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M. Il figlio del secolo, la recensione su Almanacco Cinema

Venezia 81, le anteprime: M. Il figlio del secolo

A Venezia 81 abbiamo visto in anteprima l’attesissima serie M. Il figlio del secolo diretta da Joe Wright, presentata fuori concorso. 

La serie è tratta dall’omonimo romanzo M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, il primo libro di una trilogia dedicata alla figura di Mussolini.

La regia della serie, prodotta da Sky, è stata affidata al regista britannico Joe Wright, famoso per la chirurgica attenzione nel trasformare soggetti dal grande respiro storico in prodotti commerciali.

La sua cifra stilistica è ormai consolidata nell’immaginario comune e l’approccio alla televisione è stato una totale novità per il regista.

M. Il figlio del secolo è dignitosamente pop

In M. Il figlio del secolo l’esperimento televisivo non diventa uno sterile racconto storico ma già dall’episodio pilota ci accorgiamo di trovarci davanti ad una serie coinvolgente, ritmata al punto giusto, in cui la storia diventa un pretesto narrativo per offrire continui colpi di scena e cambi di prospettiva.

La serie non è solo un racconto pedissequo della storia ma le sorprendenti aspettative, alimentate dalla grandezza del progetto, vengono totalmente rispettate.

Infatti la forza di M risiede nella sua anima commerciale, Wright rinuncia volentieri ad inutili sofismi per creare un continuo dialogo con lo spettatore, dove la quarta parete viene comunque infranta dal protagonista che crea un filo di congiunzione tra la storia ed il presente (“Siamo ancora tra voi”) dice Mussolini all’inizio.

Era già nelle intenzioni del capolavoro di Scurati quella di creare un prodotto accessibile, capace di far leva sui più, e se la scelta letteraria consisteva nel trasformare il saggio storico nel romanzo, la serie sceglie la via del pop e spicca con vigore lo stile di Wright: la continua rottura della quarta parete, il grottesco e l’utilizzo di una colonna sonora (firmata Tom Rowlands dei Chemical Brothers) che non ti abbandona mai.

Nonostante lo stile pop la serie non rinuncia a denunciare la brutalità del fascismo e l’intenzione di Wright consiste nell’umanizzare la figura di  Mussolini, un personaggio dominato da pulsioni ed istinti umani.

Luca Marinelli nei panni di un Mussolini inedito

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’interpretazione di Luca Marinelli su cui regge l’intero prodotto, tra continui primi piani ed inquadrature fisse a catturare il suo sguardo magnetico.

Il Mussolini di Marinelli racconterà in prima persona la sua storia, come se già conoscesse il corso degli eventi.

L’interpretazione di Marinelli è volutamente grottesca e caricaturale e la figura di Mussolini si trasforma in un personaggio pop, a tratti fumettistico. L’attore romano ricostruisce perfettamente l’accento romagnolo del duce e, nei momenti in cui è chiamato a rivolgersi al pubblico, ammicca, soprattutto nei toni, ad un populismo ancora presente e ben radicato.

Marinelli si muove all’interno di un cast in piena forma, dove spiccano Barbara Chichiarelli (nel ruolo di una Margherita Sarfatti provocante e seducente) e Francesco Russo (nella serie Cesare Rossi, braccio destro del Duce).

M.Il figlio del secolo è da vedere

La serie rischia di inciampare in decisioni frettolose ed il ritmo frenetico delle prime puntate si perde in qualche ripetizioni di troppo ma non si può non rimanere incantati dalla cura del dettaglio e dalla ricchezza contenutistica e stilistica del prodotto. 

Il connubio Joe Wright e Luca Marinelli ha trasformato la storia in un grande spettacolo pop, la serie è imperdibile. In prima visione su Sky da gennaio 2025.
Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema

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