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I Roses, la recensione su Almanacco Cinema

I Roses, la recensione su Almanacco Cinema

Tony McNamara e Jay Roach rimettono in scena l’epico conflitto matrimoniale con Colman e Cumberbatch. I Roses è una commedia che vale la pena guardare.  

A quasi quarant’anni da La guerra dei Roses in cui Danny DeVito dirigeva Kathleen Turner e Micheal Douglas nel racconto del divorzio più spietato della storia del cinema, Tony McNamara riadatta il romanzo omonimo da cui il film è tratto. Il titolo diventa I Roses suggerendo sin da subito che questa nuova versione sceglie di dare più spazio al racconto del matrimonio, e al lento deteriorarsi di questo.

Una sceneggiatura di grande livello è al servizio di due attori che sono ormai una garanzia. Olivia Colman e Benedict Cumberbatch, infatti, non deludono le aspettative e risultano credibili, affiatati e divertenti.

Rispetto alla versione del 1989 siamo di fronte a una narrazione più leggera, calda nella prima parte, e che diventa sul finale pungente e cinica nelle parole, ma non fino in fondo dal punto di vista fisico. I Roses in più lascia spazio a riflessioni su alcuni temi caldi della contemporaneità come i ruoli di genere, la fatica di soddisfare le aspettative sociali, e il bisogno incessante e disperato di essere apprezzati.

I Roses, la trama

Tra Theo e Ivy la scintilla della passione è scattata immediatamente. Lui architetto, lei chef, sono ormai una solida coppia da dieci anni, dall’Inghilterra si sono trasferiti in California, e hanno due figli. Theo è negli anni diventato una celebrata star nel suo campo, e si prepara a inaugurare la sua opera più ambiziosa. Ivy, invece, pur mantenendo vivo il suo amore per la cucina, ha scelto di dedicarsi alla sua famiglia a cui prepara ricercati e creativi piatti.

In una fase economicamente felice, Theo, riconoscendo i sacrifici della moglie, le offre la possibilità di aprire un ristorante tutto suo per mettere al servizio degli altri il suo talento. Proprio nel momento in cui l’attività di Ivy inizia a decollare, l’uomo vede la sua carriera abbattersi rovinosamente. L’equilibrio della coppia viene stravolto da questa nuova condizione, e una nuvola di passivo aggressività inizia ad aleggiare su di loro. Riusciranno a uscire vivi da questa crisi matrimoniale?

Nascita, vita e morte di un matrimonio

I Roses, a differenza del film del 1989 di Danny DeVito, si concentra molto sul matrimonio di Ivy e Theo prima della crisi. Nella prima parte assistiamo alla nascita del loro amore, e poi alla gestione familiare di una coppia come tante altre, solida, affiatata, apparentemente inscalfibile.

I Roses, la recensione su Almanacco Cinema

Quando i primi ostacoli iniziano a disseminarsi sul loro cammino c’è una fase intermedia in cui i due con tiepidi tentativi, privi di efficacia, provano di salvare il matrimonio. In questa fase il film si dilunga un po’ troppo, facendo calare il ritmo della narrazione e l’attenzione dello spettatore.

Nella parte finale, tuttavia, la pellicola riprende la sua corsa, e l’atmosfera si fa davvero bellica. Nel momento in cui lo scontro ha luogo nel campo delle parole, lo spigoloso humor anglosassone e il magnetismo e la chimica dei due protagonisti alzano livello positivamente (la scena al tavolo è perfetta, e probabilmente la meglio riuscita del film). Quando, invece, si passa allo scontro fisico e al diretto omaggio al film originale si percepisce una forzatura, forse voluta per distinguere due universi culturali differenti.

I Roses, insoddisfazione e aspettative

La sceneggiatura di Tony McNamara approfondisce, con il pretesto della crisi matrimoniale, alcuni temi individuali attuali. Primo tra tutti l’apparente obbligo di soddisfare le aspettative della società. Nel momento in cui Theo perde il lavoro c’è da parte sua una sofferenza personale, data da un devoto impegno che non ha portato ai risultati sperati, ma anche un dolore che viene dall’esterno.

Razionalmente sa che non c’è niente di male in questo scambio della gestione economica nella sua famiglia ma intimamente si sente sconfitto. Commenti, sospiri e allusioni di amici e conoscenti arrivano a infierire su una ferita aperta che non ha così modo di sanarsi.

Ivy, che riceve finalmente il meritato riconoscimento per il suo talento, si lascia travolgere dall’adulazione di colleghi e clienti. Entrambi, dunque, chi in positivo chi in negativo, lasciano che l’Altro influenzi decisioni e sensazioni, allontanandosi irrimediabilmente dal partner.

Olivia Colman, Benedict Cumberbatch e il cast

A funzionare più di tutto nell’opera di Jay Roach è la coppia Colman/ Cumberbatch. La sceneggiatura di McNamara è terreno fertile per i tempi comici dei due attori britannici (che conviene sempre ascoltare in lingua originale), e offre loro una libertà interpretativa che entrambi sfruttano. Anche quando si lasciano andare a una recitazione sopra le righe risultano credibili e toccano, in brevi ma significativi momenti, le corde più drammatiche dei loro personaggi.

Nella fase finale in cui la perfidia prende il sopravvento Olivia Colman, capace di sferrare il colpo mantenendo un volto sorridente e apparentemente pacifico, ricorda vagamente il suo personaggio in Fleabag, la cui passivo-aggressività era contemporaneamente disturbante ed esilarante. Se l’avete apprezzata nella serie di Phoebe Waller-Bridge, non vi deluderà.

I Roses, la recensione su Almanacco Cinema

Oltre ai due protagonisti troviamo nel cast Andy Samberg, Kate McKinnon (con un personaggio forse consapevolmente forzato), Allison Janney, Belinda Bromilow, Ncuti Gatwa, e Jamie Demetriou. L’incontro con questi personaggi, che sono per Theo e Ivy amici e colleghi, offre infine la possibilità di una critica più mirata alla società americana, delineata come competitiva, ipocrita, più abile nel giocare con le armi che con le parole.

In conclusione

I Roses è un film che richiama soltanto superficialmente il film del 1989, risultando meno spietato, e più credibile nella sua essenza. Il lungo racconto della storia d’amore di Ivy e Theo permette allo spettatore quell’immedesimazione che era più difficile con Douglas e Turner, e fornisce dei motivi alla rottura che sono ben esplicati, e in fondo anche riconoscibili. Il film è meno travolgente, meno potente in un certo senso dell’originale, ma funziona in ogni caso per motivi diversi.

La sceneggiatura è brillante, dinamica ed è portata in scena in modo eccellente da Olivia Colman e Benedict Cumberbatch, che speriamo di rivedere ancora insieme sul grande schermo. Al netto di una fase intermedia un po’ debole e di un finale non del tutto convincente, I Roses è una commedia divertente capace di dipingere con un umorismo sottile e affilato l’eterno binomio amore/odio.