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L’uomo senza sonno: una vecchia perla passata in sordina
Quanto può essere schiacciante il senso di colpa, per qualcosa di orribile e vile? Quanto può resistere e come cambia un uomo, sia fisicamente che mentalmente, sotto il suo peso? L’uomo senza sonno, anzi, The Machinist, di Brad Anderson risponde a ciò. Una riflessione a distanza di anni, su una pellicola sin troppo sottovalutata e dimenticata.
Un uomo che non riesce a dormire da un anno intero, ridotto letteralmente ad uno scheletro ambulante, e perseguitato da bizzarri eventi, segnali e personaggi, come il misterioso collega di lavoro Ivan. La storia si sviluppa come un complesso puzzle, dove la verità appare sempre più sfuggente, dove il protagonista lotta per tenere un minimo contatto con la realtà, ma quanto di quello che vediamo è reale e non frutto delle sue ossessioni e paranoie? La pellicola ti immerge completamente nella sua confusione folle, lasciandoti disorientato come il personaggio.
Un mix con i più grandi
Una pellicola che fonde influenze registiche, stilistiche e narrative, che passano da Polansky a Fincher e da Hitchcock a Lynch, con un approccio oscuro e psicologico, una discesa nella paranoia che sfocia nella follia, atmosfere claustrofobiche e un tocco noir sia estetico che narrativo con il personaggio in lotta e che non può sfuggire al suo destino tragico, con una percezione distorta della realtà dove non si distingue più bene o male.
Un thriller psicologico, che tanto amo, che esplora il deterioramento psico-fisico di uomo in preda all’insonnia. Il film usci 21 anni fa nel 2004, mammamia quanto tempo, e rimase nelle menti soprattutto per l’incredibile ed eccezionale performance recitativa di Christian Bale, che si sottopose ad una drastica perdita di peso, di oltre 25 kg finendo a pesarne 54, per impersonare il protagonista Trevor Reznik. Da rimanere a bocca aperta se si pensa che pochi mesi dopo avrebbe interpretato il fisicato Bruce Wayne in Batman Begins.
Un uomo che non riesce a dormire da un anno intero, ridotto letteralmente ad uno scheletro ambulante, è perseguitato da bizzarri eventi, segnali e personaggi, come il misterioso collega di lavoro Ivan. La storia si sviluppa come un complesso puzzle, dove la verità appare sempre più sfuggente, dove Trevor lotta per tenere un minimo di contatto con la realtà, ma quanto di quello che vediamo è reale e non frutto delle ossessioni e paranoie del protagonista? La pellicola ti immerge completamente nella confusione folle di Trevor, lasciandoti disorientato come il personaggio.
L’uomo senza sogno: insonnia e follia
Il film esplora perfettamente come la privazione del sonno possa alterare pesantemente la percezione della realtà. Un disturbo fisico, l’insonnia, che prosciuga il corpo e distrugge l’equilibrio mentale del protagonista, e che lo fa sprofondare in una spirale di dissociazione e autocritica. La mancanza di sonno non è solo vista come una patologia, ma verso la fine del film, come una punizione auto-imposta inconsciamente se vogliamo.
Colpa e redenzione
Il personaggio di Trevor è divorato dal senso di colpa, da un peccato commesso nel passato e che non riesce ad elaborare lucidamente. Una colpa che lo trascina in una spirale di autolesionismo, dove l’insonnia è la punizione da pagare, un purgatorio da attraversare in profondità, per arrivare alla verità e ad una possibile redenzione.
Dissociazione dalla realtà
Il confine tra realtà e follia è un altro tema centrale del film. Procedendo con la pellicola, la linea che separa sogni, allucinazioni e realtà diventa sempre più sottile fino quasi a scomparire. Ogni elemento e personaggio sembrano sospesi tra l’immaginazione e la verità di Trevor, e che porta lo spettatore a domandarsi se quello che sta vedendo stia accadendo veramente oppure no.
Incredibile Christian Bale
Una performance straordinaria quella dell’attore inglese, tra le più intense e memorabili. Una trasformazione fisica impressionante, e anche un po inquietante e ripugnante, si riesce quasi a contare tutte le ossa del corpo, ma soprattutto rischiosa per la salute dell’interprete stesso. Una capacità di trasmettere l’agonia mentale del personaggio, facendo emergere fragilità e angosce esistenziali in modo tangibile. Ogni sguardo, espressione, pianto e riso (pochi) sono permeati dalla folle disperazione e dalla solitudine di Trevor.
L’uomo senza sonno, regia e fotografia
Brad Anderson dirige un thriller con la fotografia di Xavi Gimenez, che enfatizza la sensazione di claustrofobia e desolazione. Basse luci e toni grigi per un’atmosfera tetra che inghiotte anche la città facendola sembrare una prigione, come la mente del protagonista, prigioniera del senso di colpa. Location buie e spoglie, che contribuiscono a dare l’impressione di un mondo senza speranza, come il luogo di lavoro di Trevor, una fabbrica cupa, fredda e sporca. La regia di Anderson è efficace e senza particolari guizzi, mantiene, giustamente, il focus sul protagonista, senza distrazioni eccessive, quasi un one man show. La camera segue Trevor quasi ad entrare nella sua distorta mente, facendoti vivere la sua crescente ansia e la sua desolante solitudine.
Struttura narrativa e ritmo
L’uomo senza sonno è un thriller non convenzionale, con un solo colpa di scena risolutivo nel finale, tutto il resto è un dramma psicologico che si prende i suoi tempi, e costruisce la tensione attraverso la psicologia del personaggio, con dettagli e indizi che vengono rivelati gradualmente, che all’inizio possono sembrare confusionari ma che alla fine torneranno perfettamente in questo intricato puzzle tra flashback e allucinazioni.
In conclusione
Senza dubbio un thriller inquietante e psicologicamente disturbante, che propone uno zoom sulla psiche umana e sulle sue fragilità. Un film che rimane dopo la prima visione per i temi trattati, specialmente il senso di colpa, e ovviamente per la mastodontica prova di Christian Bale.
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