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Maxxxine

MaXXXine, la recensione in anteprima su Almanacco Cinema

MaXXXine arriva finalmente nei cinema italiani il 28 agosto. Ma la conclusione della trilogia firmata dal regista Ti West è riuscita a reggere le aspettative?

A24 torna al cinema con l’ultimo capitolo dell’acclamata trilogia di X. Per l’occasione Lucky Red ha organizzato diverse maratone della trilogia in tutta Italia con l’anteprima dell’ultimo capitolo: MaXXXine. Noi di Almanacco Cinema, chiaramente, non potevamo mancare.

In questo nuovo film, sempre dal regista e sceneggiatore Ti West, torniamo a seguire Maxine Minx nella Los Angeles del 1985. Diventata ormai celebre nell’intrattenimento per adulti, Maxine è pronta a fare un salto qualitativo ed arrivare al cinema. Ma quando viene coinvolta in una serie di omicidi si trova a dover affrontare il suo passato per avere un futuro.

Los Angeles, 1985

Texas, 1979. Texas, 1918. La trilogia di Ti West non è estranea agli spostamenti temporanei. In MaXXXine troviamo un cambiamento forse ancor più grande. Il pubblico viene stavolta trasportato nei colori e nell’assurdità Californiane degli anni 80. Esploriamo la vita a Los Angeles e la popolazione che la abita. La nostra Maxine si muove in un mondo che vive tra scandali, sogni, porno e cinema, e lei è la prima esponente di tutto ciò.

Troviamo un film che si posiziona a metà tra Suspiria e The Nice Guys. MaXXXine è un giallo horror come non se ne vedevano da molto e riesce a far viaggiare la sala indietro nel tempo. Vediamo un ottima e profonda destrutturazione dell’epoca e della cultura esplorata. Si esplora l’approccio alla normalizzazione del porno e l’impatto che questo ha avuto sulla popolazione. Ma l’erotismo non è più al centro del film.

Con MaXXXine Ti West si perde a raccontare Hollywood e il sogno di molti. Il sogno della bella vita e della fama che chiunque in una città che trova più stelle in terra che in cielo possiede. Ma per Maxine non solo è un sogno, è una necessità.

La dipendenza alla fama provata da Maxine muove il personaggio ed è ciò che da motore alla trama e agli eventi. Ti West esplora e racconta al pubblico questo disperato bisogno, ma nel far ciò sembra dimenticarsi di criticarlo. Nel suo finale MaXXXine sembra comunicare, involontariamente, l’esatto opposto di quello che vorrebbe lasciar intendere. Un pò come se al termine di Whiplash il film volesse comunicasse che ogni azione di Fletcher fosse pienamente giustificata e quasi eroica.

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L’ultimo e più grande capitolo

Con l’ultimo capitolo della sua trilogia Ti West decide di dare tutto. MaXXXine comanda il grande schermo vivendo a metà tra un film di serie A e uno di serie B. Si sente l’innalzamento del budget con piani sequenza, ottime scenografie e un grande senso di cinema. Manca parte dell’unicità dei primi due film, ma non per questo ne manca la creatività tecnica.

Torna anche qui la direzione della fotografia del buon Eliot Rockett. Immagini spettacolari riempiono il grande schermo con colori e ombre che si alternano e accompagnano nel film. Immagini che riescono ad essere tanto interessanti nei momenti più tranquilli quanto nelle sequenze di tenzione e di gore.

Il gore prende nuovamente la scena tramite effetti pratici, intenzionalmente, tanto buffi quanto inquietanti. MaXXXine decide di puntare ad effetti vecchio stampo e andare verso una direzione più creativa e divertita piuttosto che realistica. Creatività che caratterizza ottimi momenti di violenza con esplosioni, make up e molto altro. Decisione assolutamente vincente e che crea alcuni dei più memorabili momenti.

I brani originali, nuovamente composti da Tyler Bates, rimangono piacevoli e continuano ad argomentare molto sull’atmosfera del film. Non reggono il confronto con i memorabili temi presenti in Pearl, ma sono altrettanto immersivi. Il punto forte, come nei film precedenti, rimane però nel meraviglioso montaggio del regista Ti West. Non solo MaXXXine ha ritmo, è infermabile. Il film scorre davanti allo spettatore quasi in attimi, anche i momenti più deboli riescono a mantenere un grande senso di ritmo.

La pornostar in giallo

MaXXXine abbandona parte del minimalismo dei primi due capitoli in favore di una narrazione molto più grande. Rimane evidentemente un film indie, ma a confronto dei primi due da la sensazione di essere un blockbuster. Ti West non riesce però a fare il balzo in avanti nella portata del film con naturalezza. MaXXXine talvolta è quantomeno confuso negli intenti e non risulta un giallo abbastanza interessante. Nei primi due atti è divertente ma poco chiaro, nel terzo invece è chiaro ma non altrettanto divertente.

Gli ottimi dialoghi riescono ad aiutare la storia a muoversi piacevolmente e buona parte del mistero rimane interessante da seguire. In particolare le sequenze più investigative sono molto interessanti. Ma molto crolla quando si arriva a una deludente risoluzione, non poco scontata e già vista. Cosa che, nonostante qualche intoppo, non si può dire per il resto del film.

Mia Goth torna come Maxine, ma stavolta non riesce a convincere pienamente. Non tanto per colpa sua, che si è confermata una meravigliosa e sfaccettata attrice con il precedente Pearl, ma a causa di una sceneggiatura che gli lascia ben poco da fare. Maxine è un personaggio solo parzialmente costruito e che non regge il film sulle sue spalle. Ben poco del suo personaggio viene esplorato nel film al di fuori del suo egocentrismo. Non è chiaro perché il pubblico dovrebbe sinceramente interessarsi a lei.

Molto del film si regge su l’ottimo cast secondario. Kevin Bacon e Giancarlo Esposito sono sempre pronti a rubare ogni scena, portando due esilaranti performance. I momenti che vedono protagonisti Michelle Monaghan e Bobby Cannavale sono tra i più piacevoli e meglio costruiti del film. E questi solo alcuni membri di un grande cast caratterizzato da personaggi memorabili e divertenti. Fosse anche solo per loro il film varrebbe comunque una visione.

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In conclusione

“Non accetterò una vita che non merito” dice la nostra Maxine, ma con questo film sembra essersi piuttosto accontentata. La conclusione di questa particolare trilogia manca della memorabilità e della freschezza delle opere precedenti. È impossibile non complimentarsi con Ti West per aver osato e puntato così tanto in alto. Ma il risultato finale non è nelle buone intenzioni, specialmente se accompagnato da un messaggio di fondo espresso talmente male che sembra dire il suo opposto.

Maxine non regge il film e la sceneggiatura non riesce a gestire il suo genere giallo. Ma nonostante ciò non mi sento di definire MaXXXine un brutto film, anzi. Ci si diverte molto e il film scorre benissimo grazie a un perfetto ritmo e montaggio. Il cast secondario porta tanta energia grazie al grande talento attoriale messo in gioco e che riesce a trasmettere divertimento. Nonostante abbia visto il film in una maratona terminata alle 2 di notte, posso testimoniare di esserne uscito più sveglio di come sono entrato. Tutto sommato un grande risultato.

Colonna sonora, fotografia e scenografia sono tutte di alto livello e meritano la sala cinematografica. Ti West immerge il pubblico in folli atmosfere piene di eccellente gore e tensione. Raccontando una storia su Hollywood e la brama del successo, MaXXXine cerca di fare più di quanto possa o dovrebbe. Ma nel suo grande carico di idee molte riescono e, seppur con qualche risentimento, il pubblico uscirà dalla sala soddisfatto.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema

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