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Venezia 81, le anteprime: Maria, la recensione
Pablo Larrain torna alla Mostra del Cinema di Venezia con il suo ultimo film: Maria riscrive le regole del biopic. Lo abbiamo recensito in anteprima per voi.
Con Maria, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, Pablo Larrain prosegue la strada intrapresa da Jackie e Spencer, due biopic in cui la figura di grandi icone femminili del Novecento si trovano davanti ad un presente lontano dalla gloria del passato.
Maria, la trama
Maria segue gli ultimi sette giorni della cantante lirica Maria Callas (interpretata da Angelina Jolie) ormai in declino nella sua villa parigina, assieme al suo maggiordomo (Pierfrancesco Favino) e la domestica (Alba Rohrwacher).
La divina dovrà presto fare i conti con la sua dipendenza dai farmaci che provocheranno allucinazioni ed incubi, figli di una vita tormentata, fin dai primi ricordi d’infanzia per poi arrivare alla relazione con il magnate greco Aristotele Onassis.
Il passato diventa un modo per indagare su un’esistenza che appare fuori controllo, tra l’inevitabile declino artistico (come la perdita della voce) e l’assenza di un mondo, quello dello spettacolo, in cui la Callas non è più protagonista.
La frattura tra passato e presente
La cantante, in preda alle allucinazioni, tenterà di ricostruire una vita dedita alla lirica e che ora, a causa dell’inevitabile declino della voce, sembra perdere qualsiasi significato.
Grazie alla sottilissima sceneggiatura di Steven Knight, lo spettatore rimane sospeso tra una spirale in cui la realtà si scontra con la finzione ed il passato con il presente.
Maria dovrà provare in tutti i modi a ricostruire le ferite del suo passato se vuole ricostruire un presente ferito, in cui la voce sembra ormai un lontano ricordo di quella incisa su milioni di dischi.
Angelina Jolie incanta la Mostra del Cinema di Venezia
Angelina Jolie regala l’interpretazione della sua carriera, grazie ad una prova dove la straordinarietà della personalità della Callas, sospesa tra il suo enorme talento e il suo lato auto distruttivo, viene rappresentata con grande talento dall’attrice di Los Angeles. A colpire non è solo la capacità della Jolie ad interpretare la Callas mondana, femme fatale che conquisterà l’armatore greco Onasis, ma sono soprattutto le scene di canto ad emozionare lo spettatore.
Infatti è la stessa Angelina Jolie a cantare (spesso accompagnate dalla voce originale della soprano) ma è soprattuto grazie alla mimica e allo sguardo che riesce prima a catturare l’intensità artistica della diva per poi rappresentarne il tramonto artistico.
Con Maria Larrain stupisce ancora
Con Maria il regista cileno, ormai maturo, si muove lucidamente all’interno di un genere troppo inflazionato dalla grande produzione hollywodiana, spesso colpevole di applicare al genere una narrazione fin troppo lineare e schematica, dove la regia e la linea autoriale si ritrae per lasciare spazio alle storie dei grandi protagonisti.
Maria dà l’ennesima conferma del talento cristallino del regista, libero dalla classica narrazione, ma interessato a cogliere piccoli attimi di vita (spesso slegati tra loro) con uno stile asciutto e già rivoluzionario, almeno per quanto riguarda i biopic hollywoodiani.
La conflittualità tra presente e passato diventa uno dei punti di forza all’interno di una storia capace di muoversi rapidamente tra le due dimensioni temporali. Complice un montaggio sorprendente in cui il passato, alternato tra i tanti flash back in bianco e nero e l’emozionati performance della Callas, si declina perfettamente nel presente dove i fasti di quella che fu la vita della Divina sono solo un ricordo sbiadito.
Larrain compone la sua sinfonia ideale costruendo un biopic dallo stile inconfondibile.