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Gloria! Un film che di gloria ne merita davvero

 La recensione no spoiler di Gloria!, l’ottimo esordio alla regia di Margherita Vicario. Una lettera d’amore alla musica e alle donne.

 

Il cinema italiano è vivo e pure in buona salute. Gloria! (2024) di Margherita Vicario è un film insospettabilmente bello. Consiglio vivamente di dargli fiducia e in questa recensione spiegherò perché.

La trama di Gloria!

Venezia di inizio Ottocento. In un orfanotrofio di ragazze, in subbuglio per dover organizzare un concerto in occasione del papa, la giovane Teresa scopre un pianoforte. Lo strumento porterà alla scoperta di una musica liberatoria, amicizie ed anche una possibile via di fuga.

Il cast

In un paese pieno di “falsi attori”, che dovrebbero fare tutt’altro, in Gloria! gli attori non professionisti se la cavano benissimo e forse anche di più. Segnalo, quindi:

  • Veronica Lucchesi (La rappresentante di Lista) – Bettina: credibilissima e la parte in cui canta è da brividi;
  • Elio (Elio e le Storie Tese) – Romeo: si vede poco ma la sua parte è tutt’altro che inutile.

Tutti gli altri attori [Galatéa Bellugi, Carlotta Gamba, Paolo Rossi, etc.] sono comunque bravissimi.

Compare anche la stessa Margherita Vicario in un cameo.

La regia

La regia è moderna ma concreta, senza eccessivi virtuosismi. Ci sono diverse belle scene e spesso coincidono con quelle musicali.

Qui entra in gioco il montaggio, perché questo era un film dal potenziale soporifero altissimo. E invece le scene in cui si suona o canta sono le più vivaci e interessanti. Ci sono inquadrature veloci che vanno dalle facce delle musiciste alle loro dita sugli strumenti.

Bello il momento in cui le ragazze si trovano a speculare sul loro futuro e si alternano inquadrature in cui parlano con quelle della scoperta del pianoforte, che sarà la vera svolta delle loro vite. Così come dolcissime le scene in cui Teresa immagina musica nella quotidianità o la insegna ai bambini.

Ovviamente le musiche aiutano…

 

Le musiche

Emozionanti, per usare un solo termine, e incredibilmente alcune me le ricordo! Le musiche sono di Margherita Vicario e di Davide Pavanello.

Tutte trasmettono sempre l’idea di una forza che vuole liberarsi.

Ne segnalo tre, che coincidono con le scene più belle:

  • Opening
  • Questo corpo
  • La lettera

La scrittura

La posizione femminista del film è evidente. Però, a differenza di quando viene messa in scena da un popolo che conosciamo bene (il suo nome inizia con Ameri e finisce con Cani), non è irritante. Perché la verità è che il femminismo è così: quando non riguarda le scemenze, significa solo essere persone di valore.

La trama di Teresa ha una svolta inaspettata e commovente ed anche la sottotrama di Perlina è stata arricchita quel poco da non renderlo il classico genio del male.

Il finale

Il finale è stupendo. Ma qui forse si può trovare l’unica grinza, in cui però entrano i gusti personali.

Per me il film sarebbe potuto benissimo finire alle didascalie finali. La libertà delle ragazze, piuttosto che una vera e propria favolistica, è una libertà poetica e spirituale, di mandare tutti a quel paese.

Così, invece, sembra più la vittoria del “freno a mano” come nel caso del personaggio di Lucia.

Anche se non nego che per molti il film avrà avuto senso solo così.

 

 

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Marco Lancia

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