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Here, la recensione del nuovo film di Zemeckis
Uscito il 9 gennaio nelle sale italiane, Here è l’ultima opera diretta da Robert Zemeckis, celebre per film come Forrest Gump e la trilogia del Ritorno al Futuro.
Basato sull’omonimo fumetto di Richard McGuire, il film esplora il passare del tempo attraverso il racconto dell’esistenza di diverse generazioni che hanno vissuto in un preciso luogo.
Here, la trama
Il film è ambientato in un’unica location, con la telecamera fissa in un punto preciso che osserva e documenta le trasformazioni che accadono intorno ad essa.
La narrazione si sviluppa attraverso una linea temporale non lineare, annunciata da piccoli riquadri che si aprono sulla scena, grazie ai quali riusciamo a vedere e ricostruire le vite degli uomini e delle donne che hanno vissuto questo luogo, dalla preistoria fino ai nostri giorni.
Assistiamo così ad eventi fondamentali come cambiamenti storici, guerre, ma anche l’amore, le nascite, le perdite e la morte.
Il fulcro della narrazione ruota però intorno alla famiglia Young, a partire dal secondo dopoguerra fino alla contemporaneità. In particolare, l’attenzione è sulla storia del matrimonio tra Richard (Tom Hanks) e Margaret (Robin Wright), due giovani con sogni ambiziosi che si vedono costretti a rinunciare alle loro aspirazioni per crescere la figlia, avuta appena dopo la fine del liceo.
La vita nella casa dei genitori di Richard, che doveva essere un’esperienza temporanea, si radica nel tempo, diventando una situazione permanente e opprimente soprattutto per Margaret.
Con il passare degli anni, la donna si renderà conto di come il tempo sia volato, tra difficoltà e gioie, e di come non sia riuscita a realizzare nessuno dei suoi sogni, sacrificandosi per la famiglia.
Il finale commuovente, ci vuole far capire che ogni stagione della vita sia unica e irripetibile, nonostante tutte le difficoltà che si possono incontrare nel percorso.
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Here, l’innovazione degli effetti speciali
Uno degli aspetti più straordinari di Here è l’uso della tecnologia per il de-aging e il ringiovanimento degli attori.
Zemeckis ha collaborato con lo studio VFX Metaphysic, utilizzando immagini d’archivio degli attori principali, per ricreare i loro volti a diverse età. Grazie a un sofisticato software, i volti digitalizzati sono stati applicati sia durante le riprese che in post-produzione, creando un effetto realistico di invecchiamento e ringiovanimento.
La tecnologia consente di analizzare le vecchie immagini degli attori e generare un volto che corrisponde ad una specifica età, rendendo possibile una rappresentazione credibile dei cambiamenti fisici nel corso del tempo.
Questo approccio innovativo, ha permesso alla pellicola di esplorare il tema del tempo, senza limitazioni legate all’invecchiamento fisico dei protagonisti, aggiungendo un ulteriore livello di profondità emotiva alla narrazione.
Zemeckis, noto per la sua maestria nell’integrare tecnologia e cinema, ha spinto ancora una volta i confini di ciò che è possibile fare sul grande schermo.
Tuttavia, sebbene l’effetto sia generalmente impressionante, in alcuni momenti risulta un pò forzato. Soprattutto nel caso del giovane Tom Hanks, la cui figura appare rigida e meno naturale, probabilmente a causa dell’indelebile ricordo dei suoi personaggi iconici come Forrest Gump.
Nonostante ciò, la tecnica rappresenta senza dubbio un passo avanti significativo nella realizzazione degli effetti speciali.
Conclusioni
Here è una riflessione profonda sul passare del tempo e su come ogni luogo e ogni generazione sia testimone di cambiamenti epocali ma anche quotidiani.
Il film ci spinge a guardare con occhi nuovi i luoghi che abitiamo e viviamo, chiedendoci cosa sia successo in passato e quali storie sono sepolte sotto la superficie.
Nonostante le incertezze sugli effetti speciali, che talvolta possono sembrare troppo robotici, la pellicola è un viaggio emozionante che sa mescolare commozione e leggerezza, riuscendo a toccare il cuore dello spettatore e far riflettere sulla fugacità del tempo e sulla bellezza di ogni sua stagione.

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