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Monster: il film cult con Charlize Theron
In occasione del 50º compleanno di Charlize Theron, analizziamo Monster (2003), il film che le ha fatto vincere l’Oscar e cambiato per sempre la sua carriera.
Il film Monster, diretto da Patty Jenkins nel 2003, è basato sulla tragica e controversa storia di Aileen Wuornos, una prostituta americana condannata per l’omicidio di sette uomini e giustiziata in Florida nel 2002. Fin dal titolo, la pellicola promette un viaggio nelle profondità più oscure della psiche umana, ma lo fa con una prospettiva inaspettatamente empatica, che mira a mostrare la complessità emotiva e psicologica dietro una figura diventata icona della devianza femminile.
Lungi dall’essere un semplice “true crime” da manuale, Monster è un dramma psicologico e sociale che esplora il dolore, l’abbandono e la disperazione che possono portare una persona ai margini a superare il punto di non ritorno.
Charlize Theron: una metamorfosi radicale
Il cuore pulsante del film è Charlize Theron, che qui offre quella che è universalmente considerata la miglior performance della sua carriera. Per interpretare Aileen Wuornos, Theron ha subito una trasformazione fisica impressionante: ingrassata di oltre 15 chili, con denti protesici, pelle invecchiata e un trucco straordinariamente realistico, ha completamente annullato la sua bellezza da copertina per scomparire nel personaggio.
Ma la trasformazione più potente non è quella estetica, bensì quella interiore: Theron restituisce Aileen con una carica di disperazione, rabbia e vulnerabilità che commuove e sconvolge. Non ci troviamo di fronte a una semplice imitazione, ma a una vera e propria incarnazione emotiva. La sua interpretazione è così intensa da meritarsi un Oscar nel 2004 come miglior attrice protagonista, oltre a un Golden Globe e un SAG Award.
Una regia sobria ma toccante
Alla regia troviamo Patty Jenkins, al suo debutto cinematografico. La regista sceglie un approccio sobrio, quasi documentaristico, evitando ogni forma di voyeurismo o spettacolarizzazione. La narrazione è asciutta, ma profondamente coinvolgente: Jenkins si concentra sul volto, sugli occhi, sui silenzi di Aileen, e lascia che la storia si costruisca a poco a poco attraverso le sue azioni e i suoi traumi.
Lontana da ogni tentativo di giustificare i crimini, Jenkins racconta con umanità la storia di una donna ferita dalla vita, resa invisibile da una società che ignora i più fragili, e che trova nell’omicidio un’illusoria via di fuga dalla violenza che lei stessa ha subito.
Una storia d’amore tossica e disperata
Al centro del film c’è anche la relazione tra Aileen e Selby Wall, interpretata da Christina Ricci. Sebbene Selby sia un personaggio di fantasia ispirato alla vera compagna di Wuornos, la dinamica tra le due è realistica e profondamente tragica. La loro è una storia d’amore sbilanciata, ingenua, alimentata da un disperato bisogno di affetto e di appartenenza.
È questo legame che spinge Aileen a provare a cambiare vita, a uscire dalla prostituzione, a cercare un lavoro onesto. Ma la realtà la respinge, e la violenza diventa la sua risposta. È qui che il film riesce davvero a scuotere lo spettatore: ci mostra una serial killer non come un mostro, ma come il prodotto di abusi, emarginazione e sogni infranti.
Un film che solleva domande morali complesse
Monster è un film scomodo. Non cerca facili risposte, non giustifica gli omicidi, ma mette in discussione il confine tra vittima e carnefice. Ci interroga sul sistema giudiziario, sulla pena di morte, sul modo in cui trattiamo chi vive ai margini. E lo fa senza moralismi, lasciando spazio alla riflessione personale.
La violenza non è mai spettacolarizzata, e le scene più dure sono affrontate con rispetto e misura. Il risultato è un film che lascia il segno, anche a distanza di anni.
In conclusione…
A più di vent’anni dall’uscita, Monster resta uno dei più intensi ritratti femminili mai portati sullo schermo. È un film che ha fatto la storia del cinema non solo per l’incredibile interpretazione di Charlize Theron, ma per il modo in cui ha saputo raccontare una vicenda difficile con rispetto, complessità e coraggio.
Chi è interessato a storie vere, a riflessioni psicologiche profonde, o semplicemente al grande cinema d’attore, non può lasciarsi sfuggire questo film. Monster è una discesa agli inferi che non si dimentica facilmente, ma che merita di essere vissuta.