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Venezia 82: Scarlet, il nuovo film di Mamoru Hosoda
Scarlet, il nuovo film animato del regista Mamoru Hosoda. All’anteprima tra il pubblico e la critica c’è chi apprezza e chi nota qualche difetto di troppo.
Alla sua prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia, Mamoru Hosoda ha presentato Scarlet (Hateshinaki Scarlet), la sua nuova opera animata, presentata Fuori Concorso all’82ª edizione. Un progetto di enorme portata produttiva, il più grande mai fatto per un film d’animazione giapponese, che ha però diviso pubblico e critica.
Scarlet: tra Shakespeare e Dante
La protagonista è Scarlet, principessa medievale e spadaccina determinata a vendicare la morte del padre. Avvelenata e ferita a morte, si ritrova nella “terra dei morti”, un mondo sospeso tra immaginazione e simbolismo dantesco, dove il tempo non esiste e la vendetta rischia di diventare un ciclo infinito. Qui incontra Hijiri, un giovane infermiere del nostro presente che incarna speranza e cura, contrapponendosi alla rabbia autodistruttiva della guerriera.
La trama si ispira apertamente ad Amleto, con nomi e dinamiche che richiamano Shakespeare, ma introduce anche figure nuove, creature mostruose e sequenze visionarie che mescolano passato e presente. Il risultato è un racconto ibrido, che alterna epica medievale e riflessioni contemporanee, ma che non sempre riesce a mantenere coerenza e forza narrativa.
La visione del regista
Hosoda ha dichiarato di voler costruire con Scarlet una parabola pacifista: in un mondo scosso da conflitti, l’unica via è scegliere l’amore e l’unione, spezzando il ciclo della violenza. Il film, infatti, è attraversato da un forte sottotesto antimilitarista e utopico, già presente in opere precedenti come Belle, qui reso ancora più esplicito.
Ma la critica ha notato come questo idealismo sia un po’ troppo retorico, con relazioni tra personaggi poco approfondite e una scrittura che non raggiunge la giusta intensità emotiva.
Se sul piano narrativo il film appare contraddittorio, sul versante tecnico Scarlet ha conquistato tutti. Hosoda sperimenta un linguaggio visivo inedito, a metà strada tra il 2D tradizionale e una CGI lontana dal fotorealismo hollywoodiano.
Le influenze dichiarate spaziano da Giovanna d’Arco a Principessa Mononoke, da Il Piccolo Principe a Il Re Leone, fino all’inferno visionario di Wayne D. Barlowe. Un mosaico di suggestioni che riflette la volontà di Hosoda di rinnovare radicalmente il linguaggio dell’animazione.
L’accoglienza di pubblico e critica
Sebbene, Scarlet si impone come un film ambizioso, potente nelle immagini e nelle intenzioni, secondo la critica il film è forse incapace di dare piena forma alla sua complessità narrativa. Che sia un capolavoro mancato o una tappa di transizione nel percorso di Mamoru Hosoda, resta un’opera destinata a far discutere, che segna un ulteriore passo nella ricerca di nuove strade per l’animazione giapponese contemporanea.