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Die My Love

Roma Cinema Fest: Die My Love

Presentato in prima nazionale alla Festa del Cinema di Roma, Die My Love racconta la depressione post-parto, un film sorretto da un’eccelsa Jennifer Lawrence.

Presentato alla 78ª edizione del Festival di Cannes, Die My Love (2025) di Lynne Ramsay racconta la depressione post-parto di Grace, interpretata da una suprema – e dominante – Jennifer Lawrence. Distribuito da MUBI, il film fatica a trovare un genere vero e proprio, sondando la commedia, il dramma e a tratti l’horror. Ramsay approccia a un tema complesso con uno stile anti-convenzionale, a tratti surreale, sondando le dinamiche di coppia e le difficoltà di una donna e il corpo in trasformazione.

Die My Love, la trama

Grace e Jackson (Robert Pattinson) fuggono dal caos cittadino e si trasferiscono nelle campagne sconfinate del Montana, nella casa di famiglia dell’uomo. La coppia è viscerale, carnale e passionale, fin quando tutto cambia. Con la nascita del primo figlio, Grace e il suo corpo iniziano a cambiare, e così il rapporto con Jackson e con la realtà che la circonda. Grace sprofonda in una vertigine di disconnessione, incapace di adeguarsi alla nuova realtà.

Il corpo che muta e la depressione post-partum

Un’intensa Lawrence dà anima e corpo a Grace che, dalla grazia e dalla leggiadria, è sicuramente cosa più remota. Dopo l’arrivo del nascituro, il suo corpo inizia a cambiare: il latte esce incessante e incontrollabile dai suoi seni, le linee mutano. Persino le mosche le gravitano attorno (come se ella fosse un vero e proprio relitto), mentre non si può dire lo stesso di Jackson. È come se fosse una madre natura in decadenza, disprezzata e abbandonata da ciò che ha nutrito (anche il suo compagno). Ed è qui che la realtà di Grace muta, si distorce, oltre i confini del delirio, del surreale e della solitudine.

Grace e l’istinto animalesco

E allora Grace che fa, si mette contro tutti. Contro se stessa, contro il suo corpo e contro il mondo. Come un cavallo selvaggio, cammina a quattro zampe nella casa, nel giardino, sfidando tutti. Non si adegua ai luoghi comuni negli ambienti che lo richiedono e lascia che la vera sé e il suo istinto primordiale esplodano. Grace è come un animale in cerca del desiderio altrui, della tentazione e di ritrovare il fuoco primigenio, e sicuramente, il suo essere donna.

Die My Love

Die My Love e Madre!: la nemesi

Già quasi una decade fa, con Madre! di Darren Aronofsky, Lawrence interpretò quello che ad oggi, sembra uno specchio di Grace, eppure ne è la nemesi. Entrambe incarnano l’archetipo di madre, e quindi colei che viene sacrificata, isolata e divorata dai suoi stessi figli: la “misericordiosa”. Eppure, Madre era un’allegoria devota, mentre Grace appare come la sua vendicatrice. Madre è pura, Grace è carne, delirio e disfacimento.

Lawrence contro la gravità

Die My Love ha due scene madri che coincidono: l’inizio e la fine. Due scene eccelse, che però non bastano in un’opera che conta 118 minuti. Ramsay parte incredibilmente, ma non si può dire la medesima cosa per il proseguo. Nonostante la bravura degli attori, che reggono l’intero film – soprattutto Lawrence – la regia e la penna di Ramsay questa volta sembrano disorientate, come se non trovasse la bussola e mancasse chiarezza. Lo spettatore fatica a entrare in empatia con i personaggi, con l’evoluzione dei rapporti e i loro sentimenti, poiché manca qualcosa nella regia che rende il tutto debole.

Die My Love, un corpo in disfacimento che tiene in vita l’opera

Sebbene alcune scelte di regia siano attraenti e interessanti, come ad esempio la resa degli ambienti e una carta da parete fiorata adornata dal caos, dal sangue e dal degrado, ciò non basta. Non basta un’estetica godevole per gli occhi e nemmeno due scene madri – inizio e fine – che potevano essere il presagio e l’epilogo di un bel film. Ciò che manca è il cuore, è il sentire dello spettatore e l’inaccessibilità, è un intento vero e proprio. Un film non può reggere quasi interamente sulla bravura della sua protagonista. In definitiva di Die My Love ricorderemo certamente la performance e il ritorno incredibile di Jennifer Lawrence, vero gioiello di questo film.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema

 

 

 

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