Skip to content Skip to footer

Il maestro, la recensione

Una partita di tennis che si fa metafora della vita. Tra ricordi e campi rossi, Il maestro è un genuino abbraccio alla leggerezza e alla passione.

In un periodo d’oro per il tennis, specialmente in Italia dove si sta vivendo una vera renaissance dello sport anche grazie al campione Jannik Sinner, è uscito nelle sale Il maestro, quarto lungometraggio di Andrea Di Stefano. Anche se ogni autore mette un po’ di sé in ogni opera qui si tratta del film piu’ personale del regista, un film scritto vent’anni fa e che si basa proprio sui ricordi di di Stefano tra il rock che diventava sempre piu’ pop e meno progressive, cabine telefoniche e villaggi vacanze in tutto il loro splendore anni ’80.

La storia di un allievo e di un ragazzo insicuro che non sa ancora niente del mondo ma che pensa già di sapere tutto, e quella di un maestro ed un uomo sensibile ed instabile forse proprio perché ha saputo troppo del mondo prima che fosse pronto.

La trama

Estate anni ’80. Tutti partono per le vacanze e vanno al mare eccetto per la famiglia Milella. Infatti l’ingeniere Pietro Milella è convinto che il figlio Felice, interpretato da un promettente Tiziano Menichelli, è destinato a diventare un campione e spende tutti i risparmi di doppi lavori e turni serali per farlo seguire dall’ex campione ed ora maestro di tennis Raul Gatti, interpretato da un eterno Pier Francesco Favino.

Il maestro e l’allievo allora partono in giro per l’italia e partecipano ad alcuni tornei regionali ma sono presto costretti a fare i conti con la realtà. Il rapporto tra i due non è roseo ed emergono le debolezze e le insicurezze di entrambi. Felice è troppo insicuro ed attaccato alle regole di uno stile di gioco poco rischioso ed uno stile di vita ferreo. Raul invece è quasi l’opposto, condannato ad una sregolatezza che gli ha fatto bruciare talento e vita portandolo ad un baratro di depressione. Il rapporto è disastroso così come i risultati dei tornei fino a quando, dopo un grave sbalzo d’umore del maestro, i due riescono a conciliarsi e provano a vincere almeno una partita quando arrivano a giocarsi l’ultima chance.

L’allievo e il maestro

Se qualcuno se lo stesse ancora chiedendo, no. Il maestro non parla di tennis. Non è uno sport movie e Di Stefano lo sa piu’ di tutti. Col senno di poi è stato un bene aspettare fino ad oggi per far uscire il film, ora che la visibilità del tennis ha raggiunto un picco che in Italia non si vedeva da anni. Ma qui si parla di ben altro.

Il rapporto tra i due, infatti prende sempre piu’ la forma di quello di un padre ed un figlio piu’ che di un maestro ed un allievo ma solo dopo che entrambi capiscono il loro ruolo. Quando Raul capisce che deve fare il maestro e quando Felice capisce che deve fare l’allievo, mentre al giorno d’oggi sembra quasi impossibile riconoscere chi è uno e chi è l’altro.

Riuscendo a navigare tra piu’ generi con una scioltezza dei grandi, il regista conduce una storia lineare e sempre coerente e mette in scena un racconto di archetipi, quello del seducente e logorroico campione, di talento innato ma anche di testa calda ed impulsivo che si ritrova in coppia con una controparte diametralmente opposta. Felice ha invece tutto ciò che Raul non ha mai avuto; perseveranza, serietà e concentrazione ma è troppo attaccato agli schemi e allo stile di gioco (e anche di vita) costruiti dal padre. I due così, pero’ sono complementari ma lo capiranno solo dopo una serie di peripezie ed un viaggio commovente nell’italia anni ’80, un italia a doppia faccia, un italia di ritrovata pace ma di indebolimento culturale.

Il mondo è grigio, il mondo è blu

La vita mi sorride. Questo è il mantrha che si ripete Raul Gatti durante il film ed è di fatti anche il modo in cui ci viene presentato, appena dimesso da un ospedale. Lo stesso dualismo che divide quell’Italia del periodo in cui è ambientato il film che a guardarla oggi sembra irriconoscibile, anche il maestro sembra essere diviso. Favino con l’ennesima performance magistrale trasmette a pieno l’instabilità emotiva di un uomo lacerato dagli errori del passato e che non è riuscito mai a mettersi in pace con sé stesso, o forse solo col mondo. Raul è un padre che cerca di ricucire quel legame con la figlia che non è mai riuscito neanche a iniziare attraverso Felice. Anche l’altro protagonista non è da meno. Il padre sta puntando tutto su di lui ma molto probabilmente, Felice non è e non sarà mai il campione che sia lui che il padre credono che sia. E va bene così.

Questa è la storia di un uomo che fa i conti col passato ed un ragazzo che fa i conti con le sue insicurezze e certezze premature per predisporsi al futuro, entrambi vittime di mancanze affettive ma che riescono a superare le proprie debolezze semplicemente ricominciando da capo ed imparando l’uno dall’altro, nonostante il mondo sia grigio o sia blu come le parole di Battiato sulle quali i protagonisti danzano in una delle scene piu’ belle del film.

🎬 Valutazione

Regia
★★★
Interpretazioni
★★★★
Storia
★★★
Emozioni
★★★★
🏆 Voto Totale
3.5
★★★⯨