani da sé con autenticità e coraggio.

Lo spirito di un incontro tra stagioni e umanità
Nel silenzio dei sentimenti comuni, Tabi to Hibi di Sho Miyake trova il suo spazio più vero.
Una struttura narrativa a matrioska ispirata a due racconti del mangaka Yoshiharu Tsuge: A View of the Seaside e Mister Ben of the Igloo. Qui si intrecciano le ansie quotidiane di gente ordinaria, in due stagioni, due incontri, due mondi sospesi.
Il Pardo d’Oro, massimo riconoscimento del Festival, premia questa voce delicata e rara. È il quarto film giapponese nella storia del festival a conquistarlo, un ponte tra Oriente e Occidente sospeso tra visioni e introspezioni.
Locarno: sguardo verso messaggi urgenti e universali
I premi a Gioia mia e Tabi to Hibi sono soffusi, timidi segnali di un cinema che sceglie la fragilità come linguaggio.
È lì che il festival ritrova un significato condiviso: nel racconto intimo, nel gesto dell’attore o nel silenzio sospeso tra due stagioni.