Forza maggiore, tra istinti e conseguenze

Disponibile in streaming su Prime Video il film che ha fatto conoscere Ruben Östlund al grande pubblico internazionale. Forza maggiore compie dieci anni.  

Quando dieci anni fa Ruben Östlund presentava Forza maggiore a Cannes il suo nome era legato soprattutto al documentario. Nato a Göteborg, in Svezia, si era occupato soprattutto di video sciistici, ed è proprio questo background a fare la differenza in Forza maggiore.

Il film mette in scena un dramma psicologico, chirurgico, gelido come le Alpi francesi in cui è ambientato. La montagna, orizzonte noto al regista, non è mero sfondo estetico (seppur affascinante) ma motore per la trama. Non siamo di fronte a un confortevole film natalizio, ma anzi a una di quelle opere che costringono il pubblico a mettersi in discussione. Cosa avrei fatto io nei panni del protagonista? E, soprattutto, cosa avresti fatto tu?

Forza maggiore, presentato nella sezione Un Certain Regard, ha vinto il premio della giuria inaugurando il sodalizio tra Ruben Östlund e il festival francese. Il regista svedese, infatti, ha conquistato la Palma d’oro per entrambi i suoi lungometraggi successivi. Nel 2017 ci è riuscito con The Square, e nel 2022 con l’apprezzato e discusso Triangle of Sadness.

Forza maggiore, la trama

Lo svedese Tomas (Johannes Bah Kuhnke) e la norvegese Ebba (Lisa Loven Kongsli) hanno deciso di trascorrere cinque giorni sulle Alpi francesi insieme ai loro bambini, Vera e Harry. La famiglia, solida e piuttosto ordinaria, trascorre in tranquillità le prime 24 ore in vacanza, tra piste e foto ricordo.

Il secondo giorno, però, qualcosa turba il loro equilibrio. Mentre i quattro sono seduti all’aperto a pranzare, si accorgono che dalla montagna si sta alzando una valanga. Ebba si allerta all’istante, ma Tomas è convinto, come molti, che sia tutto sotto controllo. Ripete più e più volte che è tutto ok, invitando la moglie e i figli a stare tranquilli, mentre riprende con il telefono l’affascinante fenomeno.

La valanga, tuttavia, non sembra arrestarsi e, quando è ormai troppo tardi per rientrare in modo ordinato, il panico travolge i presenti che provano a scappare. Mentre Ebba si china sui figli per proteggerli, Tomas prende il suo telefono e corre via.

La crisi generale rientra e tutti si rendono conto che non è successo nulla. La valanga si era fermata a un passo dal ristorante e a travolgere i presenti era stata semplicemente la nebbia. Tomas, come se nulla fosse accaduto, torna dalla sua famiglia e insieme a loro si rimette a mangiare. Tuttavia, quell’istinto di sopravvivenza che l’ha portato ad abbandonare la moglie e i figli terrorizzati, non è passato inosservato agli occhi dei bambini ma, soprattutto, della moglie.

Il gelo fisico della neve diventa così un gelo emotivo destinato a mettere in crisi più di una coppia.

Istinto di sopravvivenza e istinto di protezione

Quando nel 2014 il film uscì in sala il regista citò tra le fonti che lo avevano ispirato un fatto di cronaca tutto italiano, quello della Costa Concordia. Il capitano che, su una nave che sta prendendo acqua ed è ancora piena di tanti viaggiatori, sceglie di mettersi in salvo, infatti, è l’immagine vera e amplificata dello snodo principale di Forza maggiore.

Östlund, però, ha il merito (o la colpa) di avvicinare quell’evento così grande a noi. Scende sul piano della quotidianità, del nucleo familiare, e la riflessione diventa ancora più profonda e cruda. Tomas agisce per istinto, è chiaro, è davanti ai nostri occhi. Non sceglie consapevolmente di abbandonare la sua famiglia, ma di fatto lo fa.

Ebba, al contrario, per uno stesso impulso irrazionale si lascia travolgere ma non lascia soli i suoi figli e nella confusione della nebbia chiama più volte suo marito. Facendo emergere il lato più primitivo di entrambi l’evento condanna Tomas alla vergogna e alla perdita di fiducia della sua famiglia, e costringe Ebba ad allontanarsi emotivamente dall’uomo che, nel momento del bisogno, non l’ha corrisposta.

La sceneggiatura, in modo molto efficace, fa venire a galla la crisi lentamente. Tomas ed Ebba tornano sul racconto della vicenda in più occasioni, e il tono si fa ogni volta più serio. Se all’inizio tentano entrambi di accantonare quanto accaduto, le discussioni finiranno per mettere in discussione le fondamenta stesse della loro famiglia.

Il maschile, il femminile, e la crisi dei ruoli

Il film lascia emergere con forza una differenza di sensibilità ad alcuni eventi tra gli uomini e le donne. Lo fa non solo con Ebba e Tomas e la loro opposta reazione alla valanga, ma anche con le altre coppie che compaiono nel film. È interessante, per esempio, che di fronte al racconto della vicenda, e alle parole che marito e moglie si scambiano, le donne si rendono conto immediatamente che si tratta di una questione seria, mentre gli uomini, come Tomas, tendono a minimizzare.

Forza maggiore, poi, racconta in modo esplicito la crisi dei ruoli e soprattutto del maschile. Tomas, infatti, crolla quando si rende conto di non essere stato all’altezza dell’eroismo maschile a cui è chiamato dalla società. L’uomo si accorge della propria fragilità, delle proprie debolezze, ed esplode in un pianto disperato di fronte al quale la moglie stessa non sa come reagire.

D’altro canto, se l’uomo non adempie più al suo ruolo, anche la donna può liberarsene. Se Ebba all’inizio del film, inserita e chiusa nel suo ruolo di madre, è sconcertata dalla leggerezza e dal libertinismo di Charlotte (un’altra ospite del resort in cui si trovano), lentamente torna a guardare a sé stessa come individuo singolo, con i suoi bisogni e la necessità di una solitudine rigeneratrice.

Lo sguardo di Östlund, però, nei confronti di questo superamento dello schema familiare classico si limita a essere positivista. Non c’è una critica, o un’amara riflessione, ma piuttosto una semplice presa di coscienza della natura dell’essere umano. Consapevole della sua piccolezza, infatti, l’uomo può tornare a camminare a testa alta in mezzo agli altri.

Forza maggiore: un film interrogatorio

Forza maggiore è uno di quei film che potrebbero essere definiti “rischiosi” per lo spettatore. Ruben Östlund, infatti, non ci pone davanti una situazione paradossale, lontana dalla quotidianità. Si tratta di un inconveniente spiacevole, che forse in molti non hanno mai vissuto, ma che ipoteticamente potrebbe toccare chiunque. Qui è una valanga, ma in generale potrebbe essere qualsiasi altra situazione per cui, almeno per un istante, temiamo per la nostra vita.

La scelta di una famiglia così ordinaria con personaggi che, almeno all’apparenza, appaiono “neutri” non fa che amplificare il coinvolgimento dello spettatore. Chi guarda non può non chiedersi cosa avrebbe fatto nella stessa situazione. E subito dopo, inevitabilmente, non può non interrogarsi sulle reazioni ipotetiche di chi gli sta accanto.

Ruben Östlund, inoltre, per spingere questo tipo di dinamica di ricezione si serve di un’altra coppia nel film. A un certo punto, infatti, Ebba, che ha bisogno di tornare sul discorso, sviscera l’intera storia a due amici, Mats e Fanni. I due vengono presentati come leggeri e affiatati eppure non escono illesi dalla conversazione.

Quel racconto, che non li riguarda, finisce per coinvolgerli in quegli stessi interrogativi che coinvolgono lo spettatore. Seppur meno intenso, il confronto tra i due una volta rimasti soli non risparmia velate accuse e dure constatazioni.

Lo stile di Forza Maggiore

Ruben Östlund conferma con lo stile di Forza maggiore di avere le idee ben chiare su cosa vuole raccontare. Nella ripresa della montagna, e in particolare della valanga, inoltre, emerge il suo passato da documentarista sciistico. Le immagini sono esteticamente molto belle e, accompagnate dagli archi vibranti della colonna sonora di Antonio Vivaldi, ben esplicitano l’atmosfera da “quiete prima della tempesta”.

Non compie grandi movimenti di macchina, ma esalta con inquadrature fisse e molti piani d’ascolto l’ottima prova dei suoi protagonisti. Lisa Loven Kongsli, nei panni di Ebba, restituisce con grande verità il crescente nervosismo di una donna di fronte a un marito che fatica ad ammettere le sue colpe. Impeccabile poi la prova di Johannes Bah Kuhnke nei panni di Tomas. L’attore offre al pubblico, attraverso il suo volto, tutto l’imbarazzo del suo personaggio. La vergogna, la colpa, la menzogna consapevole sono così evidenti da mettere quasi a disagio chi guarda.

Il momento stilisticamente più interessante è quello della valanga. Östlund realizza un piano sequenza di oltre tre minuti in cui riprende da lontano la tavola a cui sono seduti i protagonisti. Ci offre così una posizione privilegiata sia per apprezzare lo spazio in cui si trovano, sia per essere testimoni oculari di cosa accade. Quando poi la situazione si quieta e Tomas torna a tavola da spettatori, forse, vorremmo avvicinarci, guardarli in volto. Östlund, però, non si sposta e ci mantiene a distanza, lontani come sono ormai, tra di loro, anche i membri stessi di quel nucleo familiare.

In conclusione

Forza maggiore è un film intelligente e ben realizzato che, semplice nell’intreccio, porta con sé domande esistenziali di un certo spessore. Un film decisamente poco consolatorio, che interpella lo spettatore e lo invita a riflettere su sé stesso piuttosto che a schierarsi.

Nonostante il filo drammatico della storia non mancano momenti di comicità, forse amara, ma che in ogni caso alleggeriscono la visione del film. Ottime la regia, le interpretazioni del cast, e la sceneggiatura, essenziale ma efficace nel racconto della crisi di una coppia e soprattutto di un uomo.

Se cercate un confort movie di Natale meglio non addentrarsi nei meandri del matrimonio di Tomas e Ebba. Se, però, avete amato film come Anatomia di una caduta o La sala professori e, soprattutto, non avete paura di mettervi in discussione recuperate Forza maggiore. Il film è disponibile in abbonamento su Prime Video.

Rossella Parascandola

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