Una vampira più umana che umanista, quella protagonista della dark comedy canadese di Ariane Louise-Seize. Un’adolescente che si ribella alla propria natura.
I vampiri non sono più figure decadenti portatrici di fascino e pericolo, ma mettono su famiglia e si ritrovano alle prese con le difficoltà quotidiane. Fra tutte, quella di accompagnare la propria figlia nell’età adulta.
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Come anticipato, i vampiri protagonisti di questa commedia compongono una famiglia: madre, padre, figlia, cugina e zia. La figlia adolescente, Sasha, non cresce come dovrebbe. Si potrebbe dire che stia sviluppando tardi.
Infatti, ancora non le sono usciti i canini, che le servirebbero per andare a caccia di umani e cibarsi del loro sangue. Ne vale la sua sopravvivenza. Questo obbliga i suoi genitori a procurarle sacche di sangue, senza che lei sia costretta a ‘sporcarsi le mani’.
Per la madre, però, questa situazione diventa insostenibile. Anche perché Sasha sembra avere tendenze suicide. Un giorno, i genitori trovano nella sua camera un dolcetto e pensano voglia utilizzarlo come veleno. Difatti, per i vampiri, il cibo umano è mortale.
In realtà, Sasha è solamente dotata di tanta compassione, tale da preferire immolarsi pur di non togliere la vita a qualcuno. Questo la porta a una seduta dei ‘suicidi anonimi’, dove conosce Paul. Un ragazzo come lei che, però, è davvero convinto di voler morire.
Un incontro del destino, quindi, che permetterebbe a entrambi di raggiungere il proprio obiettivo. Sasha potrà togliere la vita a qualcuno senza rimorsi; ma sarà davvero così?
La regista basa tutta la comicità e la forza del film sul capovolgimento dei cliché sui vampiri. Siamo distanti, quindi, dai protagonisti di Solo gli amanti sopravvivono (2013). In quel caso, i vampiri interpretati da Tilda Swinton e Tom Hiddleston erano creature rarefatte, bellissime, ultraterrene e, decisamente, cool. Oltre a presentarsi come veri e propri intellettuali, dotati di grandi capacità artistiche e sovrannaturali.
La nostra vampira umanista, invece, è una ragazza come tante, piena di insicurezze e fragilità, ma anche tenace nel portate avanti le proprie idee anticonformiste. Ciò la rende estremamente moderna.
La sua determinazione si sovrappone a quella di tanti giovani di oggi che lottano per i diritti civli, per l’ambiente o per i diritti degli animali. L’umanesimo a cui allude il titolo del film, allora, corrisponde a un’idea di progresso irreversibile.
Sasha e Paul sono accomunati, più che da pensieri suicidi, da un rifiuto delle dinamiche sociali dell’ambiente in cui vivono. Entrambi rifiutano la forza e la prevaricazione come sola arma di sopravvivenza.
Tim Burton, sicuramente, è una fonte di ispirazione per Ariane Louise-Seize, specialmente per il taglio ironico dato alla pellicola. Il paragone immediato è con Dark Shadows (2012), dove protagonista era una famiglia stramba di vampiri.
Vampiri, potremmo dire, snaturati, non più temibili seduttori ma in balia delle più umane e basilari emozioni. La preoccupazione dei parenti di Sasha, per la sua tardiva maturazione, è autentica, come quella di qualsiasi famiglia.
È esilarante la scena in cui alla Sasha bambina viene diagnosticato, da veri e propri professionisti vampiri, un problema neurologico da stress post traumatico. La causa è il clown sbranato dai familiari alla sua festa di compleanno.
Risulta molto realistica anche la divergenza di vedute tra madre e padre su come far crescere la figlia. Il padre vorrebbe darle tempo e assecondare le sue inclinazioni, mentre la madre – colei che ‘lavora’ e si occupa della caccia – la vorrebbe indipendente.
Tutto, naturalmente, appare straniante e comico. Soprattutto, la tenera Sasha bambina che beve con la cannuccia dalle sacche di sangue.
I due protagonisti sono interpretati da Sara Montpetit (Falcon Lake) e Félix-Antoine Bérnard. Bravissimi nell’incarnare la timidezza e l’incertezza giovanile. Entrambi non sanno ancora cosa fare della loro vita ma, allo stesso tempo, hanno le idee chiare su come non vogliono essere.
I genitori sono interpretati da Sophie Cadieux e Steve Laplante (Babysitter), mentre la cugina esuberante Denise è Noémie O’Farrell. Invece, la zia determinata a tenere unita la famiglia è Marie Brassard.
Tutti i personaggi risultano ben scritti e dotati di personalità, anche quando compaiono per poco sullo schermo.
La musica nel film viene utilizzata sapientemente, senza eccedere. Vengono inseriti celebri pezzi nei momenti chiave. Su tutti, la scena romantica in cui Sasha e Paul si trovano soli nella camera da letto della ragazza, che si appresta a morderlo.
Emotions di Brenda Lee costruisce tutta la scena. I due si lasciano andare alle emozioni suscitate dalla canzone e a un gioco di sguardi che ricorda il celebre momento in Prima dell’alba (1995), tra Ethan Hawke e Julie Delpy.
I costumi e le scenografie sono volutamente kitsch, riprendono l’immaginario gotico e vintage che spesso viene associato ai vampiri. In particolare, la casa dove Sasha vive con i genitori è piena di oggetti. Risulta pesante e opprimente.
Invece, quando si trasferisce dalla cugina Denise, che deve instradarla verso la caccia, si trova a vivere in una sorta di loft asettico, dove lo spazio è fin troppo per due persone. Insomma, non c’è più niente di rassicurante.
I due protagonisti si differenziano da chi li circonda anche per il vestiario minimalista e poco appariscente. Sasha assomiglia alla Winona Ryder di Beetlejuice (1988), sia per lo stile che per il mood malinconico.
Vampira umanista cerca suicida consenziente può essere considerato un teen movie, perché ne possiede tutte le caratteristiche. Affronta l’ansia di crescere e la voglia di rimanere fedeli a sé stessi di due giovani ragazzi.
Allo stesso tempo, vengono affrontate anche tematiche molto serie, come il malessere psicologico, il suicidio, l’eutanasia. Ci si chiede se si soffra più a vivere o a morire. Paul vede nella morte l’unico mezzo per porre fine alle sofferenze sia sue che degli altri.
Sasha, invece, sembra spaventata dalla morte, forse proprio perché ne è circondata. Ma la morte appare anche l’unica risposta possibile rispetto a un mondo che ti chiede di essere diverso e migliore di quello che sei.
Il film è originale e divertente. La caccia per la sopravvivenza dei vampiri è la stessa degli umani nel crudele mondo moderno.
La prima cotta fa spuntare i canini alla protagonista e le permette di autodeterminarsi, affrancandosi dalla famiglia. Il desiderio di sangue diventa il desiderio di vivere secondo le proprie regole.
L’unica pecca di questa commedia nera è un certo semplicismo nel trattare gli argomenti più spigolosi, soprattutto nella parte finale. Una commedia per un pubblico ampio, che rifiuta il cinismo e preferisce il romanticismo.
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