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Roma Cinema Fest: La vita va così
La vita va così, di Riccardo Milani, è il film d’apertura della 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma. Una storia di identità sarda, dal 23 ottobre al cinema.
Quella di Riccardo Milani è u una commedia sociale, come tanti dei suoi lavori, tra cui il più recente Un mondo a parte dove raccontava dello spopolamento dei piccoli borghi abruzzesi. Questa volta si sposta in Sardegna per raccontare di una terra finita nel mirino dei grandi imprenditori immobiliari. Una storia di rivalsa personale e collettiva, “Sa vida àndara diàcci” dal sardo La vita va così uscirà al cinema il 23 ottobre.
La vita va così: la trama
Primi anni Duemila, Sud della Sardegna, su un tratto di costa incontaminato vive Efisio Mulas, un anziano pastore che ha trascorso tutta la vita tra il mare, le mucche e i suoi pomodori secchi. Vista la bellezza delle spiagge della zona, un importante gruppo immobiliare del nord Italia si interessa ai suoi terreni per costruire un resort di lusso, ma l’uomo si rifiuta categoricamente di vendere il terreno: quella terra è la sua casa, il suo passato, la sua identità e non intende rinunciarvi.
Ispirata a una storia vera, la vicenda diventa una commedia dolceamara che racconta con ironia e umanità l’importanza di difendere le proprie radici e il valore di un territorio contro ogni logica di profitto. Nel cast: Virginia Raffaele, Giuseppe Ignazio Loi, Aldo Baglio, Geppi Cucciari, Diego Abatantuono e Jacopo Cullin.
La vera storia di Ovidio Marras
Nel Sud della Sardegna, nella zona di Tuerredda, sorge il promontorio di Capo Malfatano, è qui che viveva Ovidio Marras, un pastore che per tutta la vita ha custodito i terreni di famiglia e il proprio bestiame.
Già dai primi anni Sessanta, la Sardegna cominciò a essere presa d’assalto dai “colonizzatori” del Nord: imprenditori che acquistavano terreni per poche lire, trasformando spiagge e campagne nella nascente Costa Smeralda. Ma per Ovidio Marras, pastore del Sud, quella realtà era ancora troppo lontana. Tutto cambiò nei primi anni Duemila, quando le grandi società immobiliari iniziarono a puntare anche sulla costa di Capo Malfatano, decise a costruire resort di lusso in uno degli angoli più incontaminati dell’isola. Colossi dell’edilizia italiana come Benetton, Caltagirone, Marcegaglia riuniti nella società Sitas srl, cominciarono ad acquistare i terreni intorno a quello di Marras, fino ad arrivare a offrirgli 700 milioni di euro pur di ottenere anche il suo.
Ma Marras rifiutò tutte le offerte senza esitazione: “I soldi volano, ma la terra resta.”

Quando i lavori cominciarono e la strada privata che usava da sempre per portare gli animali al pascolo venne recintata, Ovidio non si arrese. Fece ricorso, sostenuto solo dall’associazione Italia Nostra, e iniziò una lunga battaglia legale che lo portò fino alla Corte di Cassazione. Vinse in tutti e tre i gradi di giudizio: il progetto non era conforme alla legge e tutto ciò che era stato costruito doveva essere demolito. Ovidio Marras spese più di centomila euro in spese legali, ma salvò qualcosa di molto più grande: un paesaggio, un’eredità, un’idea di giustizia.
Ovidio Marras continuò a vivere nella sua casa di Teulada fino alla fine dei suoi giorni. Si è spento il 6 gennaio 2024, a 93 anni, lasciando una profonda eredità morale. Oggi, chi passeggia tra le dune di Tuerredda e osserva il mare di Capo Malfatano può ancora godere della loro bellezza incontaminata anche e soprattutto grazie a Ovidio Marras.
La Sardegna non è in vendita!
“Non vogliamo che rimanga ferma ad aspettare che peggiori”: lo dice, mentre guarda la spiaggia, il personaggio interpretato da Diego Abatantuono, il ricco imprenditore intenzionato ad acquistare i terreni di Efisio Mulas. Una frase semplice, ma che pesa come un macigno. Sembra suggerire che la Sardegna resti immobile, fragile, in attesa che qualcuno “dal continente” arrivi a salvarla, a impegnare i suoi spazi e il suo popolo. Come se i sardi non fossero in grado di prendersi cura della propria terra; una terra che da millenni abitano, rispettano e difendono.
In questa storia, l’assenza di lavoro nell’isola diventa strumento di ricatto, un modo subdolo (ma da sempre efficace, sopratutto nel meridione) per convincere un popolo a vendersi. E forse proprio questo è il peggiore degli stereotipi sui sardi. Oltre i soliti cliché come la testardaggine, la longevità, la pastorizia o il casu marzu, c’è questa immagine di un popolo costretto a mendicare lavoro da chi arriva oltre mare. Come se il futuro della Sardegna dovesse dipendere dal turismo e dagli investitori esterni. Uno stereotipo che rimarca l’effettiva difficoltà dell’isola risolvere i problemi che ancora derivano dalla “questione meridionale”.
Ma Efisio Mulas lo capisce subito: non tutto ha un prezzo. Si oppone con tenacia e coraggio, davanti a cifre che probabilmente mai avrebbe visto nemmeno in 10 vite, cifre che avrebbero davvero fatto la differenza per lui e per la sua famiglia. Efisio si oppone pensando ai suoi antenati che quella terra l’hanno custodita e ai suoi nipoti che la erediteranno.
Nel suo gesto c’è la dignità di un popolo che non si lascia comprare, la consapevolezza che il valore di un luogo non si misura in denaro ma in appartenenza e in affetto. Attraverso Virginia Raffaele e Giuseppe Ignazio Loi, il film dà voce a una Sardegna che cerca di riconquistare la propria forza, una terra che prova a riprendersi i suoi spazi, a trattenere e custodire ciò che può.
Prodotto da Our Films, Diretto da Riccardo Milani, sceneggiatura di Riccardo Milani (Grazie ragazzi, Come un gatto in tangenziale) e Michele Astori (La mafia uccide solo d’estate). Nel cast: Virginia Raffaele (Un mondo a parte), Giuseppe Ignazio Loi, Aldo Baglio (Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice), Geppi Cucciari (Diamanti), Diego Abatantuono (Il peggior Natale della mia vita) e Jacopo Cullin (L’arbitro) e le musiche di Moses Concas. La vita va così, distribuito da Madusa Film e PiperFilm, uscirà nei cinema italiani il 23 ottobre.
La vita va così, ecco il trailer:
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