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Pearl , recensione su Almanacco Cinema

Pearl, l’inizio della trilogia X

Pearl, il secondo capitolo dell’acclamata trilogia X firmata Ti West, co-scritto con la star dei film Mia Goth, celebra l’era d’oro di Hollywood.

Pearl, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia del 2022, è il secondo capitolo della trilogia firmata Ti West. La protagonista, e co-scrittrice di questo horror/drammatico, la bravissima Mia Goth.

Se il primo capitolo X: A Sexy Horror Story (2022) era un’omaggio agli horror degli anni 70 ed una celebrazione del cinema di serie B e quello indipendente, Pearl (2022) omaggia l’età dell’oro di Hollywood. La recensione dell’ ultimo capitolo Maxxxine (2024), invece, la potete trovare qui.

L’origine del sogno

Texas, 1918. Il secondo capitolo fa un salto temporale a retroso della vita di Pearl (Mia Goth). La storia è quella di una giovane donna, figlia di immigrati tedeschi, sposata con un giovane di nome Howard chiamato alle armi in Europa per combattere nella Prima Guerra mondiale.

Pearl è intrappolata nella fattoria di famiglia, mostrata nel primo capitolo incorniciata da un 16 mm graffiato e traballante.

La fotografia di Eliot Rockettci racconta il mondo da incubo di Pearl, attraverso l’evocazione dei toni del Technicolor. Complici le scritte dei titoli di testa e, la carrellata frontale che ci spalanca le porte sulla vita e la sua casa della protagonista, Pearl viene introdotta come una Dorothy ne Il mago di Oz.

Figlia di una madre fredda e austera (Tandi Wright), è costretta a prendersi cura del padre infermo (Matthew Sunderland), ma il suo sogno è quello di diventare una ballerina del cinema.

Il suo pubblico sono gli animali della fattoria, ognuno di loro si chiama come una stella del grande schermo che, quando può, va a vedere nel cinema della città.

La costrizione dell’isolamento è giustificata dall’epidemia d’influenza Spagnola. Con inevitabili rimandi al covid, Pearl in città indossa la mascherina e tutti hanno il terrore che possa entrare nelle loro case questa malattia mortale. Il tutto agevola l’instabilità mentale di Pearl, la quale sprofonda nella sua realtà alternativa.

Al cinema Pearl guarda i grandi Music-Hall come Cleopatra e Palace Follies, mondi perfetti e simmetrici si palesano davanti agli occhi di una giovane desiderosa di entrare a far parte di quel sogno.

Il lato oscuro di Pearl

PearlIl sogno di Pearl è quello di diventare nel mondo del cinema come una ballerina. Spesso indossa i vestiti della madre e s’immagina protagonista del suo film.

Fuori dal cinema conosce il proiezionista Johnny (David Corenswet), un ragazzo bohemien che le apre le porte per una via fuga verso il cinema. Come catapultata nel mondo di Oz, Pearl segue il sentiero con i mattoni d’orati. Nel tragitto verso casa incontra anche lo spaventapasseri, ma lei è ben lontana dall’essere Dorothy.

Inizia una lotta fra il reale e il mondo immaginario di Pearl. Ad alimentare il sogno è la bionda e benestante cognata Mitsy (Emma Jenkins-Purro), invitandola a partecipare ad un’audizione in città per entrare nel corpo di ballo della chiesa e girare lo stato.

È la sua occasione per diventare una star, nessuno può ostacolarla, è convinta che ci riuscirà. Al provino si presenta con un abito scarlatto, un chiaro riferimento all’estro di Rossella O’Hara, ma ciò non basta a passare il provino.

Pearl nel corso del film ha visto crescere il suo lato oscuro, non è stata lei ad alimentarlo, bensì l’ambiente che la circonda. All’inizio sono omicidi di piccoli animali da dare in pasto al coccodrillo, andando avanti, le vittime diventano le persone che ostacolano il suo percorso verso la realizzazione del suo sogno.

Le vittime sono: la madre, che le ricorda costantemente qual è il suo posto nello status quo; il padre; Johnny perché l’aveva illusa di un futuro insieme lontano dal Texas, in Europa, come una star del cinema; ultima la cognata, alla quale dopo il provino parla con il cuore in mano come se fosse suo marito Howard.

Misty è l’opposto di Pearl, è convinta sia stata scelta al posto suo per entrare nella compagnia di ballo. Uccide queste persone spaventate da lei, ma soprattutto perché non vuole accettare un mondo dove non può essere guardata senza essere amata dal grande pubblico.

Pearl è una ragazza costantemente delusa, bloccata in un mondo che non accetta. La sua follia sfocia nel finale con il ritorno a casa di Howard. Lui era il suo primo faro di speranza per andare via dalla fattoria ma, contrariamente alle sue aspettative, Howard puntava ad avere la vita di Pearl nella fattoria lontana dalla città.

Nell’ultima scena Pearl riesuma i corpi dei genitori e sistema la tavola con il cibo putrefatto. Lo spettacolo raccapricciante agli occhi di Howard, come per lo spettatore, sono la messa in scena della visione del mondo che aveva Pearl dall’inizio del film.

Adesso Pearl ha incarnato i panni della perfetta moglie all-american che aspetta il marito tutta sorridente. Un sorriso amaro pieno di dolore e lacrime trattenute, lungo tutti i titoli di coda fino alla dissacrante chiusura a iride.

Conclusioni

Pearl è un film metalinguistico stratificato anche sul piano estetico, decostruisce e sovverte i generi, l’obiettivo finale è quello di schernire il concetto di american dream. Capace anche di omaggiare il cinema classico ma in versione dark.

L’antieroina Pearl, arricchisce il personaggio della final girl Maxine. Le due sono strettamente legate, non solo perché l’interprete è la stessa, entrambi sono convinte di essere speciali ed avere una marcia in più. Meritano di più, sognano di diventare delle stelle a tutti i costi, ma soprattutto vogliono essere guardate.

Maxine sceglie la strada più lontana del cinema della vecchia Hollywood, mostra il suo corpo nel cinema hard, mostrandosi senza filtri così com’è. Pearl, contrariamente, dichiara esplicitamente di non apprezzare la realtà. Sogna di uscire dalla sua cameretta apparendo in un modo frivolo ed etereo, realizzandosi come oggetto di desiderio.

Pearl purtroppo non ha via d’uscita, cerca di reprimere le sue pulsioni, ed è consapevole che qualcosa in lei non va. Non desiderava la maternità, tanto meno vivere in una fattoria, ma la sua più grande paura è che anche gli altri riescano a vederlo.

Per gran parte del film, da spettatrice, mi sono immedesimata nel suo personaggio. Siamo costretti, naturalmente, a prendere le distanze nelle scene slasher presentate in Pearl ma, alla fine dei conti, è impossibile non provare un forte senso di empatia con questa ragazza repressa e costretta in una vita che non le appartiene.

La A24, ancora una volta, produce un film di alta qualità capace di stupire. Passato in secondo piano per troppo tempo ma, tornato alla ribalta grazie a Netflix e, al successo ottenuto dal regista con l’uscita del capitolo finale della trilogia di X.

Mia Goth mostra tutto il suo talento attoriale, in particolar modo nel monologo finale, lungo quasi dieci minuti, dove mostra tutti gli scheletri nell’armadio che ha Pearl.

Ti West, dal canto suo, ci dice che la strada verso la mitica Città di Smeraldo non è lastricata solo di mattoni gialli e buoni sentimenti, ma piuttosto di tanta emoglobina pronta ad imbrattare per bene le scarpette della nostra Pearl prima che i loro tacchi battano tre volte gli uni contro gli altri.

Recensione a quattro stelle su Almanacco Cinema