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Oscar, l’Iran seleziona il suo film candidato
La Farabi Cinema Foundation, dopo dieci giorni di discussione, ha annunciato che il film che rappresenterà l’Iran agli Oscar 2025 sarà un family drama.
Si tratta di In the Arms of the Tree diretto dal regista iraniano Babak Khajeh Pasha. Il film ha avuto la sua anteprima mondiale lo scorso anno al Fajr Film Festival. Successivamente è stato poi proiettato allo Shanghai International Film Festival.
In the Arms of the Tree è il racconto della separazione di una coppia che finisce per condizionare pesantemente le vite dei loro figli. Nel cast troviamo Maral Baniadam, già nel film premio Oscar Il cliente, Javad Ghamati, e il giovane Ruhollah Zamani.
In the Arms of the Tree, la trama
Una famiglia imprenditoriale è alle soglie del collasso. Kimia e Farid, sposati da dodici anni, si stanno separando. Lei è una donna del nord, che lotta con un passato di abusi e teme la distanza. Lui, un padre azero, appassionato di viaggi e piante medicinali.
I loro due figli, Taha e Alisan, si trovano nel mezzo, nel pieno di questa tempesta emotiva. Taha ha undici anni ed è un bambino premuroso, e soprattutto protettivo nei confronti del fratellino di cinque anni. Proverà in tutti i modi a preservare entrambi dalle conseguenze della separazione dei loro genitori.
Il film affronta il tema del divorzio ponendo l’attenzione sui figli, e individuando nel loro legame e nella loro innocenza una luce di speranza. Solo l’amore, la connessione, e la delicatezza possono costituire il vero argine alla crisi di una famiglia.

Il film è stato scelto dalla Farabi Cinema Foundation, la principale istituzione di promozione del cinema iraniano nel mondo, come rappresentante dell’Iran ai prossimi premi Oscar. La scelta è avvenuta tra i film dei registi iraniani che ancora riescono a lavorare nel circuito ufficiale.
Cinema e politica in Iran
L’attuale situazione politica in Iran ha avuto e ha un grande impatto sulla cinematografia. Molti dei registi iraniani, infatti, sono costretti a lavorare al di fuori del circuito ufficiale, oppure a lavorare semplicemente altrove.
Censura, restrizioni e proteste sono all’ordine del giorno. Soltanto due anni fa l’attrice Taraneh Alidoosti, dopo aver criticato apertamente il regime del governo sui suoi canali social, era stata arrestata. L’attrice e attivista si era detta al fianco dei manifestanti insorti dopo la morte di Mahsa Amini, avvenuta mentre era detenuta dalla polizia religiosa di Teheran. Alidoosti è stata liberata diciannove giorni dopo, pagando la cauzione, ma la sua vicenda ha fatto il giro del mondo.
Stessa sorte toccherebbe a uno dei più grandi protagonisti del cinema iraniano, Mohammad Rasoulof, se facesse ritorno in Iran. Il regista, Orso d’oro a Berlino per Il male non esiste, è stato condannato a otto anni di carcere per complotto contro il sistema. Per questo motivo non può tornare nel suo paese d’origine. All’ultimo Festival di Cannes il suo The Seed of the Sacred Fig ha affrontato proprio gli aspetti più oscuri della società iraniana. Il film, che ragiona su patriarcato e ricerca della libertà, ha conquistato il Prix Spécial. Sarà, inoltre, il candidato agli Oscar 2025 per la Germania.
Il cinema iraniano e i premi Oscar
Nonostante molti artisti continuino a lavorare altrove, il clima restrittivo che la cultura iraniana sta vivendo rischia di oscurare una cinematografia fondamentale a livello internazionale. I film iraniani negli anni si sono fatti notare tanto nei più importanti festival quanto proprio ai premi Oscar.
Per due volte, infatti, l’Oscar per il Miglior film straniero è andato all’iraniano Asghar Farhadi. Il regista, attivo anche dal punto di vista politico, ha fatto centro sia con Una separazione (2012) che con Il cliente (2017).
Nel 2008, invece, fu il film d’animazione Persepolis ad arrivare nella short list finale agli Oscar. Alla fine, ebbe la meglio Ratatouille, ma il capolavoro della fumettista Marjane Satrapi rimane un caposaldo nel suo genere. Il film, in modo insolito e con un mix perfetto di dramma e commedia, racconta con originalità uno spaccato cruciale della storia dell’Iran.