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Joker: Folie à Deux, la recensione su Almanacco Cinema

Venezia 81, le anteprime: Joker: Folie à Deux, la recensione

Arriva in concorso al Festival del Cinema di Venezia l’attesissimo Joker: Folie à Deux, sequel di Joker (2019).

Todd Phillips, dopo il clamoroso successo di Joker (leone d’oro qui a Venezia nel 2019), ritorna sulle orme del villain più famoso della storia dei cinecomic. Il regista cambia ingredienti, passa al Musical e chiama alla sua corte, ad affiancare Joaquin Phoenix, Lady Gaga nei panni di Harley Quinn.

Joker: Folie à Deux: nessuna novità rispetto al prequel

La narrazione del film continua quanto era rimasto in sospeso durante il primo film. Arthur Fleck (Joaquin Phoenix), dopo aver mostrato al mondo la sua follia, è confinato nella prigione di Gotham dove aspetta il processo. Tra le mura del carcere di Gotham incontrerà una donna (Lady Gaga) che riuscirà a riaccendere la sua passione.

Joker: Folies à Deux

 

Joker: Folie à Deux decide di impostare il tipo di narrazione sul  genere Musical, scelta che fa riflettere e a tratti diverte. La decisione di impostare il film sul Musical non riesce a salvare una narrazione sterile , in cui il regista preferisce ripetere la strada intrapresa nel primo film, anche in modo esplicito (durante il processo Arthur richiamerà alla memoria dello spettatore gli eventi del primo film), piuttosto che sviluppare un carattere diverso e più originale.

Il problema di Joker: Folie à Deux sono Joker e Gotham

Il nuovo Joker inciampa negli stessi problemi narrativi, soprattutto legati all’emotività del protagonista che rimane imprigionata in un abbozzo spesso macchiettìistico, di un personaggio privo di qualsiasi spessore psicologico e sociale (al contrario di come ci aveva  abituato il Joker di Tim Burton e, poi, di Christopher Nolan).Quello che poteva diventare un semplice cambio stilistico della filosofia legata al personaggio di Joker (anche se il sapore rimaneva  di una “furbata” commerciale) nelle due pellicole di Philipps diventa un limite di un personaggio fastidiosamente stupido.

La stessa tematica sociale doveva essere un nodo di forza del film ma rimane abbozzata, ferma alla superficie.

E’ un’occasione persa per la sceneggiatura, che lascia intendere la possibilità secondo cui Joker sia una nevrosi, figlia di una vita, quella di Arthur Fleck, vissuta all’interno di una società svuotata da qualsiasi sentimento. Quest’aspetto della psicologia di Arthur aveva tutte le potenzialità per coniugarsi perfettamente con un discorso sociale ma, ancora una volta, sono i personaggi di contorno a rovinare un’ idea che meritava uno sviluppo diverso. Le scene ambientate durante il processo diventano infatti un accumulo di personaggi fastidiosamente ingenui, a testimoniare una fastidiosa pigrizia da parte del film nell’addentrarsi in riflessioni più stimolanti.

Il musical funziona?

A differenza del primo film non mancano però le intuizioni sorprendenti, perché se l’impianto narrativo rimane invariato viene abbandonato il citazionismo, quasi stucchevole, al cinema di Scorsese. Il film appare comunque più libero rispetto al precedente e, a tratti, riesce a raggiungere grand intensità, come l’inizio sorprendente in cui viene messo in scena un corto straordinario , in cui la figura di Joker viene reinterpretata nello scenario dei Looney Tunes.

La parte musicali della pellicola riescono comunque a maturare nello spettatore fertili riflessioni, principalmente incentrate sulla storia d’amore. Dalla relazione tra i due protagonisti  emergeranno due dimensioni, una in cui Arthur, grazie all’affetto, riuscirà a sognare e liberarsi dalla seconda dimensione, quella reale, sordida e bruta. Da sottolineare la grande interpretazione di Phoenix a cui viene affiancata Lady Gaga che non convince del tutto come attrice ma si riprende vigorosamente nelle parti cantate.

In conclusione

Anche davanti a dei picchi sicuramente di grandi intensità, come il finale (forse il momento più alto del film), l’operazione finale risulta anonima. Joker: Folie à Deux è un film a cui potevamo fare tranquillamente a meno.

Recensione a due stelle su Almanacco Cinema