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Luca, amicizia e inclusione sotto il sole della Liguria

Uscito nel 2021 e diretto dall’italiano Enrico Casarosa, Luca è un piccolo gioiellino Pixar. Ecco la recensione di Almanacco Cinema.

A partire da Toy Story nel lontano 1995 la casa di produzione Pixar ci ha regalato grandi film d’animazione. Belli esteticamente ma soprattutto profondi e attenti alle tematiche più sensibili, sono lungometraggi capaci di parlare ai grandi e ai piccoli.

Con Luca il regista Enrico Casarosa racconta la storia commovente di un’amicizia ambientata in Italia. La località di fantasia è Portorosso, in cui è facile riconoscere un riferimento alle Cinque Terre in Liguria. Gli ingredienti sono quelli tipici dell’estate italiana: il mare, il sole, i piccoli borghi e un’amicizia che cambierà le vite di Luca, Alberto e Giulia.

La trama di Luca

Luca è un mostro marino di tredici anni che vive insieme ai suoi genitori e sua nonna sul fondo del Mar Ligure. Aiuta sua mamma e suo papà facendo il pastore e radunando triglie. Pur essendo curioso non è mai salito oltre la superficie del mare. I suoi genitori glielo hanno proibito, convinti, a ragione, che sia un luogo pericoloso per i non umani.

Un giorno incontra Alberto, un mostro marino come lui, che però vive solo in superficie, in attesa del ritorno di suo padre. Luca scopre che sulla Terra il suo aspetto cambia, assumendo le sembianze umane. Basta qualche goccia d’acqua a trasformarlo, però, di nuovo in un pesce.

La disinvoltura di Alberto e il suo spirito avventuroso spingono Luca a superare molte delle sue paure. I due diventano amici e, spinti dal desiderio di comprare una Vespa, decidono di recarsi a Portorosso. Lì incontrano Giulia, una vivace ragazzina come loro che sembra felice della loro compagnia. Scoprono anche, però, di non essere benvoluti: sulla Terra ai mostri marini viene data la caccia.

Luca e Alberto dovranno essere molto prudenti per non farsi scoprire e provare a vincere insieme a Giulia la gara di Triathlon di Portorosso. Se per i due ragazzi la vittoria vale l’acquisto della desiderata Vespa, per Giulia sarebbe il modo per riscattarsi e mostrare a tutti la sua stoffa.

La paura del diverso

Luca, oltre a raccontare la bellezza delle amicizie nate nella spensieratezza delle estati dell’infanzia, affronta il tema della diversità. I mostri marini, infatti, pur avendo di fatto sembianze umane, una volta rientrati in acqua hanno qualcosa che li rende estranei.

Sono ricercati, perseguitati, e sono poste taglie sulle loro teste. Eppure, non hanno nulla di realmente mostruoso, non ci sono motivi reali per temerli. Patiscono semplicemente il peso di un pregiudizio che è ampiamente diffuso nella cultura di Portorosso. Luca e Alberto vedono i segni della loro discriminazione sulle statue, sui manifesti, ovunque intorno a loro. Rappresentano il nemico da abbattere.

Il tema viene affrontato da due prospettive: la loro e quella dei paesani. Se da un lato i paesani devono imparare ad accettarli, dall’altro sono i mostri marini stessi a doversi palesare. Uno dei temi di Luca è, infatti, il coraggio di uscire allo scoperto, per sé stessi e per gli altri.

Mai più nascoste!

C’è un momento durante la scena in cui Luca e Alberto rivelano a tutti la loro vera natura che è particolarmente interessante in relazione al tema della rappresentazione. Due donne anziane, scialle e fazzoletto in testa, di fronte a tale confessione si guardano e, dopo un gesto di complicità, si lasciano bagnare dalla pioggia.

Rivelano così ai compaesani, tra i quali hanno vissuto per anni, di essere loro stesse dei mostri marini. La forza di Luca e Alberto, che con coraggio si sono mostrati per quello che sono, ha ispirato chi forse per una vita ha dovuto nascondersi. Se il nemico è colui che mi ha vissuto al fianco per anni, allora forse non è poi tanto un nemico.

La scena è particolarmente significativa rispetto al tema della rappresentazione mediale. L’inclusione della diversità nei prodotti audiovisivi, e artistici in generale, può fare la differenza. Può innescare, infatti, un circolo virtuoso in cui accadono due cose. Il diverso si sente rappresentato, visto, e quindi più libero di essere sé stesso. La società (non tutta), invece, impara a guardare alla diversità attraverso prospettive nuove, e quindi, di conseguenza, allena la tolleranza.

Luca: i limiti dell’accettazione

Il personaggio della nonna rappresenta l’archetipo del vecchio saggio. Lucida, solida e complice dell’amato nipote, ha la tranquillità di chi ha vissuto tanto. Non teme per Luca perché sa che ci sono esperienze che prima o poi tutti sono chiamati a vivere. Lo reputa grande abbastanza per sapere che esiste un mondo, al di sopra della superficie dell’acqua, che è sì pericoloso, ma anche incredibilmente affascinante.

È lei che riflettendo sul futuro di Luca, con un grande senso della realtà, racconta una verità purtroppo incontrovertibile. Alla mamma che si chiede se possano lasciarlo vivere nel mondo degli umani la donna risponde: “Alcuni non lo accetteranno mai, ma altri sì, e sembra che lui sappia riconoscere le persone giuste”.

La diversità, di qualunque natura essa sia, ci rende unici, speciali, ma inevitabilmente ci chiude le porte di un’accettazione totale. Di tale accettazione, però, come ci insegna la nonna, non abbiamo bisogno. Nessuno può stabilire la legittimità o meno di stare al mondo di chi è diverso. Quello che conta davvero è, infatti, stabilire legami autentici e profondi riconoscendo chi è in grado di amare le nostre “mostruosità”.

In conclusione

Con Luca la Pixar arricchisce la sua bacheca di un altro film di qualità. Molto godibile dal punto di vista estetico vista l’atmosfera marinara è un film perfetto per l’estate. La celebrazione dell’Italia passa attraverso non solo i luoghi e le trenette al pesto, ma anche attraverso la musica. La colonna sonora, infatti, è composta interamente da brani italiani. Il Quartetto Cetra, Eduardo Bennato, Mina e ovviamente l’opera lirica con Giacomo Puccini ascoltato dalla voce di Maria Callas.

Luca è uno di quei film che tutti dovrebbero guardare provando davvero a capire cosa vuol dire sentirsi dei mostri marini. La metafora può essere interpretata in svariati modi. C’è chi, all’epoca dell’uscita, l’ha letta in chiave queer. Casarosa ha ammesso di non averla pensata in questo senso ma che tale lettura è effettivamente coerente al racconto.

Più in generale potremmo dire che Luca è un film che celebra gli outsider. Giulia, pur essendo umana e quindi rientrando nei canoni di “rispettabilità” della società, si sente comunque diversa. E forse è proprio la sua diversità a renderla accogliente nei confronti di Luca. Ciò che li fa sentire fuori posto rispetto agli altri finisce per unirli, regalandogli un’amicizia destinata a durare.

Infine, molto bella è l’immagine che Luca regala della scuola. In un mondo in cui sempre più spesso la cultura non è più un valore, vedere un film d’animazione in cui un bambino sogna di studiare è confortante. Luca, che non conosce libri, vive con entusiasmo ogni piccola scoperta e vede la scuola come uno spazio magico in cui dare cibo alla sua curiosità.

La conoscenza viene rappresentata con un volo. Sulla macchina volante di Leonardo Da Vinci Luca attraversa spazi e tempi lontani, galassie e città antiche. Ed è proprio questo che la scuola dovrebbe essere per ogni bambino: un paio di ali per arrivare ovunque vorrà.

Rossella Parascandola

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