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l'ultima settimana di settembre, la recensione di almanacco cinema

L’ultima settimana di settembre, un dramedy on the road

L’ultima settimana di settembre: l’opera prima di Gianni De Blasi tratta dall’omonimo romanzo di Lorenzo Licalzi. Un road movie all’italiana.

Uscito esattamente un anno fa nelle sale italiane (12 settembre 2024), L’Ultima settimana di settembre segna il debutto alla regia cinematografica di Gianni De Blasi, dopo aver diretto il documentario Altamente (2016) e il corto L’elemosina (2020).

Per L’ultima settimana di settembre De Blasi sceglie il doppio registro del dramma e della commedia, raccontando una storia inizialmente drammatica ma dai risvolti sorprendenti. Le forze propulsive di tutto il racconto sono la morte (Thanatos) e la pulsione alla vita (Eros).

Tale desiderio di vivere è evidente nel viaggio che i due protagonisti intraprendono subito dopo il lutto, al termine del quale non saranno più gli stessi.

l'ultima settimana di settembre, recensione almanacco cinema

L’ultima settimana di settembre, la trama

Ormai vedovo e disilluso dalla vita, lo scrittore Pietro Rinaldi (Diego Abatantuono) progetta di suicidarsi il giorno del suo compleanno. Ma il piano sfuma dopo aver ricevuto la terribile notizia della morte di sua figlia e del genero, genitori di Mattia (Biagio Venditti), ancora minorenne.

Nell’attesa di trovare la giusta sistemazione al nipote, Pietro si prende cura di lui. Quando un giorno uno zio paterno si fa avanti per l’affido, Pietro decide di accompagnare personalmente Mattia a Roma dalla sua nuova famiglia, a bordo della sua vecchia auto.

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La morte e il lutto, l’inizio di un viaggio

Sin dall’esordio la morte si trova al centro della scena: Pietro sta terminando di scrivere una lettera d’addio, concludendo con il titolo del suo ultimo libro scritto circa dieci anni prima “Andate tutti affanculo”. Dopodiché il protagonista si prepara a ingurgitare svariate pillole disposte ordinatamente sulla scrivania, una in fila all’altra, insieme a una massiccia dose di alcol. E la scena è quasi comica. Poi, all’improvviso, qualcuno bussa alla porta ed è la morte, con le sue regole e il suo sbeffeggiare la vita: la polizia, infatti, comunica a Pietro la tragica notizia  in cui hanno perso la vita sua figlia e suo genero.

E la frase “la morte è venuta e si è presa le persone sbagliate”, pronunciata da Pietro per comunicare la tragica notizia al nipote, ci colpisce, aprendoci il varco a infinite domande senza risposta e a un viaggio introspettivo.

l'ultima settimana di settembre

L’ultima settimana di settembre, gli stilemi narrativi

Al ritmo lento e cadenzato dell’inizio, in cui l’immagine si fa parola, con la fotografia dalle tonalità scure a richiamare l’abisso della perdita, e i silenzi si fanno urla di dolore, piano piano si passa a una narrazione più vivace e dinamica con maggiori dialoghi e scene anche comiche a segnare il desiderio di vita, nonostante il lutto.

Le scelte registiche di De Blasi e la sceneggiatura scritta insieme ad Antonella Gaeta e Pippo Mezzapesa, rendono la storia abbastanza coinvolgente e d’mpatto emotivo, soprattutto nella prima parte.

Ed è attraverso il viaggio on the road che assistiamo alla trasformazione dei protagonisti in cui alla fine nonno e nipote si ritrovano, ritrovando in primis sé stessi e l’amore per la vita.

Conclusioni

L’ultima settimana di settembre è una buona opera prima per De Blasi. Un film introspettivo, a tratti anche umoristico. Forse un tantino lento, ma comunque un discreto dramedy on the road all’italiana.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema